Se nel prossimo futuro non aumentano le nascite, o le nuove immigrazioni, scuole e università si svuotano, oltre a mettere in crisi il sistema pensionistico
Scuole e università si svuotano
Gianpiero Dalla Zuanna ha pubblicato su Neodemos un articolo sul problema che rischia di ribaltare il nostro paese dove scuole e università si svuotano.
Se non aumenta (e non aumenta!) radicalmente la natalità o non saranno di gran lunga positivi i saldi migratori le scuole e le università italiane rapidamente si svuotano. L’effetto sarà lo “spopolamento delle aree marginali” e la perdita della “identità collettiva in molte aree urbanizzate.
Il professore padovano di demografia ha proiettato la popolazione in età scolare fino al 2044 in Veneto e Friuli-Venezia Giulia, dimostrando che la sopravvivenza dei sistemi scolastici dipende dalle immigrazioni o dalla ripresa della natalità.
La denatalità
“Ormai da quindici anni, in Italia, le nascite stanno calando: erano 577 mila nel 2008, non arriveranno a 370 mila nel 2024. Nel Veneto e nel Friuli-Venezia Giulia il declino delle nascite è in linea con il dato nazionale: da 58 mila nel 2008 a 37 mila nel 2024 (-36%).”
“Progressivamente, questo forte calo si sta traducendo in diminuzione della popolazione scolastica. Ad esempio, oggi nel Veneto/Friuli i bambini in età di scuola per l’infanzia (3-5 anni compiuti) sono 128 mila: erano 172 mila nel 2009, con un calo del 26% in appena quindici anni. Questa diminuzione ha già determinato la chiusura di numerosi plessi, specialmente scuole per l’infanzia paritarie e scuole elementari.”
La popolazione in età scolare nel prossimo futuro
Proiettando la popolazione del Veneto e del Friuli Venezia Giulia in età scolare nell’ipotesi che:
- la fecondità resti quella dell’ultimo quinquennio, quindi circa 1,2 o 1,3 figli per donna (ipotesi poco realistica)
- che la mortalità in età 0-39 continui ad essere bassissima (99 nati su 100 arrivano al 40mo compleanno, grazie all’efficienza del Sistema Sanitario)
- che non vi siano migrazioni né in entrata né in uscita.
Tenendo quindi conto che non si tratta di previsioni realistiche, ma solamente di numeri utili per misurare la forza della inerzia demografica naturale. Dalla proiezione si può rilevare come l’attuale popolazione e gli attuali comportamenti di fecondità e mortalità possano riverberarsi sulla popolazione scolastica del prossimo ventennio, in assenza di migrazioni.
Si tratta di un “esercizio utile per ragionare sulle politiche possibili per modificare il “destino” della popolazione giovanile, intervenendo su migrazioni e natalità”.
“Date queste ipotesi, la popolazione in età scolare (0-23 anni) del Veneto/Friuli tra il 2024 e il 2044 diminuirà del 32%, passando da 1 milione e 231 mila a 838 mila.
La diminuzione non sarà omogenea nel tempo e nei diversi ordini di scuola, ma si propagherà “a onde”, a mano a mano che il calo delle nascite diventerà riduzione prima degli alunni delle scuole per l’infanzia e delle elementari (come è già avvenuto), poi degli alunni delle medie (come sta avvenendo) e delle superiori, e infine degli studenti universitari.
L’onda del declino arriverà alle scuole superiori fra pochi anni, e investirà le università a partire dagli anni ’30: senza migrazioni, i residenti di età 19-23 – ossia i potenziali studenti universitari – fra vent’anni saranno un terzo di meno rispetto a oggi.”
L’evoluzione del problema
Seguendo l’ipotesi di fecondità costante il numero di nascite quindi di bambini in età di nido, scuole per l’infanzia e scuole elementari continuerà a diminuire. Infatti le persone in età 20-39 saranno sempre meno numerose e passeranno da 621 mila del 2024 a 506 mila nel 2044.
La conseguenza sarà che fra vent’anni, se la fecondità resterà quella di oggi, nelle scuole per l’infanzia del Veneto e del Friuli ci saranno il 23% di bambini in meno rispetto a oggi e nelle scuole elementari il 30% in meno.
Questo scenario, secondo il demografo padovano, farebbe entrare in forte sofferenza ampi territori. Infatti la chiusura di una scuola elementare o media in particolare nei piccoli paesi, sarebbe qualcosa di drammatico perché difficilmente una nuova famiglia andrà a vivere in un luogo dove, per portare i figli a scuola, bisogna fare chilometri di strada.
Lo stesso vale per gli ambienti urbani nei quali la scuola è anche un forte elemento identitario.
Il disequilibrio del mercato del lavoro.
Data l’evidente incapacità della popolazione indigena di mantenersi in equilibrio servirebbero quindi nuove politiche di buon senso sull’immigrazione.
“Senza forti saldi migratori positivi l’Italia non può reggere”. Nelle due regioni studiate i ventenni, nel 2024, sono 59 mila e i sessantacinquenni 81 mila, con un saldo negativo di 22 mila. Nel prossimo ventennio a mano a mano che i nati tra il 55 e il 75 lasceranno il lavoro queste differenze si allargheranno.
“Nel 2023 il saldo migratorio nelle regioni studiate è stato meno di metà rispetto a quello necessario per mantenere costante la popolazione in età di lavoro. Inoltre, metà dei nuovi pensionati sono operai, mentre l’80% dei nuovi lavoratori hanno un diploma superiore”
Senza politiche serie di imigrazione nei prossimi anni, il mercato del lavoro evidenzia, e lo sta già facendo, una forte carenza di lavoratori manuali, che costituiscono il 20% della forza lavoro del Veneto/Friuli Venezia Giulia e di tutti i paesi ricchi.
“È auspicabile aumentare la proporzione di donne, anziani e giovani che lavorano, ma è illusorio pensare che la demografia naturale possa essere in grado di “produrre” i lavoratori di cui c’è bisogno. È illusorio specialmente per un’economia come quella italiana, fortemente basata sulla piccola e media impresa manifatturiera, sull’agricoltura intensiva, sul turismo, ossia su attività a forte intensità di lavoro”.
Le conclusioni
I saldi migratori positivi, paragonabili a quelli del primo decennio di questo secolo, potrebbero arginare la riduzione delle persone in età scolare. Sono quindi indispensabili corrette politiche di incentivazione dell’immigrazione regolare che permettano l’integrazione e la permanenza di nuove forze. Ma altrettanto urgente e necessarie sono politiche che favoriscano il ritorno in Italia dei giovani italiani costretti a lasciare il paese.
Dalla propaganda alla politica
Negli ultimi trent’anni il centrodestra/sinistra, che ha alternativamente occupato le stanze del potere in questo tormentato paese, ha proposto solo slogan elettorali. Mani pulite ha sostituito la vecchia classe dirigente con manipoli di venditori di pentole. Le supercazzole hanno preso il posto della Weltanschauung.
E il risultato si vede, basta guardarsi in giro. Dalla politica, o almeno dal tentativo di fare politica, si è passati direttamente ed esclusivamente alla propaganda. Un’applicazione belluina delle 11 tattiche di manipolazione oscura ha sostituito l’intera dialettica politica. Senza la politica un paese è destinato al declino. Un trentennio di propaganda elettorale a base di slogan inverosimili e promesse mai mantenute ha privato il paese del suo futuro, ma anche del suo presente.
Somma Lombardo 25 gennaio 2025