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    Professioniste sanitarie, donne pilastri del sistema sanitario italiano
    Professioniste sanitarie, donne pilastri del sistema sanitario italiano

    Professioniste sanitarie, donne pilastri del sistema sanitario italiano

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    By Redazione Consumatori on 8 Marzo 2025 Medicina
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    Professioniste sanitarie. Le professioniste sanitarie sono il cuore pulsante del nostro sistema sanitario. In questo articolo si parla di donne che ogni giorno salvano vite e affrontano sfide difficili.

    Le professioniste sanitarie sono al centro della Giornata Internazionale della Donna, celebrata l’8 marzo, e il loro contributo è essenziale per garantire assistenza e cura a milioni di persone.

    Le professioniste sanitarie in Italia rappresentano una forza fondamentale. Il 69% del personale sanitario è composto da donne, di cui oltre il 40% sono infermiere. Queste donne lavorano con dedizione e passione, spesso affrontando situazioni di stress, aggressioni e discriminazioni.

    Il riconoscimento del loro impegno rimane insufficiente, nonostante la loro importanza per la salute pubblica.

    Le professioniste sanitarie non sono solo operatrici di cure. Esse sono madri, mogli e pilastri della società. In questo articolo si evidenziano i dati, le difficoltà e le proposte per migliorare la condizione di queste donne, sia in Italia che nel mondo. Le professioniste sanitarie meritano rispetto e opportunità pari a quelle dei colleghi maschi.

    La Giornata Internazionale della Donna celebra il ruolo cruciale delle donne nella sanità. A Roma, l’8 marzo 2025, diverse associazioni si sono unite per far luce sulle difficoltà che le professioniste sanitarie affrontano quotidianamente. AMSI, UMEM, Co-mai e il Movimento Internazionale UNITI PER UNIRE, insieme all’AISC, hanno raccolto dati e testimonianze da oltre 120 paesi. Il loro impegno mira a evidenziare il contributo fondamentale delle donne in un settore in cui il 69% del personale è femminile e le infermiere rappresentano oltre il 40% del totale.

    Il Prof. Foad Aodi, direttore dell’AISC e docente universitario, ha dichiarato che le professioniste sanitarie sono pilastri fondamentali per il sistema. Ha sottolineato il sacrificio e l’empatia con cui operano queste donne, le quali si trovano a dover fronteggiare aggressioni, discriminazioni e barriere burocratiche. La necessità di misure di protezione e politiche di pari opportunità è urgente.

    In Italia, le aggressioni al personale sanitario colpiscono in modo particolare le donne. Secondo le statistiche, il 72% degli episodi di violenza interessa il personale femminile. Le infermiere, in particolare, sono le principali vittime. La violenza non è solo fisica, ma include molestie verbali e abusi di ogni genere. Tanti episodi restano non denunciati per timore di ripercussioni o per la mancanza di formazione specifica sulle tematiche della violenza di genere.

    Il dato è ancora più preoccupante a livello globale. Nei paesi in via di sviluppo, in Africa e in Medio Oriente, le aggressioni possono arrivare fino al 90%. Le donne in questi contesti si trovano ad affrontare discriminazioni non solo in ambito lavorativo, ma anche nella vita quotidiana. Le professioniste sanitarie, pur essendo la forza trainante di sistemi sanitari spesso carenti, sono vittime di abusi che ne compromettono la salute fisica e mentale.

    In Italia, oltre alle aggressioni, le professioniste sanitarie di origine straniera affrontano ostacoli burocratici e discriminazioni che ne limitano le opportunità. Circa il 50% di queste donne ha riscontrato difficoltà nel riconoscimento dei titoli professionali. In alcuni casi, il 5% ha persino dovuto abbandonare il paese. Queste barriere impediscono il pieno utilizzo delle competenze e minacciano la qualità dell’assistenza sanitaria.

    La situazione si complica ulteriormente quando si parla di molestie sessuali. Le statistiche mostrano che nel 2023 il 16% delle professioniste sanitarie in Italia ha subito molestie sessuali. Numerosi casi, spesso non denunciati per timore o per la mancanza di supporto, evidenziano come il fenomeno sia diffuso e grave. La violenza può essere esercitata da pazienti, familiari, colleghi o dirigenti, e colpisce in maniera sproporzionata le donne. Le testimonianze raccolte mettono in luce episodi in cui la posizione apicale di chi perpetra la violenza aggrava ulteriormente la sofferenza delle vittime.

    Il Prof. Aodi ribadisce l’urgenza di interventi concreti. La protezione delle professioniste sanitarie deve diventare una priorità per le istituzioni. La formazione sulla prevenzione delle molestie e la creazione di ambienti di lavoro sicuri sono misure imprescindibili. Le politiche inclusive devono promuovere il riconoscimento dei titoli professionali anche per le donne straniere, eliminando barriere che ne ostacolano la carriera e riducono le possibilità di crescita.

    In ambito internazionale, le disuguaglianze salariali rappresentano un ulteriore ostacolo. Le donne nel settore sanitario guadagnano in media il 20% in meno rispetto ai colleghi maschi. Questa disparità economica si somma alle difficoltà già esistenti, creando una doppia discriminazione. Il lavoro delle professioniste sanitarie è spesso sottovalutato e non riconosciuto a dovere, nonostante il loro contributo essenziale alla salute pubblica.

    La situazione delle professioniste sanitarie in Italia e nel mondo è al centro di numerosi studi e indagini. Secondo l’AMSI, oltre 105.630 professionisti stranieri lavorano nel settore sanitario italiano, e il 51% di questi è donna. Questi dati sottolineano come la diversità e l’inclusione siano elementi fondamentali per garantire un’assistenza sanitaria di qualità. Tuttavia, le discriminazioni legate all’origine, al genere e alla religione continuano a essere una realtà quotidiana per molte donne.

    L’analisi dei dati evidenzia anche le problematiche relative alle posizioni dirigenziali. Solo il 28% delle donne ricopre ruoli apicali nelle strutture sanitarie pubbliche. Questa scarsità di rappresentanza femminile nelle posizioni di comando è sintomatica di una visione ancora troppo maschile dei ruoli di leadership. La valorizzazione delle competenze femminili in ambito sanitario richiede un cambiamento culturale che superi i pregiudizi e le barriere storiche.

    Le istituzioni devono agire con decisione per creare politiche che garantiscano pari opportunità. Le associazioni coinvolte, come AMSI, UMEM, Co-mai e UNITI PER UNIRE, chiedono interventi immediati. La proposta è di implementare maggiori misure di protezione contro le aggressioni e di promuovere una formazione adeguata per prevenire molestie e discriminazioni. Inoltre, è fondamentale riconoscere il valore dei titoli professionali delle donne straniere e rimuovere le barriere burocratiche che ne ostacolano l’inserimento nel sistema sanitario italiano.

    La voce dei dirigenti e dei rappresentanti dei movimenti è chiara. Le professioniste sanitarie non possono essere considerate semplici esecutrici di cure, ma devono essere valorizzate come figure strategiche nella gestione della salute pubblica. Il riconoscimento del loro ruolo implica anche un impegno sociale per combattere la violenza e la discriminazione, che minacciano il benessere di migliaia di donne.

    L’esperienza quotidiana di chi lavora nel settore sanitario testimonia la necessità di una revisione delle politiche interne alle strutture. La mancanza di supporto e di protezione nei confronti delle aggressioni lascia molte donne senza gli strumenti necessari per difendersi e per denunciare i comportamenti violenti. Le statistiche rivelano che quasi il 40% delle aggressioni non viene mai segnalato. Questo dato è inaccettabile e dimostra la necessità di interventi che garantiscano la sicurezza e la dignità delle professioniste sanitarie.

    Il cambiamento passa anche dalla formazione. Il 93,2% degli intervistati ha dichiarato di non aver ricevuto alcun tipo di formazione sulla prevenzione delle molestie sessuali. Questo vuoto formativo contribuisce a rendere il fenomeno ancora più diffuso e difficile da affrontare. La creazione di programmi educativi e corsi specifici deve diventare una priorità nelle politiche di gestione delle risorse umane in ambito sanitario.

    Le esperienze raccontate da medici e infermieri offrono uno spaccato doloroso della realtà quotidiana. In molti casi, il supporto delle istituzioni è risultato insufficiente o inadeguato. Le aggressioni e le molestie non solo minacciano la salute delle professioniste sanitarie, ma incidono anche sulla qualità dell’assistenza offerta ai pazienti. È imperativo che il sistema sanitario si adatti e introduca misure che proteggano chi ogni giorno si dedica al benessere degli altri.

    Il contesto internazionale evidenzia che le problematiche non sono uniche dell’Italia. In numerosi paesi le donne che lavorano in sanità si trovano ad affrontare situazioni simili. Disparità salariali, mancanza di riconoscimento e violenze di vario genere sono temi comuni. La condivisione di dati e la cooperazione internazionale sono fondamentali per sviluppare strategie comuni e garantire il rispetto dei diritti delle professioniste sanitarie.

    La collaborazione tra associazioni e istituzioni è fondamentale per creare un futuro più equo. AMSI, UMEM, Co-mai e UNITI PER UNIRE lavorano insieme per sensibilizzare l’opinione pubblica e spingere le istituzioni a intervenire. La raccolta dati effettuata in oltre 120 paesi dimostra la portata del problema e l’urgenza di soluzioni concrete. La cooperazione internazionale rappresenta un modello da seguire per affrontare la violenza e la discriminazione in ambito sanitario.

    Il contributo delle donne straniere nel sistema sanitario italiano è un elemento essenziale. Le professioniste sanitarie di origine straniera apportano competenze, esperienze e una visione globale della cura. Tuttavia, le difficoltà burocratiche e le discriminazioni impediscono a molte di esse di esprimere appieno il proprio potenziale. Le istituzioni devono rimuovere le barriere che ne limitano l’inserimento e valorizzare il contributo di queste donne, fondamentali per un sistema sanitario inclusivo e di qualità.

    Le esperienze personali raccontano storie di resilienza e coraggio. Numerose sono le dottoresse che hanno dovuto cambiare regione o addirittura abbandonare il paese per sfuggire a molestie e discriminazioni. Questi episodi non sono solo dati statistici, ma rappresentano vite spezzate e talenti sprecati. La storia di una dottoressa di origine africana, costretta a spostarsi continuamente a causa delle molestie, rimane un monito per tutti: il sistema deve garantire protezione e supporto.

    La violenza contro le donne è un fenomeno che travalica i confini del settore sanitario. In Italia, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito almeno una forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Questi numeri sono preoccupanti e richiedono un impegno trasversale da parte delle istituzioni. La lotta contro la violenza deve includere azioni specifiche nel mondo del lavoro, specialmente in settori ad alto rischio come quello sanitario.

    Le testimonianze delle vittime sottolineano come la paura e il senso di impotenza siano spesso paralizzanti. Molte donne scelgono il silenzio, temendo ripercussioni sul posto di lavoro o la minimizzazione dei loro problemi da parte dei superiori. Questo clima di insicurezza favorisce il mantenimento dello status quo e impedisce il cambiamento necessario per proteggere le professioniste sanitarie.

    Il ruolo della politica è cruciale. Le istituzioni devono intervenire con normative più severe e misure di protezione efficaci. È importante creare ambienti di lavoro in cui le donne possano sentirsi al sicuro e supportate. Le politiche pubbliche devono promuovere la formazione, la sensibilizzazione e la prevenzione, in modo da ridurre drasticamente il fenomeno delle aggressioni e delle molestie.

    Le richieste delle associazioni sono chiare e concrete. È necessaria l’introduzione di norme che prevedano sanzioni severe per chi perpetra atti di violenza e molestie. La tutela delle vittime deve essere garantita attraverso l’istituzione di canali di denuncia sicuri e riservati. Inoltre, il riconoscimento dei titoli professionali delle donne straniere deve essere semplificato per valorizzare le competenze acquisite all’estero e integrare al meglio queste risorse nel sistema sanitario nazionale.

    Il cambiamento richiede un impegno condiviso da parte di tutti gli attori sociali. Non basta la denuncia, occorre anche un’azione concreta e coordinata. La comunità scientifica, le istituzioni e la società civile devono lavorare insieme per creare un ambiente di lavoro rispettoso e inclusivo. Solo così sarà possibile garantire a tutte le professioniste sanitarie le stesse opportunità di crescita e sviluppo.

    Il percorso verso l’uguaglianza non è semplice, ma ogni passo è fondamentale. Il riconoscimento del valore delle donne in sanità passa anche dalla loro partecipazione attiva ai processi decisionali. Solo aumentando la presenza femminile nelle posizioni dirigenziali si potrà costruire un sistema più equo e rappresentativo. Le esperienze di successo e le testimonianze di donne che hanno raggiunto ruoli di leadership devono essere messe in luce per ispirare nuove generazioni.

    Il dialogo costruttivo tra colleghi, tra medici, infermieri e amministratori, è un altro aspetto essenziale. La condivisione delle esperienze e delle soluzioni trovate sul campo può contribuire a migliorare la gestione delle situazioni di crisi. La comunicazione aperta e la collaborazione sono strumenti potenti per prevenire e combattere ogni forma di violenza e discriminazione.

    Le professioniste sanitarie rappresentano una risorsa preziosa non solo per il sistema sanitario, ma per l’intera società. Il loro impegno quotidiano, spesso svolto in condizioni difficili, è un esempio di dedizione e resilienza. Riconoscere il loro valore significa investire nel futuro della sanità e, di conseguenza, nel benessere di tutti i cittadini.

    L’8 marzo diventa così un’occasione per riflettere e agire. Le istituzioni devono dare ascolto alle richieste delle associazioni e implementare misure che garantiscano sicurezza e pari opportunità. Le professioniste sanitarie meritano un ambiente di lavoro in cui poter esprimere il loro talento senza timore di violenze o discriminazioni. La lotta per i diritti delle donne in sanità è una battaglia che riguarda l’intera comunità.

    Oggi, la sfida è quella di trasformare i dati in azioni concrete. Ogni statistica, ogni testimonianza, deve spingere a un cambiamento reale. Le politiche di protezione e le iniziative per il riconoscimento delle competenze straniere devono diventare parte integrante del sistema sanitario italiano. Solo così si potrà costruire un futuro in cui ogni donna possa sentirsi valorizzata e al sicuro.

    Il futuro della sanità passa dalla valorizzazione delle professioniste. È necessario un impegno costante per creare un sistema che riconosca e premi il lavoro di queste donne, che rappresentano il motore dell’assistenza e della cura. Le politiche di pari opportunità, se applicate con decisione, possono cambiare il volto della sanità, rendendola più inclusiva e rispettosa delle diversità.

    La strada è ancora lunga e complessa, ma la consapevolezza dei problemi è il primo passo verso il cambiamento. Le associazioni e i movimenti che si battono per i diritti delle professioniste sanitarie rappresentano una voce forte e indispensabile in questo percorso. Il loro impegno quotidiano per combattere le discriminazioni e per garantire sicurezza e rispetto deve essere sostenuto da tutte le forze politiche e sociali.

    Le esperienze raccontate in questo articolo sono un richiamo urgente all’azione. Ogni episodio di violenza, ogni forma di discriminazione, deve essere considerato un segnale di allarme. È responsabilità di tutti intervenire, dalla politica alle istituzioni sanitarie, per creare un ambiente di lavoro in cui le professioniste possano operare con dignità e serenità.

    L’8 marzo diventa quindi una giornata di memoria, ma anche di impegno concreto. Le parole del Prof. Foad Aodi risuonano con forza: non possiamo più ignorare il valore delle donne che lavorano in sanità. La loro competenza, il loro spirito di sacrificio e la loro empatia sono qualità indispensabili per affrontare le sfide quotidiane e garantire una cura di qualità a ogni paziente.

    Il cammino verso la parità di genere e la sicurezza sul lavoro deve essere tracciato con decisione e responsabilità. Le istituzioni, le associazioni e la società intera devono unirsi per creare un sistema che metta al centro la protezione e il riconoscimento delle professioniste sanitarie. Solo così si potrà davvero fare la differenza nella vita di migliaia di donne e, di riflesso, nella salute di tutta la popolazione.

    Oggi più che mai è il momento di agire. Le statistiche e le testimonianze raccolte devono essere trasformate in politiche efficaci e in azioni concrete. Le professioniste sanitarie non possono più essere costrette a subire violenze, molestie e discriminazioni. È necessario un cambiamento radicale che metta al primo posto il benessere di chi si prende cura degli altri.

    La sfida è grande, ma la determinazione delle donne in sanità è ancora più forte. Con coraggio e resilienza, le professioniste sanitarie continuano a lavorare ogni giorno per garantire assistenza, supporto e speranza a milioni di persone. È un impegno che va riconosciuto e premiato con azioni concrete, politiche inclusive e una rinnovata attenzione alle problematiche di genere.

    Le voci di chi ha sofferto e di chi combatte ogni giorno contro le discriminazioni devono essere ascoltate. Le istituzioni devono essere pronte a intervenire e a sostenere le donne che, nel loro lavoro, rappresentano il vero motore della salute pubblica. Solo unendo le forze sarà possibile costruire un sistema sanitario più equo e sicuro per tutti.

    Questo articolo vuole essere un appello a una società più consapevole e rispettosa. Le professioniste sanitarie sono esempi di dedizione e forza. Il loro contributo, spesso invisibile, è il fondamento su cui si basa l’intero sistema sanitario. Oggi celebriamo queste donne e chiediamo un futuro in cui il loro lavoro sia riconosciuto e valorizzato senza compromessi.

    L’impegno per la parità di genere in sanità è una sfida che riguarda tutti. È il momento di superare le barriere, di abbattere i pregiudizi e di garantire a ogni donna il diritto a lavorare in un ambiente sicuro e dignitoso. La strada è lunga, ma il cammino verso un sistema sanitario migliore inizia da qui e ora.

    Le professioniste sanitarie rappresentano una risorsa inestimabile per il nostro Paese. È necessario che ogni sforzo venga fatto per tutelare la loro sicurezza e il loro benessere. La lotta contro la violenza e la discriminazione non può più essere rimandata. La protezione delle donne in sanità deve diventare un pilastro fondamentale delle politiche pubbliche, un impegno condiviso da tutta la società.

    In conclusione, questo articolo vuole fare luce sulle difficoltà e sulle sfide che le professioniste sanitarie affrontano ogni giorno. Dalle aggressioni fisiche e verbali alle discriminazioni legate all’origine e al genere, il percorso per il riconoscimento e la valorizzazione del loro lavoro è ancora lungo. Ma la forza e il coraggio di queste donne sono un segnale di speranza per il futuro.

    Il nostro sistema sanitario dipende da chi, con passione e impegno, si dedica al benessere degli altri. Le professioniste sanitarie sono il simbolo di una resilienza che non conosce barriere. È tempo di fare in modo che ogni sforzo venga compiuto per garantire a queste donne un ambiente di lavoro rispettoso e paritario. Il futuro della sanità italiana e mondiale dipende dalla capacità di riconoscere e valorizzare il lavoro delle donne, trasformando dati e statistiche in politiche reali e interventi concreti.

    Il cammino verso una sanità più inclusiva e sicura passa dall’ascolto, dalla formazione e dall’impegno di tutti. Le professioniste sanitarie sono le protagoniste di una storia di sacrificio e dedizione che merita di essere raccontata e sostenuta. È nostro dovere come società proteggere chi si prende cura degli altri, creando un sistema in cui ogni donna possa lavorare senza timore, con la certezza di essere valorizzata e rispettata.

    Questo è il messaggio che vogliamo trasmettere in questa Giornata Internazionale della Donna. Le professioniste sanitarie sono e devono rimanere il motore della salute pubblica. Il loro contributo va celebrato, difeso e sostenuto ogni giorno. Solo così potremo costruire un futuro in cui la parità di genere e la sicurezza sul lavoro siano una realtà per tutte.

    La strada verso un sistema sanitario più umano ed equo inizia da qui. È tempo di trasformare le parole in fatti, le statistiche in soluzioni e le sfide in opportunità. Le professioniste sanitarie meritano il nostro rispetto e il nostro impegno. Oggi, più che mai, è il momento di agire per garantire un futuro migliore, in cui ogni donna possa esprimere pienamente il suo potenziale e contribuire con orgoglio al benessere di tutta la comunità.

    Ogni azione, per piccola che sia, è un passo verso il cambiamento. Le istituzioni, le associazioni e la società civile devono lavorare insieme per creare un ambiente in cui la violenza e le discriminazioni siano sconfitte e le opportunità di crescita siano alla portata di tutte. Le professioniste sanitarie sono la prova vivente che il futuro della sanità è nelle mani di chi, con forza e determinazione, sa fare la differenza ogni giorno.

    Concludendo, è fondamentale riconoscere che il percorso per l’uguaglianza in sanità non può prescindere dal contributo delle donne. Le professioniste sanitarie sono il volto della cura, della dedizione e della speranza. Il loro impegno quotidiano è la base su cui si fonda la salute del nostro Paese. È giunto il momento di abbracciare il cambiamento, di dare loro il giusto riconoscimento e di investire in un sistema sanitario che metta al primo posto la dignità e il benessere di chi opera in prima linea.

    Oggi celebriamo le professioniste sanitarie, oggi diamo voce a chi ogni giorno lotta per salvare vite e per garantire un futuro migliore a tutti. La loro forza, la loro resilienza e il loro coraggio sono un faro di speranza per un mondo che aspira a essere più giusto e umano. È il momento di sostenere queste donne, di ascoltare le loro storie e di trasformare le sfide in opportunità per costruire una società più equa e inclusiva.

    Il cammino verso un sistema sanitario all’avanguardia passa dall’uguaglianza e dal riconoscimento di ogni singola professionista. Investire nella formazione, nella prevenzione e nella sicurezza sul lavoro non è solo una scelta etica, ma anche una necessità strategica per garantire che il sistema sanitario italiano e internazionale possa affrontare le sfide future con forza e coesione.

    Le professioniste sanitarie sono il cuore pulsante della nostra società. Il loro lavoro, spesso svolto in condizioni difficili, è una testimonianza della loro dedizione e del loro impegno. È nostro dovere rendere omaggio a questo contributo, trasformando le difficoltà in un’opportunità di crescita e innovazione per il settore. Solo così potremo davvero costruire un futuro in cui ogni donna possa sentirsi sicura, apprezzata e valorizzata.

    Questo articolo è un invito all’azione e alla riflessione. Le professioniste sanitarie sono un esempio di forza e resilienza che merita di essere riconosciuto a livello globale. La loro storia è una testimonianza di quanto possa essere importante investire nel capitale umano, perché solo con il supporto di ogni singola persona si può creare un sistema sanitario veramente solido e inclusivo.

    In questa giornata così significativa, ricordiamo che il futuro della sanità dipende da noi. È il momento di unire le forze, di superare le barriere e di costruire insieme un mondo in cui il lavoro delle professioniste sanitarie venga riconosciuto e celebrato in ogni sua sfumatura. La loro dedizione è un faro di speranza per il nostro domani e un esempio di coraggio per tutte le generazioni future.

    Il contributo delle donne in sanità è un patrimonio da difendere e valorizzare. Oggi celebriamo il loro impegno, onoriamo la loro resilienza e ci impegniamo a costruire un sistema che rispecchi i valori di equità, rispetto e giustizia. Le professioniste sanitarie sono la chiave per un futuro migliore, un futuro in cui ogni gesto di cura sia un passo verso una società più umana e solidale.

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