Varese: rinviato a giudizio lo stupratore di Natale.

"Vieni che ti faccio lavorare come colf". Poi il sequestro e lo stupro nella notte di Natale. L'uomo è accusato di sequestro di persona e violenza sessuale aggravata.

Varese: rinviato a giudizio lo stupratore di Natale.
Intervento dei carabinieri durante la notte di Natale

E’ la sera del 25 dicembre 2020, un Natale piuttosto particolare per via delle restrizioni dovute all’emergenza Covid.

L’aveva invitata a casa con la promessa di un lavoro. “Vieni, ti faccio lavorare come colf”, le aveva detto al telefono per convincerla a presentarsi alla porta del suo appartamento,  in un tranquillo comune del varesotto. Così la 44enne di Busto Arsizio,  seppur fosse la sera di Natale,  decide di accettare perché quel lavoro le serve. 
Ad attenderla c’è il suo aguzzino: quando la 43enne si presenta a casa sua, l'uomo chiude la porta a chiave e si  trasforma in una belva.

Blocca la donna stringendole le braccia intorno al torace, una mano sulla bocca e poi spintoni fino a farla cadere, intimandole di stare zitta. Una volta usato il nastro adesivo per essere sicuro che non potesse sfuggire o gridare, sono iniziate le violenze sessuali, che sarebbero andate avanti per ore.
Lei non riesce ancora a muoversi liberamente, ed è ancora sconvolta dall’accaduto, ma riesce in qualche modo a raggiungere il suo cellulare e a chiamare aiuto avvisando un amico.

  Quando arrivano i carabinieri,  lui viene arrestato in flagranza e portato in cella. Lei si costituisce parte civile. 

Il 39enne è stato ora rinviato a giudizio dal gup di Busto Arsizio Stefano Colombo, con le accuse di sequestro di persona e violenza sessuale aggravata, anche perché la vittima, stando al capo di imputazione, ha problemi psicologici.

 Ha poi patteggiato una condanna a 1 anno di carcere e a 2.400 euro di multa per detenzione di stupefacenti.
 In casa, infatti, ha anche un po’ di cocaina, con cui forse si mantiene.