Grave episodio, qualche giorno fa, nel carcere di Busto Arsizio, dove un detenuto da fuoco alla cella e aggredisce agente con punteruolo.
Sembra davvero non esserci pace per il personale di Polizia Penitenziaria in servizio nelle carceri lombarde.
Sull’episodio nel carcede di Busto Arsizio interviene Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
“Un detenuto straniero ha dato fuoco al materasso all’interno della propria cella nel carcere. Durante le operazioni di soccorso, il detenuto ha cercato con un punteruolo artigianale di aggredire il poliziotto penitenziario intervenuto per spegnere l’incendio. Il poliziotto, indietreggiando per difendersi, è caduto rovinosamente. Solamente grazie al tempestivo intervento degli altri Agenti si è potuto evitare il peggio e mantenere l’ordine e la sicurezza nella struttura detentiva.
Il poliziotto aggredito, cui va tutta la nostra vicinanza e solidarietà, è poi dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso del nosocomio cittadino, dove è stato successivamente dimesso con una prognosi di 30 gg per la frattura della mano destra. La situazione è grave: non si placano le aggressioni (leggi un episodio precedente); il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dalla situazione e il Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, retto dal dirigente carcerario Pietro Buffa, si contraddistingue per l’assenza di provvedimenti a tutela della incolumità fisica dei nostri poliziotti. E’ ora di basta!”.
Solidarietà dal Sindacato
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime vicinanza e solidarietà al poliziotto ferito ed ha parole di apprezzamento per il personale che lavora a Busto Arsizio. “Le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio a Busto Arsizio lo fanno con professionalità; zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato per l’esasperante sovraffollamento. Ma servono urgenti provvedimenti per frenare una situazione operativa che è semplicemente allarmante”.
Capece sottolinea anche il fallimento delle espulsioni di detenuti stranieri: sono state solamente 456 nel 2021. “Da tempo il SAPPE denuncia la correlazione tra aumento degli eventi critici nelle carceri e presenza di detenuti stranieri; come è il protagonista del grave evento critico accaduto a Busto Arsizio.
Impennata di detenuti nelle carceri. Cosa fare?
E’ sintomatico che negli ultimi vent’anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane; da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere quasi 17.000 rispetto alle circa 55mila presenze.
Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine, come da tempo denuncia il SAPPE, può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili.
Nel 2021 i detenuti stranieri espulsi a titolo di sanzione alternativa alla detenzione sono stati solamente 456. In dettaglio 165 albanesi, 48 marocchini, 45 tunisini e 198 di altri Paesi. Questo decreta il fallimento degli Accordi bilaterali tra l’Italia ed i Paesi con la più alta presenza di connazionali tra i detenuti ristretti in Italia (Marocco, Romania, Nigeria, Albania, Tunisia). Inoltre dimostra che questi Paesi non vogliono il rientro in patria di migliaia e migliaia di loro connazionali con gravi precedenti penali; mentre le pene potrebbero essere scontate in carceri del Paese di provenienza”. Conclude Capece.