E’ allarme l’inflazione al 12% che, secondo l’Istat, a ottobre vola a +11,9% ai massimi storici dal 1984 (39 anni fa)
Allarme inflazione al 12%
Il carrello della spesa segna una forte accelerazione e aumenta del 11,9% su base annua di conseguenza scatta l’allarme inflazione.
Le stime preliminari dell’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, segna un incremento del 3,5% su base mensile e dell’11,9% su base annua.
l’Istat commenta che bisogna risalire al marzo 1984 per rilevare un incremento simile.
La notizia è apparsa su agenzia ANSA.
Sono prevalentemente i prezzi dell’energia seguiti a quelli alimentari a generare la forte accelerazione.
I beni energetici sono aumentati dal 44,5% di settembre al +73,2% di ottobre.
I beni alimentari sono aumentati dal 11,4% di settembre al 13,1% di ottobre.
Anche i beni per la cura della casa e della persona passano da 10,9% a 12,7%, e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto da 8,4% a 8,9%.
Per trovare variazioni simili del carrello della spesa bisogna risalire al giugno del 1983 quando l’aumento fu del 13%.
Più colpite le fasce basse
I prezzi in aumento colpiscono prevalentemente le fasce basse della popolazione e gli interventi governativi, se da una parte ne mitigano gli effetti, dall’altra sono costosissimi.
Erano quasi quarant’anni che i prezzi non salivano così tanto e questo incremento incontrollato crea difficoltà insormontabili per le famiglie il cui reddito non si adegua all’inflazione.
Il problema diventa tragedia per la gran parte dei lavoratori che percepiscono un reddito da lavoro dipendente.
Dal giugno 21 al settembre 22 se l’indice generale dei prezzi al consumo è aumentato del 9,6%, quello della spesa delle famiglie, invece, è cresciuto solo del 4,4 per cento.
Sono il settore abitazioni, energia, alimentari, bevande e trasporti a guidare gli aumenti e la loro domanda da parte dei consumatori è in generale rigida.
Infatti non è possibile ridurre o sostituire più di tanto quei consumi.
Inoltre il costo di questa fascia di beni e servizi è uguale per diverse categorie di reddito e quindi colpisce percentualmente di più i redditi più bassi.
L’effetto è quello di un’imposta regressiva e più si è poveri maggiore è la quota di reddito erosa dalla inflazione.