I dati ISTAT del censimento delle acque per uso civile relativi al 2020 evidenziano che in italia sprechiamo il 42,2% dell’acqua erogata
In italia sprechiamo l’acqua erogata
Il motivo per cui in Italia sprechiamo l’acqua erogata è che la rete distributiva è obsoleta e nessuno pensa di rinnovarla.
Il 60% della rete idrica nazionale è stato posato oltre 30 anni fa e il 25% supera anche i 50 anni.
Dai dati diffusi dall’ISTAT emerge che nel 2020 in Italia operano nel settore dei servizi idrici per uso civile 2.391 gestori.
Gli italiani prelevano 9,2 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile corrispondenti a 422 litri giornalieri per abitante.
Il volume di acqua potabile immessa nelle reti comunali di distribuzione è stato di 8,1 miliardi di metri cubi.
Ma a causa delle perdite gli utenti finali dispongono di 4,7 miliardi di metri cubi di acqua erogata per usi autorizzati.
L’acqua si perde per strada
La differenza di 3,4 miliardi di metri cubi, corrispondente al 42,2% dell’acqua immessa in rete si perde per strada.
Le perdite maggiori sono nei distretti idrografici della fascia appenninica centro-meridionale e insulare, nonché nelle regioni del Mezzogiorno.
Inoltre nel 2020 si stima che circa nove residenti su dieci (88,7%) siano allacciati alla rete fognaria pubblica, anche in mancanza di impianti di trattamento successivi.
6,7 milioni di residenti non allacciati alla rete fognaria pubblica e di questi 387 mila risiedono in 40 comuni completamente privi del servizio.
Impianti di depurazione
Sono 18.042 gli impianti di depurazione delle acque reflue urbane in esercizio nel 2020 e servono il 96,3% dei comuni italiani.
In 296 comuni, dove risiedono 1,3 milioni di abitanti (2,2% dei residenti) il servizio pubblico di depurazione delle acque reflue urbane è completamente assente.
Il 68% di questi comuni sono circoscritti nel Mezzogiorno, soprattutto in Sicilia, Campania e Calabria.
Nel settore civile la dispersione è molto più accentuata nel settore civile (45,3 %) mentre per le pratiche irrigue si stima intorno al 15%.
In Italia la rete degli acquedotti si sviluppa per 425 mila km, ma arriva a 500 mila includendo gli allacciamenti.
Il 60% della rete idrica italiana ha oltre 30 anni di vita e il 25% supera abbondantemente i 50 anni.
La cosa vergognosa è che il tasso di rinnovo annuale è di 3,8 metri di condotta ogni chilometro.
A questi ritmi per svecchiare l’intera rete servirebbero più di 260 anni.
La seconda repubblica
In Italia servirebbero almeno 5 miliardi all’anno per ammodernare e/o manutenere la rete idrica nazionale.
Invece gli investimenti attuali valgono poco più di 30 euro per abitante, contro i 100 della media europea.
Con l’avvento della seconda repubblica la nuova classe politica italiana che ha governato si è completamente disinteressata del paese reale.
Non solo i governi degli ultimi decenni hanno smesso di costruire nuove infrastrutture, ma anche di manutenzionare quelle esistenti abbandonando il paese al totale degrado.