Sanità Lombardia FIALS Denuncia. Un evento a Pavia ha acceso i riflettori sulle difficoltà della sanità pubblica. Il gazebo della salute allestito dai Lions in Piazza della Vittoria è stato letteralmente preso d’assalto. Migliaia di cittadini si sono messi in fila, fin dalle prime ore.
L’obiettivo era accedere a visite mediche specialistiche gratuite. Molti hanno atteso per ore sotto il tendone. Questa immagine, secondo FIALS Lombardia, è una fotografia impietosa.

Mostra un sistema sanitario regionale in grave sofferenza. La Sanità Lombardia FIALS denuncia una crisi di accesso alle cure.
Il sindacato lancia un allarme preoccupato. Una parte sempre più ampia della popolazione lombarda non riesce più ad accedere alle cure pubbliche. Non nei tempi necessari per una diagnosi e un intervento efficaci. Roberto Gentile, Segretario Generale di FIALS Lombardia, commenta duramente le scene pavesi. “Scene come quelle viste a Pavia ci dicono una cosa molto chiara”, afferma Gentile. Interpreta l’enorme affluenza come un sintomo evidente. La Sanità Lombardia FIALS denuncia l’incapacità del sistema di rispondere ai bisogni.
Le parole di Gentile sono nette. “La sanità lombarda non è più in grado di garantire cure tempestive e gratuite come prevede la nostra Costituzione”. Il riferimento è all‘articolo 32 della Costituzione italiana. Tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Garantisce cure gratuite agli indigenti. Ma secondo FIALS, la realtà lombarda si sta allontanando da questo principio. “Se per una visita dermatologica o cardiologica bisogna attendere mesi”, prosegue Gentile, “allora la sanità non è più un diritto”. Diventa, di fatto, “un privilegio per chi può pagare”. La Sanità Lombardia FIALS denuncia questa deriva pericolosa.
Il campus medico temporaneo allestito dai Lions ha lavorato senza sosta. In una sola giornata sono stati erogati centinaia di controlli specialistici. Oltre 350 visite sono state ufficialmente registrate. Le file erano continue per accedere agli ambulatori allestiti nel tendone. Cardiologia, oculistica, diabetologia, dermatologia, neurologia. Specialità molto richieste, evidentemente. “Un successo, certo”, commenta ironicamente Gentile. Riconosce l’impegno dei volontari e l’utilità per chi ha ricevuto la visita. Ma subito aggiunge: “è anche una sconfitta del sistema pubblico”.
La sconfitta, secondo FIALS, sta nel fatto che il sistema pubblico costringe i cittadini a soluzioni alternative. A cercare la salute “dove capita, quando capita”. La logica che emerge è preoccupante. “Se puoi pagare, curi. Se no, aspetti”. Gentile usa parole forti per descrivere le conseguenze. “E a volte, chi aspetta, muore”. Un richiamo drammatico agli effetti delle liste d’attesa eccessive. Diagnosi tardive, peggioramento delle patologie, esiti infausti.
FIALS Lombardia tiene a precisare la sua posizione sull’iniziativa dei Lions. Riconosce il grande valore sociale dell’evento. Lo definisce “un atto di servizio civico”. E “un esempio di solidarietà concreta”. Il lavoro dei volontari, medici e personale sanitario, è encomiabile. Ha offerto una risposta a un bisogno reale. Tuttavia, il sindacato invita a non farsi illusioni. Queste iniziative, pur lodevoli, non possono essere la soluzione strutturale. “Non può diventare la toppa permanente di un sistema che fa acqua da tutte le parti”, avverte Gentile. La carità e il volontariato non possono sostituire la responsabilità pubblica.
Il problema, insiste FIALS, è profondamente radicato nel sistema sanitario lombardo. È un problema strutturale. Le cause sono molteplici e interconnesse. Le liste d’attesa sono definite “infinite”. La carenza di personale sanitario è cronica. Medici, infermieri, tecnici mancano negli ospedali e sul territorio. C’è un problema di disorganizzazione. Le risorse esistenti non vengono forse utilizzate nel modo più efficiente. Questi fattori combinati creano un sistema che fatica a rispondere alla domanda di salute.
La conseguenza più grave, secondo il sindacato, è la deriva verso un modello classista. “La Lombardia si sta avvicinando a un modello sanitario classista”. Un sistema dove la salute è garantita in tempi rapidi solo a chi ha le risorse economiche per rivolgersi al privato. Chi non può permetterselo, resta intrappolato nelle lunghe attese del pubblico. Si crea così una sanità a due velocità. Che discrimina in base al censo. “Questo non è più accettabile”, tuona Gentile. È una violazione dei principi fondamentali di equità e universalità del Servizio Sanitario Nazionale.
La critica di FIALS è radicale. “Una sanità che non cura in tempo è solo una promessa disattesa”. Il diritto alla salute, sancito dalla Costituzione, rimane sulla carta se non si traduce in accesso effettivo alle cure. Servono interventi concreti e urgenti. Il sindacato indica la strada. Servono investimenti significativi nel sistema sanitario pubblico. Servono assunzioni straordinarie di personale. Per colmare le gravi carenze di organico. Serve una programmazione sanitaria efficace. Che ottimizzi le risorse e riorganizzi i servizi. Serve, infine, una forte assunzione di responsabilità politica.
La conclusione di Roberto Gentile è un appello accorato. Le immagini di Pavia, con le migliaia di persone in coda per una visita, non possono essere ignorate. Devono “scuotere tutte le istituzioni regionali”. Devono spingere la politica a intervenire. A invertire la rotta. A rimettere la sanità pubblica al centro delle priorità. Per garantire davvero il diritto alla salute a tutti i cittadini lombardi. Indipendentemente dal loro reddito o dalla loro condizione sociale.
La denuncia di FIALS Lombardia solleva questioni fondamentali sul futuro della sanità nella regione. Mette in discussione l’efficacia del modello lombardo. Spesso presentato come un’eccellenza. Evidenzia le crescenti difficoltà di accesso per fasce sempre più ampie di popolazione. Sottolinea i rischi di una deriva verso la privatizzazione strisciante del sistema. E richiama la politica alle sue responsabilità. La salute non può diventare un lusso. Deve restare un diritto fondamentale garantito a tutti. Le scene di Pavia sono un campanello d’allarme che non si può ignorare.