Lisanza accoglie don Oliviero Bruscagin
Lisanza accoglie don Oliviero Bruscagin
Nei prossimi giorni, don Oliviero Bruscagin, dopo nove anni di servizio Ministeriale come Sacerdote residente con incarichi ai Ronchi Madonna della Speranza Comunità Pastorale San Cristoforo è pronto ad assumere un nuovo incarico Pastorale.
Infatti, nei mesi scorsi l’Arcivescovo sua Ecc.za Mons. Mario Enrico Delpini gli ha chiesto la disponibilità nel trasferirsi a Lisanza Comunità Pastorale Sant’Agostino di Sesto Calende sempre come Sacerdote residente con incarichi.
Alcuni giorni fa, il dott. Mauro Lanfranchi lo ha intervistato.
Ringraziamo il dottor Lanfranchi per averci concesso l’autorizzazione di pubblicare l’intervista.
Intervista a don Oliviero Bruscagin.
L’Arcivescovo mons. Delpini ha destinato don Oliviero Bruscagin come residente con incarichi pastorali presso la nostra Comunità, affidandogli in particolare la parrocchia di Lisanza. Don Oliviero non è per noi uno sconosciuto, essendo stato per vent’anni parroco a Golasecca e – per un periodo di tempo ancora più lungo – confessore delle Suore Mercedarie della casa di riposo “Sant’Angelo”. Per avere qualche notizia in più su di lui, gli abbiamo posto alcune domande.
Dove è nato?
Sono nato nel 1952 a Colturano, un paesino rurale vicino a Melegnano, a sud-est di Milano: poche cascine, allora. Mio papà era emigrato dal Veneto. Da ragazzo con la famiglia mi sono trasferito nel territorio della parrocchia di Mezzate di Peschiera Borromeo.
Come è nata la sua vocazione?
Il mio parroco mi voleva molto bene: mi faceva aprire la chiesa, mi faceva fare il chierichetto, il sacrista… E’ stato lui a orientarmi verso il seminario, dove sono entrato in prima media: sono stato prima a Masnago, poi a Seveso, poi per il liceo a Venegono, poi Saronno e Merate dove facevo il prefetto dei più piccoli… Ricordo padre Pietro Quattrini che al liceo mi disse: “Se il Signore ti vuole prete, tu diventerai prete.
Se il Signore non ti vuole prete, qualunque sforzo tu farai non diventerai prete”. Non è che studiassi proprio tanto, a dire il vero… Tra i miei Superiori in seminario ricordo mons. Claudio Livetti, poi Prevosto di Busto, mons. Marco Ferrari, mons. Diego Coletti, poi Vescovo di Como e mons. Attilio Nicora. E i padri spirituali mons. Renato Corti, poi Vescovo di Novara, e padre Giuseppe Zanoni.
Quando è stato ordinato sacerdote?
Sono stato ordinato prete il 10 giugno 1978 in Duomo dal card. Giovanni Colombo. Io definisco il card. Colombo un uomo saggio, di poche parole ma che sapeva valutare le persone e circondarsi di collaboratori validi come mons. Giacomo Biffi, poi Arcivescovo di Bologna, mons. Nicora, mons. Bernardo Citterio. Il card. Colombo mi è stato molto vicino quando è morta mia mamma. Mi ha scritto una lettera in cui diceva: “La mamma di un prete non dovrebbe mai morire”. Aveva proprio ragione!
Quali le tappe del suo ministero?
Il mio primo incarico è stato come coadiutore a Pontirolo Nuovo, vicino a Treviglio, in provincia di Bergamo. Venivo dopo un coadiutore che era stato lì per 32 anni. Per me sono stati gli anni più belli, con un bravissimo parroco, don Felice Vigentini: io avevo 26 anni, lui 70.
Abbiamo creato l’oratorio, non tanto come strutture ma come stile pastorale, come affiatamento tra le persone, come condivisione: è questo che conta, alla fine! Poi sono stato a Motta Visconti: qui sono rimasto poco tempo.
Poi a Rosate, sempre in provincia di Milano. Lì non avevo neanche una casa! Nel periodo di Rosate, mia mamma ha avuto un infarto…
Poi sono stato trasferito a Tornavento di Lonate Pozzolo: è stato quello il mio primo incarico come parroco.
La gente corrispondeva bene alle mie proposte: abbiamo rifatto l’organo, l’altare… Poi Golasecca, dove sono rimasto come parroco per vent’anni. Anche di Golasecca conservo bei ricordi: all’inizio è stato faticoso, ma poi mi sono innamorato di quella comunità… E da qualche anno mi trovo nella Comunità Pastorale San Cristoforo di Gallarate, dov’ero insieme a don Luca Corbetta prima che fosse nominato Prevosto a Sesto e dove ho il ruolo di referente per la parrocchia della Madonna della Speranza in località Ronchi.
Che cosa vuol dire alla comunità di Sesto che si prepara ad accoglierla?
Per prima cosa, voglio dire un grande grazie a don Luca, in espressione di sincera riconoscenza. A Sesto, spero di poterlo aiutare nel lavoro pastorale e di essergli vicino con amicizia.
Come preti, dobbiamo puntare soprattutto sul volerci bene, sul comprenderci, ciascuno col proprio carattere e coi propri difetti, come tutti gli esseri umani.
Da giovane prete, ricordo che don Albino Cermusoni, parroco di Castel Rozzone, mi diede questo suggerimento: “Quando entri in una nuova comunità, presentati così: se fossi un eccellente amministratore, sarei a lavorare in Curia; se fossi un santo, sarei in cielo; sono un uomo, e vengo in mezzo a voi come uomo che ha i suoi difetti”.
Alla comunità di Sesto, e in particolare a quella di Lisanza, voglio dire: è il Signore che mi conduce ora tra voi…
Tutti insieme dobbiamo fissare il nostro sguardo fiducioso sul Signore Gesù e ricavare dalla preghiera la forza per essere capaci di vivere tutti insieme un cammino di comunione, di condivisione, volendoci bene e aiutandoci vicendevolmente. Che il Signore benedica questo cammino e ci aiuti a crescere nella fede in lui e nella carità tra di noi.
Infine un ricordo particolare per il papà di don Oliviero.
Don Oliviero da quando perse la mamma all’età di 62 anni, era ancora un giovane Sacerdote, lo accompagnò nel suo cammino Sacerdotale il suo caro papà Piero.
Nell’estate 2003 ebbe dei problemi di salute, fino al decesso avvenuto nel settembre dello stesso anno.
La parrocchia Santa Maria Assunta di Golasecca, per chi non lo sapesse, conserva un ricordo tangibile di un uomo semplice e pieno di fede.
Don Oliviero fece restaurare il Tabernacolo e all’ interno della porta dello stesso fece imprimere una scritta: “A mio papà Piero”.
“Non so esprimere ciò che vive la loro presenza nel mio cuore e nel loro essermi stato accanto nel mio essere prete e nel mio ministero sacerdotale. Ancora oggi li sento vicini con la loro preoccupazione nelli’iniziare questa nuova ‘avventura’ a Lisanza nella comunità di S. Agostino….
Golasecca preghi con me Gesù perché mi accompagni sempre….e mi sia vicino con cuore amico… E invoco su essa la benedizione del Signore.”
Don Oliviero Bruscagin.
Mauro Lanfranchi