Lonate Pozzolo: presa la banda che a maggio aveva rubato 130 mila euro di beni di lusso in un deposito.

Lonate Pozzolo: presa la banda che a maggio aveva rubato 130 mila euro di beni di lusso in un deposito.

Lo scorso maggio avevano disattivato il sistema di allarme di un deposito di Lonate Pozzolo rubando capi di abbigliamento ed accessori griffati di due noti marchi italiane, per circa 130.000 euro.

I ladri rubavano la merce in Italia, poi con il carico si dirigevano verso la Slovenia e di là in Romania, e scaricavano in un deposito nei pressi di Oradea da dove avevano organizzato le vendita in rete del maltolto.

Le indagini della Squadra Mobile della Questura di Trento sono partite dopo un furto di circa una ventina di e-bike in un punto noleggio situato all’interno di un albergo di Vermiglio.

Gli inquirenti hanno individuato il cuoco rumeno dell’albergo che nella notte dell’11 marzo ha fatto da basista, mettendo fuori uso l’impianto di allarme per favorire i suoi connazionali che hanno così potuto agire indisturbati.

In quella occasione le biciclette con pedalata assistita del punto di noleggio sono state caricate su un furgone e trasportate oltre il confine sloveno.

Le indagini hanno permesso di ricostruire l’accaduto utilizzando sia le immagine delle telecamere di sorveglianza sia gli impianti di rilevazione della velocità nel tragitto da Vermiglio a Trento e poi lungo l’autostrada verso Trento.

Dall’analisi dei video hanno ricostruito la fuga dei malviventi che si sono diretti verso il confine con la Slovenia con l’aiuto di una utilitaria che li precedeva per controllare che non vi fossero posti di blocco lungo il tragitto.

La destinazione ufficiale della refurtiva era un deposito nella cittadina di Oradea, nel nord della romania dove veniva catalogata e messa venduta in internet a prezzi ovviamente molto inferiori a quelli di mercato.

Il gestore del punto noleggio delle e-bike di Vermiglio, scandagliando la rete ha “pescato” l’annuncio di una delle sue bici rubate e lo ha segnalato alla squadra mobile, a quel punto l’indagine ha fatto un balzo in avanti e, in collaborazione con la polizia romena ha localizzato il deposito di Oradea.

La vicenda si è conclusa con l’emissione del mandato di arresto per sette persone di cui quattro domiciliati in diverse località della Romania per i quali è stato emesso un mandato di arresto europeo.