I Carabinieri Forestali di Varese con l’operazione “Un fiume di veleno” hanno individuato inquinamento delle acque nel torrente Ronè a Porto Valtravaglia
Inquinamento delle acque nel torrente Ronè
Il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare Forestale di Varese, a chiusura delle indagini preliminari, ritengono che vi sia inquinamento delle acque nel torrente Ronè
Ovviamente, vanno rispettati i diritti dell’indagato da ritenersi presunto innocente, in considerazione dell’attuale fase del procedimento.
Le indagini erano cominciate nel 2021 in seguito ad uno sversamento di un ingente quantitativo di sostanza reflua nel torrente Ronè.
In seguito ad una frana si era rotta la fognatura pubblica causando lo sversamento nel torrente.
Le indagini preliminari dei forestali, coordinati dalla Procura, hanno ipotizzato un inquinamento ambientale scaturito dalla gestione illecita di rifiuti da parte di una ditta.
L’azienda è attiva nella produzione di contenitori per l’industria cosmetica.
Le acque sversate
Le acque sversate avevano una colorazione alterata e, lungo circa 150 metri dell’alveo del torrente, erano presenti sostanze inquinanti costituite da un fango verde.
Dal campionamento e successive analisi di laboratorio si è rilevata la presenza di altissime concentrazioni di sostanze tossiche (acidi e metalli pesanti quali cromo e alluminio).
Le indagini
I militari ricostruendo la vicenda sono risaliti al presunto autore della gestione illecita del refluo.
L’inquinatore avrebbe diluito i fanghi contenenti le sostanze inquinanti nell’impianto di depurazione, inadeguato al trattamento dei predetti rifiuti.
Li avrebbero poi immessi nella fognatura pubblica, anziché smaltirli a norma di legge.
Il tutto, almeno in parte, era avvenuto dopo uno stoccaggio temporaneo in fusti e cisterne (materiale posto sotto sequestro).
I reati
Il legale rappresentante della ditta è stato deferito all’Autorità Giudiziaria per il reato di inquinamento ambientale, previsto e punito dall’art. 452 bis c.p..
Infatti la società avrebbe cagionato abusivamente una compromissione o comunque un deterioramento significativo e misurabile delle acque del torrente Ronè.
Avrebbe omesso, tra il 2018 e il 2021, di smaltire correttamente i rifiuti pericolosi prodotti.
Si sarebbero smaltiti illecitamente circa 172.000 kg di acidi, 2.555.975 kg di fanghi e residui di filtrazione derivanti dal procedimento industriale.
Gli inquirenti, come conseguenza del reato, hanno anche contestato alla società l’illecito amministrativo dipendente da reato di cui D.Lgs. 231/2001.
In azienda infatti non c’era il modello di organizzazione e gestione idoneo a prevenire reati ambientali.
Le operazioni di bonifica del corso d’acqua sono già state eseguite per evitare ulteriori danni ed effettuare il ripristino dello stato dei luoghi per salvaguardare le matrici ambientali.
L’attività effettuata si inserisce nell’ambito dell’azione quotidiana svolta dai Carabinieri Forestali in difesa della natura, del paesaggio e degli ecosistemi.