Saltafoss, quando a Busto Arsizio c’erano le idee e si faceva le cose

Se andate al Museo del Ciclismo alla Madonna del Ghisallo, troverete un pezzo di Busto Arsizio.

Saltafoss, quando a Busto Arsizio c’erano le idee e si faceva le cose

Fa bella mostra di se tra le decine di biciclette di tutti i tipi, esposte al Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo, nel Comune di Magreglio, sul Lago di Como. È il “Saltafoss” , un’invenzione del bustocco Giulio Ceriani, quello che era il Ceriani di via XX Settembre. Se volevi un Garelli, un Muller o il mitico “Corsarino” della Morini dovevi andare da lui, l’alternativa era il Mainini, i due si spartivano praticamente le marche di motorini più richieste Da lì nacquero poi gi appassionati di quella specialità che allora era chiamata “Regolarità”, l’ equivalente dei rally automobilistici, ma fatti con la moto. I ragazzini di allora, metà anni sessanta, avevano quello in testa, il motorino. Quelli di buona famiglia la moto da cross, anche se di cross avevano poco, perché ti si disfavano sotto il sedere, forse si pretendeva troppo da moto di serie, gli altri, i “tamarri”, i motorini da velocità, col manubrio basso, ma le categorie non erano poi così nette, mi ricordo un Garelli, che superava, alla faccia del codice della strada, abbondantemente i 100 km/h. Si iniziava a saltare sulle cunette e a derapare sulle stradine sterrate con la bicicletta, in attesa di arrivare ai 14 anni fatidici, l’età in cui si poteva guidare il “cinquantino”. Le migliori biciclette, quando crescevi e quelle da bambino erano diventate troppo piccole, erano con i freni a bacchetta, perché più robuste anche se pesanti, dei nonni e dei genitori, resistevano meglio alle sollecitazioni dei giovani crossisti, maggiormente ricercate quelle da donna più piccole e maneggevoli. Le “Grazielle” come dimensioni e peso, con le loro ruote ridotte, erano l’ideale, ma, essendo pieghevoli, si spaccavano subito. I posti per fare cross: la “Montagnetta” al Cinque Ponti o dalle parti di Via del Roccolo, dove la fonderia Tovaglieri depositava le scorie di lavorazione, ma ogni terreno sterrato, con qualche cunetta, andava bene. Poi, nel 1968 qualcuno, Giulio Ceriani, creò l’anello mancante nell’evoluzione darwiniana tra la bicicletta e il motorino: il Saltafoss. Prese una Carnelli Roma Sport, l’azienda che produceva la “Graziella” e, montando ammortizzatori, forcella, manubrio con il traversino, freno a tamburo, sella allungata, che si poteva andare in due, un rinforzo qua, una piastra saldata là fece qualcosa che non esisteva. I collaudi avvenivano al Ciglione della Malpensa, mitico campo da cross, insieme con Olgiate Olona, il collaudatore il figlio Paolo, l’attuale titolare della Ceriani Moto al Buon Gesù, con i suoi amici dodicenni. Per il nome da dare Giulio Ceriani si ispirò ai ragazzini che,in bicicletta, saltavano dossi e cunette e i loro avvallamenti, i foss in dialetto bustocco. Ma il nome, rigorosamente maschile nessuno allora tra addetti ai lavori avrebbe detto la Saltafoss , nato dialetto, divenne italiano, ad indicare una ben precisa categoria di biciclette. Il successo fu immediato e l’evoluzione anche, con aggiunta di cambio a tre marce, con leva sul telaio, finto serbatoio, numero da gara sul manubrio e freno a disco. Giulio Ceriani iniziò la produzione insieme con l’amico Paolo Torretta, la “creatura” venne pubblicizzata sui giornali e presentata al Salone del Ciclo e del Motociclo di Milano. Un vero trionfo, oggetto di desiderio da parte di tutti i ragazzini. La gamma si andava ampliando con la Bicicross, il modello più economico e meno accessoriato, la Sempion, versione classica e da corsa, fino ad arrivare alla Gambalunga, versione chopper, era uscito il film Easy Rider, con le forcelle allungate, da ultimo un tandem da bambino, con le ruote piccole da 16”. Poi, negli anni 80, anche in Europa arrivò, dalla California, la mountain bike (MTB) e il mercato venne invaso da questo mezzo, nato originariamente per fare gare in discesa su sterrato. Le Bicycle Motocross (BMX), altra invenzione americana, si organizzarono in federazione mondiale con categorie e gare e Giulio Ceriani decise di cedere il marchio. Resta il fatto che Giulio Ceriani è il vero padre delle biciclette da cross,. Erano ancora i tempi in cui Busto Arsizio guardava al futuro e non al passato e un’idea, nata dal cuore e non dai calcoli finanziari, diventava una realtà produttiva ed economica. Resta il dubbio se il Saltafoss fosse una bicicletta da cross per ragazzi o una moto a pedali, ma questo riguarda chi la costruiva e, soprattutto, come si sentiva chi la usava.