Saronno: gli aiuti alimentari, ovvero metti i soldi in frigorifero

Passano le settimane passano i mesi, ma il mistero dei fondi pervenuti al nostro comune per “misure urgenti di solidarietà alimentare”, come da ordinanza n. 658 della Protezione Civile, rimane un mistero. E non si tratta proprio di spiccioli: risulta che, dei 209.000 euro pervenuti, circa 100.000 sono quelli non ancora utilizzati.

Saronno: gli aiuti alimentari, ovvero  metti i soldi in frigorifero
Alfonso Indelicato
Saronno: gli aiuti alimentari, ovvero  metti i soldi in frigorifero

I consiglieri comunali di  Saronno Alfonso Indelicato e Francesco Banfi ci fanno avere un comunicato che pubblichiamo.

Passano le settimane passano i mesi, ma il mistero dei fondi pervenuti al nostro comune per “misure urgenti di solidarietà alimentare”, come da ordinanza n. 658 della Protezione Civile, rimane un mistero. E non si tratta proprio di spiccioli: risulta che, dei 209.000 euro pervenuti, circa 100.000 sono quelli non ancora utilizzati.

Misure “urgenti” recitava l’epigrafe dell’ordinanza, ma se gli indigenti avessero dovuto attendere, per sfamare se stessi e le proprie famiglie, l’arrivo della prima tranche di aiuti (quelli elargiti sotto forma degli sciagurati “pacchi”)  avrebbero atteso da un mese a quaranta giorni circa, e così avrebbero fatto la misera fine del Conte Ugolino.

Per fortuna i saronnesi, poveri e ricchi, sanno come cavarsela, oppure sono accorti risparmiatori, e di conseguenza sono sopravvissuti.

Peraltro nella circostanza gli stessi hanno scoperto di avere, nell’Assessore alla partita, non un mero assessore, ma un padre buono, in grado, in quanto tale, di insegnare loro la dote preziosa della morigeratezza. In questo egli è stato supportato, da par suo, dal Sindaco, il quale si preoccupava che i bravi cittadini non scialacquassero i denari in leccornie da gourmet. Questo per tacere dei loschi traffici di buoni-spesa, degni di autentici borsari neri, nei quali avrebbero potuto indulgere nonostante la forte tempra insubre. Da tutto ciò l’indole spartana di quei primi pacchi alimentari, che contenevano  granaglie assortite, vario scatolame e altre derrate degne del razionamento in tempo di guerra, e forse – dissero alcuni maligni – all’ultima guerra effettivamente risalenti.

Successivamente, però, l’Amministrazione concedeva una silente – perché mai pubblicizzata – seconda tranche di pacchi, dentro i quali era rinvenibile anche un sobrio buono alimentare da spendersi oculatamente presso i principali supermercati saronnesi e in una rinomata macelleria/gastronomia del centro. Questa seconda tranche veniva richiesta dai cittadini in misura inferiore rispetto alla precedente, e la circostanza forniva all’Assessore lo spunto per affermare  che i cittadini bisognosi non fossero poi tanti, e che di conseguenza egli aveva avuto ragione nel non trasformare i saronnesi in ricchi epuloni. I soliti maligni – sempre in agguato, come la Reazione – dissero allora che in realtà i bisognosi c'erano eccome, ma che preferivano morire di fame piuttosto che sobbarcarsi di tutte le incombenze burocratiche necessarie per ricevere gli aiuti: nucleo familiare, ISEE (che durante la quarantena non era calcolabile né certificabile), buste paga, conto corrente, dichiarazioni varie, suppliche ginocchioni, bacio della pantofola e quant’altro. Ai posteri, sul punto, l’ardua sentenza.

Ci scusiamo per il lungo excursus, ma ci è sembrato utile per comprendere la prospettiva in cui valutare questo congelamento di fondi. È  una prospettiva pedagogica che coinvolge non più il saronnese uti singulus, ma l'intera cittadinanza, indirizzandola sulla via del risparmio, quindi della virtù.

Abbiamo naturalmente scherzato, ma non troppo. L'interrogativo circa i 100.000 congelati rimane, anche perché l'amministrazione, sul punto, è riservatissima. Non ci resta che concludere, citando Flaiano, che anche in relazione agli aiuti alimentari a Saronno la situazione è grave, ma non seria.

Alfonso Indelicato - Francesco Banfi, consiglieri comunali a Saronno