Nuove truffe corrono in rete

Nuove truffe corrono in rete

Varese: truffa sfociata in rapina nei confronti di una anziana sola

Una volta in TV era facile imbattersi in programmi dove venivano offerti in vendita oggetti che risultavano rubati o le famose offerte di Vanna Marchi.  Non poche televendite si sono poi rivelate truffe. Oggi abbiamo la rete che offre non poche possibilità di lavoro a truffatori più o meno abili. E’ di pochi giorni fa la notizia della chiusura da parte dell’Agcom di alcuni siti che offrivanoprodotti a prezzi particolarmente scontati con il sistema definito “buy and share”. Potrebbe sembrare uno dei nuovi strumenti offerti dalla digital economy e, forse, nelle intenzioni originarie di chi lo ha inventato lo era. Tuttavia qualcuno ha impiegato ben poco tempo per applicarvi il cosiddetto “schema Ponzi.”

In pratica con il buy and share gli utenti vengono fatti iscrivere a gruppi di acquisto, non gratuitamente, dove si prospetta l’acquisto di beni di consumo a prezzi inferiori ai normali listini, in particolare cellulari. Non viene detto, però, è che in realtà non si ha la possibilità di effettuare una vendita immediata, bensì viene inserita una prenotazione che potrà essere soddisfatta solo con la successiva adesione di altri utenti che vada a compensare le richieste di chi li ha preceduti.

I siti oscurati non solo non offrivano adeguate informazioni sulle modalità operative, ma neppure garanzie sulla possibilità di acquistare il bene prenotato. Inoltre alcuni dei siti creavano non poche difficoltà per l’esercizio dei diritti dei consumatori. In sintesi un sistema piramidale che scarica sugli utenti ultimi arrivato i maggiori rischi. Le modalità, peraltro, vengono inserite sui siti con linguaggi talmente criptici, ma alla fine esaustivi, tali che gli utenti spesso hanno ben poco di cui lamentarsi. Ovviamente le società che gestiscono queste forme di “commercio” sono quasi sempre S.r.l. da cui è impossibile ottenere rimborsi o risarcimenti danni.

Diverso invece il caso di siti che offrono strepitosi guadagni mediante uso, circolazione e investimenti in monete digitali, in particolare bitcoin, dopo che sono state già smascherate truffe mediante gli inesistenti onecoin, spacciati come criptovaluta globale e trasparente alla portata di tutti.  Uno dei due ideatori è stato condannato negli Stati Uniti, mentre la sorella sembra sia ancora latitante. Anche qui il sistema era sempre lo stesso, pubblicizzato anche in eventi con caratteri hollywoodiani in cui pensionati e casalinghe garantivano guadagni anche fino a novantamila euro a settimana. Importante era però, prima di tutto, iscriversi, pagare la fee per l’acquisto di un kit di materiale e corso di formazione per poi iniziare a creare la propria rete di collaboratori e partner. Lo stesso accade con siti che invitano a investimenti in criptovalute.

Uno dei nuovi sistemi è quello di indurre i risparmiatori ad “iscriversi ad un club” il cui scopo sarebbe quello di investire in maniera differenziata e con monete dematerializzate o comunque descritte nei più svariati modi. Interessante il loro modo di proporsi in concorrenza al sistema bancario che viene anche definito quello del signoraggio. Specchietti per le allodole di chi non si fida delle banche tradizionali. In ogni caso l’utente spesso non si sofferma sul fatto che per poter trasferire la fee di ingresso richiesta, oppure il primo investimento magari di soli cento euro, deve digitare i propri codici bancari e password. Estremamente probabile essere vittima di furti di dati mediante phishing. Altro sistema usato è quello di utilizzare una Initial Coin Offering (ICO), strutture che mediante i loro siti raccolgono investimenti per start up. Allettati dalla prospettiva di facili guadagni a breve, i risparmiatori non si soffermano ad analizzare i progetti che vengono proposti né, tantomeno, si accertano che vi sia dietro queste attività. E’ a volte del resto sufficiente leggere con maggiore attenzione i siti e scoprire che, talvolta, non è neppure indicata una sede legale o di riferimento né, tantomeno neppure una mail a cui fare riferimento. Spesso l’unico contatto è quello di hci ha proposto l’investimento che è spesso anche lui vittima di un raggiro forse inconsapevole da parte di chi lo ha a sua volta coinvolto.

Di Gianni Dell’Aiuto