Secondo Federico Preti dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica in Italia c’è un disastro idro cementizio!
In Italia c’è un disastro idro cementizio
Il professor Federico Preti professore ordinario di idraulica agraria e sistemazioni idraulico forestali dell’Università degli Studi Firenze in Italia c’è un disastro idro cementizio
Federico Preti sostiene che “Siamo dinanzi ad un disastro idro cementizio. La strada giusta è rinaturalizzare il territorio, anche con delocalizzazioni di edifici, mettere in campo azioni basate sulla natura”.
“Continuano a esondare i corsi d’acqua e a franare le colline. – prosegue il professore – E ciò avviene su un territorio vulnerabile per l’aumento di urbanizzazione in pianura e l’abbandono dell’entroterra. I corsi d’acqua arginati non reggono e si continua a urbanizzare il suolo, impermeabilizzando e esponendo beni e vite umane a subire danni. Tagliare troppo e male la vegetazione ripariale può addirittura aumentare il rischio a valle. Le frane sono più frequenti nei versanti non più gestiti negli ultimi decenni, rispetto a quelli ancora mantenuti o boscati.”
“Oggi dobbiamo mitigare l’aumento di rischio idrogeologico, compensando gli effetti del consumo di suolo e del cambio climatico con la prevenzione tramite soluzioni basate sulla natura, ovvero realizzando interventi di Ingegneria Naturalistica con investimenti 10 volte inferiori a quelli per la ricostruzione in emergenza post eventi catastrofici e dando opportunità di lavoro a tecnici, professionisti e giovani disoccupati. La strada è rinaturalizzare il territorio quanto prima (secondo la Restoration law) e pianificare interventi strutturali e non strutturali (anche delocalizzazioni di edifici) a medio e lungo termine (recuperando risorse economiche da altri settori non così prioritari rispetto al disastro idro cementizio)”.
L’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica (AIPIN)
L’AIPIN è un’associazione tecnico-scientifica fondata nel 1989 per divulgare i metodi e le tecniche dell’ingegneria naturalistica. L’ingegneria naturalistica è una disciplina trasversale che promuove l’impiego delle piante autoctone in abbinamento con materiali inerti a fini antierosivi, stabilizzanti e di consolidamento. In parole povere si tratta di un insieme di tecniche costruttive che sfruttano conoscenze biologiche, ecologiche e paesaggistiche per il consolidamento e la manutenzione di scarpate, versanti, rive e argini rispetto a fenomeni erosivi.
l’Ingegneria Naturalistica
E’ una disciplina che studia l’utilizzo di piante abbinate a materiali come il pietrame, la terra, il legname o altri inerti non cementizi per interventi di sistemazione idrogeologica. L’usanza ha radici abbastanza antiche, ma è tornata di attualità dagli anni novanta. Risponde alla necessità di coniugare la messa in di sicurezza delle zone a rischio idrogeologico con la salvaguardia dell’ambiente minimizzando gli impatti ambientali delle opere di difesa del suolo.
La principale finalità della ingegneria naturalistica è quella di limitare la costruzione di opere di ingegneria edili a favore di opere naturali. Le due modalità assolvono la medesima funzione strutturale, ma il risultato paesaggistico è radicalmente diverso. L’inserimento nel paesaggio di un’opera di ingegneria naturalistica (quale ad esempio una palificata a parete doppia) mitiga l’impatto ambientale che avrebbe un’opera analoga (ad esempio un muro di contenimento in cemento armato) soprattutto a livello estetico-paesaggistico oltre che naturalistico.
L’ingegneria naturalistica richiede una preparazione di base allargata a più discipline che, di volta in volta, si integrano a seconda della complessità dell’intervento.
Somma Lombardo 23 ottobre 2024