Taglio ai fondi per le disabilità: la dura protesta di patto per il nord contro la manovra
La discussione sulla nuova manovra finanziaria si accende con toni durissimi dopo la denuncia di patto per il nord riguardo a un presunto squilibrio nella distribuzione delle risorse pubbliche. Al centro della polemica vi è il taglio ai fondi per le disabilità, una misura definita inaccettabile e priva di legittimità morale dal movimento politico. Secondo quanto diffuso in una nota ufficiale il 23 dicembre 2025, la scelta di ridurre i finanziamenti destinati alle fasce più fragili della popolazione rappresenterebbe un segnale di profonda ingiustizia sociale.
La critica si concentra in particolare sul confronto tra i risparmi imposti al settore del sociale e l’aumento dei costi destinati alla gestione della macchina amministrativa centrale. Il taglio ai fondi per le disabilità ammonterebbe a circa 30 milioni di euro, una cifra che, secondo patto per il nord, stride fortemente con l’incremento di ben 331 milioni di euro previsto per le spese della presidenza del consiglio. Questa disparità di trattamento è stata descritta come uno schiaffo in faccia alle persone fragili, alle famiglie e ai caregiver che ogni giorno affrontano le sfide della disabilità.
Le ragioni della protesta: dignità e giustizia sociale
Per patto per il nord, la questione non riguarda esclusivamente i numeri di bilancio, ma tocca direttamente i diritti fondamentali dei cittadini. Fabrizio sottocornola, responsabile della consulta disabilità del movimento, ha sottolineato come dietro queste cifre si nascondano meno assistenza, meno autonomia e, in definitiva, meno dignità per migliaia di persone. La scelta del governo è stata definita cinica, poiché chiede sacrifici a chi è già in difficoltà mentre garantisce maggiori risorse ai vertici istituzionali.
L’accusa di ipocrisia istituzionale rivolta all’esecutivo mette in luce una frattura profonda tra la retorica politica e le azioni concrete. Chi sta dalla parte della dignità e della giustizia non può accettare che il rigore finanziario colpisca solo i più deboli. Il movimento ribadisce che il futuro del paese non può essere costruito su scelte che negano i diritti essenziali, chiedendo un’inversione di rotta immediata per ripristinare i fondi sottratti al comparto della disabilità.
Il ruolo del ministro e la richiesta di atti concreti
Un punto centrale della polemica riguarda l’operato del ministero per la disabilità. Patto per il nord contesta un approccio giudicato troppo formale e poco incisivo nella difesa delle risorse. Secondo la nota diffusa, il ruolo di un ministro non dovrebbe essere decorativo o limitato alla partecipazione a eventi pubblici e tagli di nastro. Al contrario, il mandato ricevuto richiederebbe una difesa strenua dei diritti e della dignità dei disabili, anche attraverso lo scontro politico all’interno del consiglio dei ministri, se necessario.
Il silenzio o la mancanza di una ferma opposizione ai tagli viene interpretata come una forma di complicità. La richiesta che arriva da più parti è quella di passare dalle passerelle agli atti concreti. Non bastano le foto o le dichiarazioni di intenti se poi, nei fatti, i servizi essenziali per la disabilità vengono depotenziati. La politica è chiamata a dimostrare con i fatti, e non solo con le parole, di voler realmente sostenere chi vive in condizioni di fragilità.
L’impatto sulle famiglie e sui caregiver
Il taglio ai fondi per le disabilità non colpisce solo i singoli individui, ma ha ripercussioni a cascata su tutto il nucleo familiare. I caregiver, spesso figure invisibili ma fondamentali nel sistema di welfare italiano, si trovano a dover colmare i vuoti lasciati dallo stato con risorse proprie e sacrifici personali. La riduzione dei finanziamenti significa meno ore di assistenza domiciliare, meno supporto scolastico specializzato e una maggiore difficoltà nell’accesso a programmi di autonomia abitativa.
In un contesto economico già complesso, queste decisioni rischiano di spingere molte famiglie verso la marginalità sociale. La dignità di una società si misura dalla capacità di proteggere e valorizzare ogni suo componente, indipendentemente dalle sue abilità fisiche o psichiche. Per questo motivo, la mobilitazione contro la manovra promette di proseguire, coinvolgendo associazioni e cittadini che chiedono una gestione delle risorse pubbliche più etica e orientata al bene comune.
Conclusioni e prospettive future
La battaglia politica attorno alla manovra e al taglio ai fondi per le disabilità evidenzia una visione opposta della gestione del paese. Da una parte, le esigenze di bilancio e il rafforzamento delle strutture di governo; dall’altra, il grido di chi chiede di non essere dimenticato. La posizione di patto per il nord è chiara: o si sta dalla parte della giustizia sociale, oppure si deve avere l’onestà di farsi da parte.
Resta da vedere se il governo accoglierà queste critiche apportando modifiche al testo della manovra prima della sua approvazione definitiva.
La pressione mediatica e sociale potrebbe spingere l’esecutivo a trovare soluzioni alternative per recuperare i 30 milioni di euro necessari a garantire i servizi minimi. La sfida per la politica italiana, ora più che mai, è quella di dimostrare che il rigore non deve necessariamente tradursi in una mancanza di umanità e di attenzione verso i cittadini più deboli
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