Film “Ciurè” di Gianpiero Pumo: scandaglio dell’amore, e dell’anima in una società feroce, quando la cinematografia diventa un capolavoro realistico.
“Ciurè”di Gianpiero Pumo: il film scandaglio dell’amore, e dell’anima in una società feroce.
12 Febbraio 2023, molto bello il film “Ciurè” di Gianpiero Pumo, capace di scandagliare l’anima, e l’amore in tutte le sue sfaccettature, senza mezze misure, solo e semplicemente sentimento puro, e reale.
Nessun fronzolo inutile in questo film, immerso in una feroce realtà, che s’intreccia con la spietatezza di una società contemporanea, che costringe il protagonista a difendersi disperatamente, in ogni modo.
L’amore diventa un sentimento aulico ed essenziale, in alcune scene anche commovente.
Una realtà rappresentata così bene che costringe lo spettatore a riflettere, su vari temi estremamente coinvolgenti, da cui nessuno ne è escluso.
Ambientato a Palermo, ricostruisce la spietata verità che ognuno di noi conosce, e che traslata in pellicola cinematografica, diventa dardo potentissimo per la coscienza, anche per la più inquinata.
Oltre ai quartieri palermitani, più antichi, che diventano il contesto ambientale di questa storia, c’è anche il mare, che si trasforma in elemento catartico, tanto da incarnare l’unico bene comune, a disposizione dei protagonisti, da cui attingeranno l’unico ricordo felice, di questa disperata realtà.
La genitorialità diventa finalmente vera e papabile, come pure l’attrazione e il sentimento verso un’altra persona.
Vite che s’intrecciano e che si donano nella maniera più realistica possibile, diventando un vero e proprio specchio, in cui riflettersi.
I problemi, quelli veri e quotidiani, sono tangibili, poggiati su tematiche importati, così vere e reali che ci fanno comprendere quanto è misera, e commovente la vita umana, in una società così mostruosa.
Da contrasto all’ostilità dell’ambiente, c’è la semplicità dell’essere umano, che intento a sopravvivere, compie un’evoluzione personale, inizialmente inconsapevole, di cui poi, prende coscienza, tanto da divenire tabula rasa, o meglio totale trasformazione del sé, e della propria vita.
Assolutamente da chiarire
Bisogna chiarire una cosa, spesso si tende ad incastrare forzatamente un argomento, in una corrente di pensiero, o a mistificarlo con la politica, ma sarebbe un errore madornale farlo con il film Ciurè, perché è un’opera cinematografica libera, svincolata da qualsivoglia appartenenza, è un racconto realistico, che “schiaffa” una verità complessiva in faccia a tutti, diventando di fatto la rappresentazione di una realtà universale, che non pone divisioni, ma solo ed esclusivamente oggettivazioni della realtà stessa, che accomuna tutti, e CHIUNQUE !
Ne è grande comprova la descrizione di questa Sicilia, che diventa una città universale, seppur con l’impronta linguistica dialettale dell’isola.
Ciurè distrugge le convenzioni del cinema tradizionale, le migliora e le ripulisce, rendendole veritiere, capaci di penetrare nell’intima coscienza, raccontando una storia di tutti i giorni.
Una verità che sta lì, che esiste, con cui bisogna fare i conti, usando sensibilità, coscienza, serietà e maturità, non esistono strade alterne, e non seve nemmeno chiudere gli occhi, perché quella realtà continuerà a protrarsi giorni dopo giorno, e niente si può nascondere.
La varietà dell’essere, che scaturisce dall’interpretazione dei personaggi, è rispettato al punto tale, da conferire ad ognuno di loro, una disperata dignità, di fronte ad una realtà che sembra non lasciare scampo.
Un film che racchiude tutto, ogni personaggio è portatore di una verità così latente, da cui nessuno ne è escluso, nonostante la prostrazione del tema, la rappresentazione cinematografica non ha elementi opprimenti o cupi, la forza che emerge è il vivere, sempre e comunque, con un fardello sì, ma continuando ad amare la vita, anche se questa è inesorabile e crudele.
Il tratto distintivo di questa peculiarità, sopraccitata, è accentuato dalle colonne sonore che accompagnano alcune scene : canzoni italiane degli anni ’60 e ’80, che trasportano lo spettatore in un “clima cinematografico”, avulso dall’angoscia, senza inficiare la complessità del tema legato al dissesto sociale, subito dai personaggi.
La solidarietà che emerge nell’incontro tra il protagonista Salvo, e Ciurè, è l’emblema di quell’aiuto che solo le persone realmente calpestate dalla vita, riescono ad elargire, accentuando l’assenza latente istituzionale, che implacabilmente non aiuta, e non comprende il calvario altrui.
Sinossi
Salvo (interpretato dall’Attore, Scrittore e Regista Gianpiero Pumo), è un uomo semplice, un padre,
asservito ai valori patriarcali, con il peso della famiglia sulle spalle, senza un lavoro, costretto ad affidarsi
alla criminalità per campare.
Il piccolo Giannino (il figlio), in seguito allo shock procuratogli, dalla madre, tossico-dipendente, che il
bambino accarezza mentre è ancora distesa per terra in overdose, con la siringa appesa nel braccio,
porteranno il bambino a smettere di parlare.
Salvo si vede così costretto a rivolgersi ai Carabinieri, che allontanano la madre Valeria, interpretata dalla
bravissima Attrice Marilù Pipitone, dalla casa coniugale.
Valeria va ad abitare dal fratello Tony, (interpretato dal bravissimo Attore Maurizio Bologna),
proprietario di una palestra di boxe, e capo di un’organizzazione criminale, dedita alla riscossione del pizzo.
L’istituzione scolastica, convoca Salvo : deve saldare le mensilità della scuola che frequenta Giovannino, e
viene addirittura esortato a portare via il figlio dalla scuola, in quanto insolvibile.
Salvo è solo contro tutti, nessun sostentamento, cerca disperatamente un lavoro onesto, rivolgendosi
anche a qualche amico, ma non ottiene nulla, nessuno lo aiuta, ed è così che torna a fare lo scagnozzo
dell’ex cognato, che approfittando della situazione, gli causerà molti altri problemi.
Valeria la madre di Giovannino, è una donna completamente assoggettata alla droga, prova a restarne fuori
per 2 mesi, ma l’ambiente del fratello, in cui è tornata a vivere, non le è di certo d’aiuto, e comunque la
donna non possiede la forza morale, e nemmeno l’evoluzione culturale, per liberarsi da questa morsa, in
quanto succube di un retaggio maschilista patriarcale, cresciuta a suon di svalutazione, fattore sottinteso
dalle scene che la ritraggono continuamente a pulire la toilette, nella palestra del fratello, malavitoso.
Salvo ferito, viene soccorso in strada da Ciurè, una ballerina transgender, e da lì, il film offre uno scenario,
che diventa anche colpo di scena, catapultando lo spettatore nel locale dove si esibisce Ciurè, il
“Calatafimmina”, che diventerà una nuova possibilità di vita, anche per Salvo.
Ciurè, interpretata da Vivian Bellina, nella sua pregevole prima performance recitativa, è una donna
paziente, sensibile e benigna, molto affettuosa con Giovannino, che sa vedere oltre, ed attendere i tempi di
Salvo, per conoscere la sua verità, però intanto lo aiuta.
La nuova amica, per Salvo, diventa un elemento positivo, capace di sedare gli animi, anche quando
Valeria (ex di Salvo), sentendosi defraudata come donne e madre, in un momento di rabbia, sotto
l’effetto di stupefacenti, le inveisce contro.
Un film che rapisce, di notevole qualità, originale nell’approccio, con sapienza narrativa e di montaggio notevole.
Produttore Esecutivo Fabrizio Dublino
AGENZIA DI PRODUZIONE PURIPREMIATA
CASA DI PRODUZIONE
AGEZIA DI PRODUZIONE E MARKETING
SITO WEB Ciurè – www.ciurè.it
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