Poste Italiane, la rabbia di chi ci lavora

una lettrice nonchè lavoratrice delle Poste ci scrive

Poste Italiane, la rabbia di chi ci lavora

di GIUSEPPE CRISEO

Lamentele senza fine contro i servizi postali, contro le chiusure delle sedi, per le lungaggini, la burocrazia, le file e i tanti piccoli e grandi problemi.

Alla fine c'è pure chi prende carta e penna, così si dice, e ci scrive il suo punto di vista, e come sanno i lettori, diamo possibilità di replica:

"Forse non siamo un numero verde o un callcenter. Forse siamo agli sportelli a lavorare. Forse non è corretto parlare al telefono mentre servi agli sportelli. Il 90% delle chiamate chiedono assurdità tipo:
Che orari fate? 
Ho il conto da voi mi fate un bonifico?
Non ho soldi sul conto e mi passa una rata, me li da lei poi li ridò?
Mi fa l'ISEE per telefono? 
Mi può dire il mio estratto conto?
Ho finito lo scoperto di conto ora cosa faccio?
Mi potete dare € 2500,00 euro che non ho, poi li ridò quando mi entra un assegno.
Esiste un numero verde, esiste internet, esiste che se non si può chiamare e navigare si va di persona, esiste che in posta si lavora! Dal medico si prende appuntamento, idem in banca, idem dalla parrucchiera e dall'estetista! Io ho dato ai clienti il numero di cellulare di servizio che spengo quando sono in ferie, la domenica e le feste comandate, perché molti si dimenticano che è domenica o la festa nazionale e chiamano al mattino presto...con incazzatura mia e di mio marito!!! Il disservizio è dovuto a quelle persone che interrompono il nostro lavoro per delle cavolate!!!"

Ai lettori l'ardua sentenza.