Nelle prime ore del mattino di domenica 15 dicembre i carabinieri della compagnia di Luino hanno arrestato tre nordafricani per lo spaccio nei boschi di Sangiano.
Spaccio nei boschi di Sangiano
I militari delle stazioni di Cuvio e Laveno Mombello, dopo aver individuato la piccola cellula locale per lo spaccio nei boschi di Sangiano hanno arrestato gli spacciatori.
I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile avevano monitorato l’insediamento di un gruppo dedito allo spaccio di stupefacenti in via Montenero del comune di Sangiano in località “Picuz”.
I carabinieri si sono appostati nei pressi dell’area di spaccio e, al momento giusto, hanno sorpreso nel sono i tre nordafricani che componevano la cellula.
I tre nordafricani hanno tentato la fuga e hanno opposto una forte resistenza ai carabinieri, prima di essere bloccati ed arrestati.
Il covo
Nel covo i militari hanno trovato quasi cinquanta grammi di sostanze stupefacenti tra cocaina, eroina e hashish e circa 1300 euro provento dell’attività di spaccio.
Tra le altre cose nel covo c’erano anche 4 telefoni cellulari, due bilancini di precisione e materiale per il confezionamento della sostanza stupefacente.
Le segnalazioni e le informazioni dei cittadini e dell’Amministrazione locale sono state, in questo caso e in molti altri, fondamentali per tracciare il nuovo posizionamento logistico dello spaccio.
I tre fermati sono cittadini marocchini irregolari e i militari li hanno portati negli uffici del Comando di Luino per le operazioni di fotosegnalamento.
Il G.I.P. del Tribunale di Varese ha convalidato gli arresti e ha anche disposto la custodia cautelare in carcere.
I Carabinieri della Compagnia di Luino, nel corso di analoghe operazioni, hanno arrestato oltre trenta persone e sequestrato oltre un chilo e mezzo di droghe varie.
Inoltre hanno sequestrato anche circa 15.000 euro contanti presumibilmente provenienti dall’attività di spaccio.
Arrestati di origine magrebina
Quasi tutti gli arrestati sono di origine magrebina e prevalentemente provengono dalle montagne della catena dell’Atlante marocchino.
Sembra quasi che gli sbarchi di migranti riguardino anche selezioni di “personale specializzato” nella vita tra i boschi, da inserire in questa nuova attività.
L’attività di spaccio, da molto tempo ormai, è gestita da piccoli nuclei diffusi nelle zone boschive.
Gli spacciatori, prevalentemente nordafricani, dormono nei boschi all’addiaccio in bivacchi messi su con teloni per la pioggia, fornellini da campo e il minimo indispensabile.
Questa bassa manovalanza dello spaccio opera in condizioni estreme anche in inverno con le eventuali precipitazioni e il freddo pungente.
Gli imprenditori della droga che li gestiscono li forniscono anche di telefoni e powerbank per consentire una lunga autonomia.
Sono i gruppi di discussione di whatsapp lo strumento per gestire l’attività di spaccio nei boschi.
Spacciatori e clienti si accordano sul punto e sull’orario esatto dello scambio, generalmente tra le curve delle provinciali e statali che attraversano le aree boschive.
Lo spaccio nei boschi è una modalità di vendita che veicola scambi per milioni di euro ed è attualmente la nuova frontiera del commercio degli stupefacenti.
Il nuovo fenomeno sta diventando una piaga diffusa che crea allarme sociale e attiva nuove forme di delinquenza che incutono paura ai fruitori della montagna.
Anche in Valcuvia, Valganna e Valmarchirolo questo modello si è sviluppato e consente un giro d’affari quotidiano di migliaia di euro.