Lo scorso 2 giugno c’è stata la giornata internazionale dei lavoratori del sesso ed è tornato alla ribalta il tema della tassazione della prostituzione
La tassazione della prostituzione
Nel 1958 fu approvata la controversa Legge Merlin, ma da allora nessuno ha trovato il coraggio di affrontare il tema della tassazione della prostituzione.
Sono passati 66 lunghi anni di politicamente corretto e di politici fintamente perbenisti che hanno fatto sempre finta di non vedere la realtà.
Il mestiere più vecchio del mondo nel frattempo si è evoluto e, diversamente dalla realtà affrontata dalla Merlin, oggi riguarda solo marginalmente il mondo femminile. Come tutte le altre “professioni” anche la ptostituzione si è aperta al progresso per soddisfare i nuovi gusti della clientela. La prostituta tradizionale ormai occupa spazi marginali di un mercato del sesso a pagamento diventato molto variegato. Nei sessantasei anni dall’entrata in vigore della legge Merlin in Italia è cambiato tutto, ma non è stato regolamentato nulla.
Tassazione e diritti
Una ormai larga fascia di lavoratori del sesso chiede di essere regolarizzata, di entrare nella legalità. L’offerta del mestiere più vecchio del mondo si è allargata a nuove specializzazioni e chiede di essere normata. Molti lavoratori del sesso chiedono di pagare le tasse e di godere degli stessi diritti di tutti i lavoratori.
Gli ordini professionali
Se nel nostro paese i professionisti del sesso avessero un loro ordine professionale probabilmente sarebbero la categoria più numerosa. Escort Advisor è il primo sito di recensioni di lavoratori del sesso in Europa e, da solo, indicizza mensilmente circa 30.000 numeri di telefono. Tramite il sito prostitute (maschi femmine e trans) si pubblicano in rete in tutta Italia.
Dalla fondazione d’Italia ad oggi sono stati pubblicati nella Gazzetta Ufficiale più di 110mila atti legislativi. Ma in questo universo di norme una sola ha, in qualche modo e solo marginalmente, trattato del problema. Ma eravamo nel 1958 e il panorama sociale era molto, molto diverso.
La legge Merlin 1958
Fondamentalmente la legge abolì la regolamentazione della prostituzione, chiudendo le case di tolleranza e introducendo i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Ma la prostituzione volontaria esercitata da uomini e donne maggiorenni non sfruttate restò legale. Fu considerata come una delle scelte individuali garantite dalla Costituzione, come parte della libertà personale inviolabile (articolo 2 e articolo 13). La socialista Lina Merlin, eletta prima alla Assemblea Costituente e poi prima donna in Senato, era però più interessata alla condizione delle donne.
La senatrice, probabilmente, intendeva riprende i principi della Convenzione per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Lina Merlin, in quel momento storico, aveva in mente la situazione italiana che nel 1948 aveva 700 case chiuse con tremila donne registrate. Il suo probabile scopo era quello di combattere il sesso in mercenario e la tassa di esercizio riscossa dallo stato. L’interesse della senatrice nella sua vita parlamentare era teso a migliorare la condizione femminile.
Il limbo della prostituzione
Nel 1958 la Legge Merlin aveva abolito la preesistente legge che regolamentava la prostituzione nel tentativo di difendere la libertà personale delle prostitute. La legge decreatava la chiusua delle case di tolleranza e introduceva i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.
Il risultato pratico è che ha decretato la fine di un sistema moralmente poco etico, ma che garantiva comunque un minimo di assistenza sanitaria. Da quel momento la prostituzione, allora prevalentamente femminile, si è trasferita per strada ed è finita completamente in mano alla criminalità più o meno oranizzata.
La prostituzione che negli anni si è evoluta aprendosi a nuove professionalità è stata costretta a stare in un limbo. Non vietata, non normata, non tassata, esclusa da controlli sanitari, aperta a tutti i ricatti e alle costrizioni dei sistemi criminali.
La prostituzione regolamentata
Nel nostro paese quando un lavoratore del sesso subisce violenze non chiama nemmeno le forze di polizia nperchè indotto a pensare di essere nell’illegalità. Dopo 66 anni dalla chiusura delle case di tolleranza e un numero incredibile di governi del paese, tutto è rimasto indefinito.
Eppure basterebbe guardarsi intorno e vedere come altri paesi più civili del nostro hanno risolto il problema. Basterebbe semplicemente fare copia incolla di normative funzionanti ed efficienti come quelle vigenti in Germania, Paesi Bassi o nella vicina Svizzera. Questi modelli, infatti, realizzerebbero l’obiettivo del 1958 di Lina Merlin, di affrancare le donne, ma anche gli uomini o i trans.
Somma Lombardo 04 giugno 2024