Eugenio Scalfari è nato a Civitavecchia il sei aprile del 1924 e se ne è andato ieri a 98 anni, dopo aver cambiato il giornalismo italiano
Eugenio Scalfari, il compagno di banco di Calvino
La famiglia di Eugenio Scalfari si trasferì a Sanremo dove il giovane frequentò il liceo classico con un amico/compagno di banco speciale come Italo Calvino.
I due ragazzi scoprirono insieme la vita e le esperienze adolescenziali e costruirono “una grammatica del pensiero e delle emozioni” (cit. La Repubblica)
Poi le loro strade divaricarono di fronte al fascismo.
Eugenio mentre frequentava giurisprudenza collaborò con “Roma Fascista”, l’organo ufficiale del GUF di cui divenne caporedattore nel 1942.
Nel dopoguerra si avvicinò al neonato Partito Liberale e, nel 1950 mentre lavorava in BNL, cominciò a collaborare con Il Mondo e poi con L’Europeo.
Fu licenziato dalla BNL per alcuni articoli molto critici sulla Federconsorzi che piacquero alla direzione della banca.
L’Espresso
Successivamente nel 1955 fu uno dei fondatori del Partito Radicale e nello stesso anno diventò direttore amministrativo del neonato settimanale L’Espresso.
Otto anni dopo ne assume anche la carica di direttore responsabile restando allo stesso tempo anche direttore amministrativo.
L’Espresso in quegli anni arrivò a superare un milione di copie vendute.
Negli anni successivi Scalfari si rese protagonista di una serie di inchieste clamorose.
Nel 1967 pubblicò con Lino Jannuzzi l’inchiesta sul SIFAR e sul presunto colpo di stato organizzato dal generale De Lorenzo.
Il generale presentò querela e i due giornalisti furono condannati rispettivamente a 15 e 14 mesi di reclusione.
Nel 1968 il Partito Socialista Italiano offrì loro l’immunità parlamentare facendoli eleggere entrambi in parlamento.
Il candidato Scalfari prima di entrare in parlamento lasciò la direzione de L’espresso.
Nel 1971 sottoscrisse la lettera aperta a L’Espresso contro il commissario Luigi Calabresi, ma dopo 45 anni, nel 2017, ammise che quella firma era stata un errore.
In quegli anni criticò apertamente e accanitamente l’operato di Eugenio Cefis, presidente di ENI prima e di Montedison poi.
Scalfari scrisse sull’argomento nel 1974 un libro inchiesta con Giuseppe Turani dal titolo Razza padrona.
La Repubblica
Nel 1975 invece Scalfari fondò il quotidiano la Repubblica, che debuttò nelle edicole il 14 gennaio del 1976.
Il gruppo che sostenne la nascita del giornale coinvolse il Gruppo L’Espresso e la Arnoldo Mondadori Editore.
La Repubblica aprì una nuova pagina del giornalismo italiano e, in pochi anni, diventò per molto tempo il principale giornale italiano per tiratura.
Negli anni 80 al gruppo si aggiunse Carlo De Benedetti.
Ci fu, inoltre, il vano tentativo di acquisizione da parte di Berlusconi in occasione della “scalata” del titolo Arnoldo Mondadori Editore.
Successivamente la “Repubblica” di Scalfari aprì il filone investigativo sul caso Enimont, che dopo due anni verrà in buona parte confermato dall’inchiesta di “Mani pulite“.
Nel 1996 Eugenio lasciò il ruolo di direttore de La Repubblica, ma continuò a collaborare come editorialista dell’edizione domenicale.