Sesto Calende ricorda il giorno del ricordo
Il Giorno del Ricordo
a vent’anni dalla sua istituzione
Sabato 10 febbraio alle 18:00 Sesto Calende celebrerà
il Giorno del Ricordo (legge 92/2004) e onorerà le vittime
dei Massacri delle Foibe e dell’Esodo.
Quest’anno interverrà il professor Davide Rossi, che il giorno prima terrà
l’orazione ufficiale al Quirinale, alla presenza del Presidente Sergio Mattarella.
Introduzione della celebrazione a cura dello scrivente.
Sabato 10 febbraio alle 18:00 nella Sala Consiliare, in occasione della
celebrazione del “Giorno del Ricordo”, il Comune di Sesto Calende organizza una
conferenza con il professor Davide Rossi, docente all’Università degli Studi di
Trieste. La conferenza avrà come tema “Il Giorno del Ricordo a vent’anni dalla sua
istituzione” e sarà la prima conferenza dopo il discorso ufficiale della celebrazione che
Davide Rossi terrà il giorno prima al Palazzo del Quirinale alla presenza del Presidente
della Repubblica Sergio Mattarella.
Davide ROSSI è docente di Storia e Tecnica delle Costituzioni Europee
all’Università degli Studi di Trieste, oltre che avvocato e giornalista pubblicista. Nipote di
esuli istriani, da oltre vent’anni è attivo nell’associazionismo giuliano-dalmata. Ha tenuto
discorsi sul tema nel 2017 alla Camera dei Deputati, nel 2019 al Parlamento Europeo a
Bruxelles e nel 2020 al Senato della Repubblica. Autore di molti lavori scientifici, ha
curato il libro Quarant’anni da Osimo.
L’introduzione della celebrazione sestese è affidata allo scrivente, goriziano e
presidente de Gli AMICI TRIESTINI di Milano che dal 2014 collabora con il Comune di
Sesto Calende per l’organizzazione e la diffusione del Giorno del Ricordo.
Da molti anni il Comune di Sesto Calende contribuisce a onorare la legge con
iniziative finalizzate a far conoscere un periodo di storia per troppo tempo tenuto
nascosto ai cittadini italiani e completamente sconosciuto ai giovani. Come disse il
Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi: “L’Italia non vuole e non può
dimenticare: non perchè ci anima il risentimento, ma perchè vogliamo che le tragedie
del passato non si ripetano in futuro”.
Il 10 febbraio 1947 venne firmato il Trattato di Parigi tra l’Italia e le potenze
alleate. Da quel giorno l’Italia dovette cedere, tra l’altro, all’allora Repubblica Socialista
Federale di Jugoslavia, quasi tutta l’Istria e le città di Fiume e Zara. Dopo 57 anni di
vergognoso silenzio, finalmente nel 2004 venne istituito dal Governo italiano il “Giorno
del Ricordo” per commemorare, ogni 10 febbraio, le vittime dei massacri delle foibe e
dell’Esodo giuliano-dalmata.
Negli anni passati il Comune di Sesto Calende ha organizzato diverse conferenze:
nel 2014 “Esodo e Foibe: 57 anni di silenzi”; l’anno dopo ha avuto luogo il dibattito
con Ignazio La Russa e Luciano Violante sulla legge istitutiva del Giorno del Ricordo;
nel 2016 invece, nel 70° della strage di Vergarolla, si sono accesi i riflettori sulla strage che nell’agosto del 1946 causò più di 100 morti (la stima più precisa parla di
110/116 morti) e indusse anche gli italiani più riottosi ad abbandonare definitivamente
le proprie case e a rassegnarsi all’Esodo; nel 2017 è stata la volta di Umberto Smaila,
il testimone che non t’aspetti: Smaila è nato a Verona da genitori orgogliosamente
fiumani, che hanno insegnato al loro amato figlio a onorare la città d’origine della
famiglia; nel 2018 è stato invitato Alfio Krancic, vignettista de Il Giornale. Il titolo di
quella edizione fu Alfio Krancic: dalle sue vignette uno spunto di riflessione sulla
tragedia delle Foibe e sull’Esodo. La conferenza è stata arricchita dall’esposizione di
14 vignette di Krancic sul tema, illustrate al pubblico dall’autore; nel 2019 fu la volta di
Grazia Del Treppo esule da Canfanaro (Pola – Istria) con Una voce femminile
racconta l’esodo; nel 2020 fu presentato lo spettacolo teatrale Il sentiero del padre
di Davide Giandrini.
Nel 2021, per la prima volta, la celebrazione avvenne in streaming a causa delle
misure precauzionali contro il Covid-19. Ospite è stato lo scrittore, filosofo e giornalista
Stefano Zecchi, con la sua trilogia sulle tragiche vicende del Confine Orientale. La
lettura teatrale Urla dalle Foibe a cura dell’attrice Lisa Ferrari ha dato vita alle
celebrazioni del 2022. I testi sono stati liberamente tratti dal libro di Guido Rumici
Infoibati (1943-1945) i nomi, i luoghi, i testimoni e i documenti. Nel 2023 siamo
tornati al format delle conferenze e abbiamo ospitato il senatore Roberto Menia, il
“padre” della legge sul Giorno del Ricordo. Menia, durante il periodo del Covid, ha scritto
il libro 10 febbraio dalle Foibe all’Esodo che ha dato il titolo all’incontro.
Sesto Calende farà quindi la sua parte anche in questa occasione, nel solco delle
parole espresse dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il Giorno del
Ricordo 2020:
«Il “giorno del Ricordo”, istituito con larghissima maggioranza dal Parlamento nel
2004, contribuisce a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente,
per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli
italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione
dei comunisti jugoslavi. Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della Seconda Guerra
Mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura
del nazifascismo a quella del comunismo.
Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli
italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in
vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione
inerme e incolpevole.
La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella
cupa tragedia delle Foibe – l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e
della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa.
Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono –
per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor
più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi
solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità.»