Unimamma. Un recente studio condotto da UniMamma svela un quadro sorprendente riguardo il divario tra aspettative e realtà della condizione genitoriale contemporanea.
UniMamma è la piattaforma che si pone l’obiettivo di offrire un sostegno concreto e sensibile durante tutte le tappe della gravidanza fondata da Alessandra Bellasio.
L’indagine dettagliata è stata condotta su un campione rappresentativo di 7620 individui, di cui più del 99% donne. Il 76.22% del campione totale rientra nell’età tra i 31 e i 40 anni, mentre il 13.62% si colloca nella fascia tra i 19 e i 30 anni.
Desiderio di avere più figli rispetto la realtà
Uno dei dati più significativi emersi dalla ricerca riguarda la discrepanza tra il numero di figli desiderati in un mondo ideale e il numero di figli che si ha o si pensa di avere nella realtà attuale.
I risultati del sondaggio mostrano infatti che mentre gli intervistati desiderano avere una media di 2,62 figli, nella realtà la media indagata è di soli 1,03 figli per partecipante (1,20 quella nazionale per l’anno del 2023).
Questo gap evidenzia la complessità delle dinamiche sociali, economiche e personali che influenzano e modellano le decisioni familiari riguardo alla procreazione.
Ragionando ipoteticamente, se ogni persona in Italia avesse in media 2.6 figli anziché 1.20, ci sarebbero circa 851.667 nascite all’anno rispetto alle 393.333 rilevate dall’Istat nel 2022. Da questo dato emerge che se le famiglie fossero poste in condizioni economico-sociali idonee, probabilmente si avrebbero più figli.
Le scelte delle famiglie
Andando più a fondo, si evidenzia che le motivazioni che non hanno portato coppie con almeno 1 figlio ad averne altri sono varie. Tra cui le tre principali sono: l’inconciliabilità con il lavoro (26.19%), le difficoltà economiche (19.31%) e la mancanza di aiuto da parte della famiglia allargata (10.08%).
Da questa ricerca, inoltre, emergono molti altri dati interessanti. Il 95.08% degli intervistati, infatti, lavorava prima della gravidanza, di questi però solo il 61.3% è rientrato a lavoro.
Tra le motivazioni dichiarate del mancato rientro a lavoro dopo la gravidanza sono emerse: una grande difficoltà a conciliare la vita privata con quella lavorativa (41.6%), il licenziamento (20.8%) e condizioni di lavo-ro modificate (14.01%).
Da questi dati emerge come il problema non sia soltanto la poca flessibilità che rende difficile il conciliare la vita privata con quella lavorativa. Ma anche il persistere di situazioni quali licenziamenti, mancati rinnovi di contratti a termine e mobbing.
Discrepanza con la realtà
Questo studio fornisce dunque un’importante panoramica sulle dinamiche che influenzano le scelte familiari nella nostra società.
La discrepanza tra il desiderio di una famiglia più numerosa e la realtà delle sfide quotidiane sottolinea l’importanza di politiche e interventi che favoriscano un maggiore equilibrio tra lavoro, famiglia e realizzazione personale delle donne.
Commenta Alessandra Bellasio, divulgatrice scientifica e founder UniMamma. “Questa ricerca offre una prospettiva importante sulle esperienze e le aspettative delle persone riguardo alla genitorialità.
È evidente che tra gli intervistati c’è la volontà di avere famiglie più numerose, ma questo desiderio è spesso limitato da una serie di fattori che influenzano le decisioni familiari e sulle quali è necessario e urgente intervenire in modo strutturale”.