Varese: il coronavirus non ferma gli spacciatori

La Squadra Mobile della Questura di Varese ha ricostruito l’attività di spaccio che veniva svolta anche nel periodo di restrizioni dovute al coronavirus e ha arrestato quattro persone che rifornivano la movida cittadina.

Varese: il coronavirus non ferma gli spacciatori
Movida e spaccio
Varese: il coronavirus non ferma gli spacciatori

La Squadra Mobile della Questura di Varese ha ricostruito l’attività di spaccio che veniva svolta anche nel periodo di restrizioni dovute al coronavirus e ha arrestato quattro persone che rifornivano la movida cittadina.

Le indagini che sono state condotte dalla Squadra Mobile della Questura coordinata dal pubblico ministero Massimo Politi, hanno ricostruito l’attività di spaccio che si svolgeva nei pressi dei punti vendita rimasti attivi (tabaccherie, negozi di alimentari e farmacie) in cui erano autorizzati a recarsi anche in periodo di emergenza sanitaria. 

A conclusione delle indagini è stata emessa una un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di due persone e agli arresti domiciliari per altri due soggetti, tutti di nazionalità albanese, fra loro anche zia e nipote.

All’inizio dell’anno gli agenti avevano identificato un giovane albanese che sembrava dedito a rifornire la movida varesina, e non solo, e che con l’inizio dell’emergenza sanitaria aveva organizzato la sua attività in modo da non violare le norme dell’emergenza.

Il giovane è stato monitorato fino a quando è stato sorpreso mentre cedeva una dose di cocaina.

Le successive perquisizioni hanno portato al coinvolgimento della zia convivente, una donna di 45 anni che nell’armadio della sua camera da letto teneva nascoste numerose dosi di cocaina e alcune migliaia di euro frutto dell’attività di spaccio.

L’arresto del giovane albanese e della zia, non hanno fermato le indagini che sono proseguite portando alla scoperta di un’attività di spaccio a livello familiare con la partecipazione anche del marito della zia e di un’altro nipote, tutti conviventi.

L’azienda familiare era molto ben organizzata con la zia che riceveva gli ordini telefonici dai clienti e i due nipoti che effettuavano le consegne.