Quella deplorevole alleanza tra Greta e Francesco che “frega” la Generazione Reds

Quella deplorevole alleanza tra Greta e Francesco che “frega” la Generazione Reds

La Generazione dei Millennials ha, al pari della Generazione Dark, una sua specifica Storia. Di manifestazioni artistiche maggiormente rappresentative – è la loro debolezza, mentre la nostra era il Cuore ben compreso dal cosiddetto “Rinascimento Disney” - ne hanno sin troppe.

Oggi si manifestano in toto nelle serie tv: le troviamo su Netflix, le troviamo su Amazon Prime, le troviamo su Now Tv, le troviamo (ancora) su Sky e Fox (ah, la Fox Tv!) e le troviamo anche su Al Jaazera, su Telemundo e, vabbè, anche sulla Rai in chiaro.

Il Cinema scompare, così protagonista della Generazione Dark (se credete che le sale cinematografiche resisteranno al Coronavirus, ovvero non a dopodomani ma al qui e ora, siete da TSO) ma rimane il Teatro quale manifestazione elitaria, circoscritta ma bramata da tutti. Ovviamente c’è un’origine: tra 2000 e 2006 il Mondo fu attraversato dalla “fase forte” del Terrorismo di matrice musulmana e una giovane generazione di artisti d’origine ebraica disse (ehi: forse ci siamo salvati a Hitler, ma se questi ci aizzano contro 1 miliardo di musulmani faremo una brutta fine) ecco lì che nascono i “fiori” (rossi) “del Male” della Generazione Reds: The Orange Country (‘The O.C.’) su tutti, ‘Chuck’, ‘Gossip Girl’ e ‘Hart of Dixie’. Una sola Dea, una sola Diva: l’ebrea Rachel Bilson. Un solo ideatore, un solo scrittore, regista e sceneggiatore: l’ebreo Josh Schwartz. E un solo mezzo di acculturamento virtuale: Wikipedia, l’Enciclopedia libera (ovvero extra-accademica e non consigliata a nessun laureando).

Perché chiamarla generazione Reds? Presto a dirsi oggi quando un Millennials vero e proprio non è (quasi mai) entrato all’Università e – per esempio in Italia – finirà categoricamente per diplomarsi in ritardo. Tuttavia in Cile, Libano, Egitto questi giovani non tanto manifestano, ma vanno a crepare come mosche a differenza nostra; e anche negli Stati Uniti (ove dicono: “Sanders o Ghigliottina”, vedremo se dalla California e da San Francisco dal fiore dell’innocuità che va avanti da un secolo germoglierà una spina, no perché Sanders non sembra in grado di potersi candidare a Novembre del ‘20)… indubbiamente più che rifarsi a un certo tipo di Romanticismo, come viene segnalato anche in Italia da ‘Il Foglio’, appaiono dei poveri nichilisti. E ‘Anna Karenina’ di Keira Christina Knightley (la più tolstojana di Londra, protagonista dei purissimi riots anarchici del 2011 figli di quel ‘God Save The Queen’ – ricordo che assalirono anche la famiglia reale) sarebbe una visione obbligata, sapendo però che Lev Tolstoj viene si definito “anarchico cristiano” e ha sì un concetto di Provvidenza (si legga Guerra e Pace) assai simile a quello di Manzoni, speculare ma ortodosso e con una differente visione sul Napoleone, ma l’anarchico lo si può dimostrare collegando, che so, Bonnot a Serge, ovvero, portandolo in musica italiana, Lalli a Mancinelli… ma non lo ha fatto nessuno e comunque non fatelo a casa (o si?).

L’unico modo per non finire male è vedere il cinema di Stefano Calvagna, che tesse un filo tra il Novecento e il nuovo Millennio, senza finire fascisti (insomma sconsiglierei Casa Pound destinata a cascarvi in testa) che del resto non è ciò che si intende con quel cinema.

Per queste ragioni io li definirei i “Reds”. Avrei un’interprete: Erica Rossini, di Acilia. Scrittrice più giovane di Greta o qualcosa del genere e anche attrice vera e propria. Un confine geografico esiste, i licei ostiensi figli (ma soprattutto i figliastri) del Sessattotto ostiense, tra 1998 e 2008, ci credereste a tutto ciò? Suburra non può bastare, la fiction dovrebbe entrare nella realtà.

Naturalmente la “mini-Bendit” di questa generazione senza speranze sin dalla culla è Greta Thunberg. Uccisa da un povero vecchio.

Lorenzo Proia