Grazie alla battaglia legale di LNDC Animal Protection, 1 anno e 6 mesi di reclusione all’uomo che lasciò morire il proprio cane. La cagnolina rimase chiusa in casa, senza acqua né cibo per lungo tempo.
I fatti risalgono alla tarda primavera del 2017, quando Nikita fu trovata morta all’interno della casa in cui viveva; a seguito di alcune segnalazioni sull’odore proveniente dall’appartamento. All’epoca, il suo proprietario si giustificò dicendo che era rimasto fuori casa più giorni del previsto per un impegno di lavoro. LNDC Animal Protection aveva denunciato l’uomo e si è costituita parte civile nel procedimento a suo carico, in modo da seguire in prima persona l’evoluzione delle indagini.
Le dichiarazioni del legale
“Stando a quanto appreso nel corso del processo”, fa sapere Michele Pezone – Legale e Responsabile Diritti Animali LNDC Animal Protection. “L’uomo aveva smesso di pagare l’affitto dell’appartamento e per questo l’aveva lasciato, abbandonando al suo interno la povera cagnolina. Non è stato possibile sapere con certezza quanto tempo Nikita sia rimasta da sola; secondo il veterinario dell’ATS sentito in udienza le sue condizioni erano quelle di un cane rimasto senza cibo e acqua per almeno 15 giorni. Il giudice ha condannato l’uomo che lasciò morire il proprio cane a 1 anno e 6 mesi di reclusione per aver causato la morte dell’animale,” ai sensi dell’articolo 544-bis del Codice Penale.”
“Questa vicenda è davvero raccapricciante e non ci possono essere scusanti né perdono per il comportamento spietato di quest’uomo”. Commenta Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection.
“È straziante pensare quanto abbia sofferto questa povera cagnolina, agonizzando giorno dopo giorno senza poter bere e mangiare fino a morire di fame e di sete. Non riesco davvero a capire come quest’uomo possa essere così senza cuore. Se l’avesse abbandonata per strada, avrebbe comunque avuto una possibilità di sopravvivenza mentre così ha scelto deliberatamente di condannarla a morte nel modo più crudele possibile.
Seppure a causa dei limiti della legge la pena non è certo adeguata alla gravità del fatto, sono comunque contenta di questa condanna ottenuta anche grazie all’impegno del nostro ufficio legale.
Questa storia straziante ci ricorda quanto sia necessaria una riforma della legge 189 del 2004 per rendere le pene più severe verso coloro che maltrattano e uccidono animali. Oltre alla condanna penale, comunque, mi auguro che quest’uomo faccia i conti con la propria coscienza, se ce l’ha.”