Saronno: elezioni amministrative tra l’incudine e il martello

Si va riscaldando, a Saronno,  la contesa fra i candidati-sindaco e i loro sostenitori. Lentamente, sordamente, sale il livello dello scontro e si accentuano le differenze.

Saronno: elezioni amministrative tra l’incudine e il martello
Alfonso Indelicato
Saronno: elezioni amministrative tra l’incudine e il martello

Si va riscaldando, a Saronno,  la contesa fra i candidati-sindaco e i loro sostenitori. Lentamente, sordamente, sale il livello dello scontro e si accentuano le differenze.

A sinistra, al di là della personale cortesia dei principali attori in scena, si va rafforzando il profilo ideologico dello schieramento. Tu@Saronno assume sempre più il ruolo di truppa d'assalto: abbiamo in lista il prestigioso rappresentante dell'ANPI che rassicura gli antifascisti in servizio permanente, come pure due candidati di origine araba che confortano i cultori della società multietnica. Quanto ai temi ambientalistici, ci pensa in questi giorni il PD nella persona del già assessore Barin, il quale nel suo comunicato, in mezzo ad alcune cose condivisibili, ne lascia cadere di preoccupanti come la seguente: "C’è sempre infatti uno zoccolo duro di cittadini (votanti, ahimè!) che non rinuncerebbe mai alle proprie consolidate abitudini e alle comodità, spesso effimere, determinate dall’utilizzo senza se e senza ma della propria auto in città".

Personalmente appartengo proprio a questa categoria di reprobi, possedendo una piccola vettura  che utilizzo per recarmi in ufficio in un paese circonvicino, e non ho intenzione di convertirmi all'uso della bicicletta o del treno. Inoltre giudico io se le comodità che mi prendo siano effimere o meno, e qualora effimere se comunque concedermele oppure no. Non penso che a causa di ciò mi si debba inibire il diritto di voto (misura, caro Barin, che a momenti non si applica neanche per gli assassini) e infine non ritengo neppure di far parte di uno "zoccolo duro" bisognoso di rieducazione e di redenzione. Ed è questo, devo dire, un intimo carattere distintivo delle persone di sinistra: quello cioè di considerarsi depositarie di un Verbo che deve essere tradotto in pratica a ogni costo, nonostante gli ostacoli frapposti dai kulaki sabotatori di ogni risma, tempo e paese.

Passiamo alla Destra. Ma qui incontro subito una grossa difficoltà, perché a Saronno, in realtà, una Destra non c'è.

Cinque anni fa, impegnato nella campagna elettorale di allora, credevo di poter contribuire a un fronte politico capace di esprimere e spiegare i propri ideali e programmi. Capace di confrontarsi con la Sinistra senza complessi di inferiorità, motivando le proprie posizioni in modo culturalmente dignitoso. Perché non è vero che la cultura sta solo a Sinistra: dalle nostre parti ci sono linee di pensiero originali  e autori di eccezionale caratura, basta averli studiati e, possibilmente, capiti.

Mi sono trovato prevalentemente accanto, però, persone che ragionavano in termini di posti da occupare, di vantaggi da ottenere, di maggiorenti da compiacere,  da avversari da battere in ogni modo, e di altre interessate alchimie di tal genere. Persone spesso prive di trasparenza  ma, si badi, non per amore dell'intrigo, bensì per la consapevolezza dell'incapacità di difendere le proprie posizioni. Con ciò non intendo affermare che in cinque anni non si sia fatto niente, ma che non c’è stato un filo conduttore, una visione d’insieme da difendere e da diffondere. In tal modo ogni volta che l’opposizione attaccava – a volte a ragione, a volte a torto – la navicella imbarcava acqua, poiché non c’era nessuno che la difendesse. E così abbiamo assistito non a un’incompiuta, ma a qualcosa di peggio: una grande occasione sprecata.

Insomma, a mio avviso una Destra priva di cultura è capace soltanto di un piccolo cabotaggio; è una Destra, come scrive Solinas in un suo bel saggio "da salottino piccolo borghese dove regnano le pattine". E nella sostanza tale è stata la nostra Amministrazione: una gestione dell’ordinario, una dichiarazione dell’ovvio, un esercizio di ordinaria amministrazione anche quando – come all’inizio della pandemia – si imponevano decisioni rapide e generose.

E così siamo ora a chiederci se sia meglio il martello dell’ideologia o l’incudine delle corte vedute. Chissà.

 

Alfonso Indelicato