I costruttori si dicono contrari al cambio omologazioni previsto dal 2025 dalla Commissione europea e dall’Europarlamento.
La Commissione, oltre al divieto a vendere in Europa motori a combustione interna a partire dal 2035, prevede anche l’irrigidimento delle norme antinquinamento vigenti passando nel 2025 dallo standard Euro 6 ad Euro 7.
Anfia, l’associazione della filiera automotive italiana ritiene che «la proposta Euro 7, in particolare in merito alle tempistiche di applicazione, al cambio di metodologia di prova per i veicoli pesanti e in relazione ai prospettatilimiti emissivi di alcuni inquinanti, appare incongruente e decisamente gravosa per un settore cui l’Europa ha già chiesto uno sforzo importante per contribuire agli obiettivi comuni dell’Unione».
«Dopo approfondita analisi tecnica, il giudizio della filiera italiana sulla proposta di regolamentazione è fortemente critico. Questo in considerazione del fatto che la proposta appare in modo evidente essere incompleta e approssimativa.
Intere parti dell’allegato tecnico sono lasciate in bianco, diversi passaggi dell’articolato sono lacunosi. Ad esempio la mancata definizione degli “Small Volume Manufacturers” di veicoli HD o i benefici attesi dall’introduzione delle Classi Euro 7+, Euro 7A, Euro 7G.
E ancora sono incongruenti o addirittura contraddittori e alcune disposizioni (come nel caso di pneumatici e batterie) si sovrappongono ad altre normative comunitarie. Andando a duplicae o complicare la regolamentazione senza nessun beneficio rispetto agli scopi dichiarati».
Cambio omologazioni dal 2025
«Appaiono del tutto inverosimili le tempistiche attuative proposte: 2025 per i veicoli leggeri e il 2027 per i pesanti. Visto che non sono state ancora definite le metodologie di prova e considerato il tempo necessario alla conclusione del processo legislativo di codecisione.
Si porta poi all’attenzione del legislatore il fatto che alcune previsioni della proposta comporteranno dei significativi incrementi dei consumidi carburante e saranno controproducenti in ottica di contenimento delle emissioni di CO2. Infatti, le tecnologie necessarie per l’abbattimento di taluni inquinanti (misure di riscaldamento rapido dei catalizzatori, di rigenerazione filtri particolato) richiedono l’utilizzo di combustibile come fornitore di energia.
Gli apparenti miglioramenti innovativi, come il riscaldamento diretto dei catalizzatori mediante elettricità, comportano ancora più consumi. Perché sfruttano energia nobile ricavata comunque dal combustibile ad efficienza non unitaria invece che energia termica primaria». Spiega ancora Anfia.
Analisi della Commissione sbilanciata e poco condivisibile
Anfia evidenzia, infine, che «l’analisi di impatto fatta dalla Commissione risulta sbilanciata e poco condivisibile. Sugli impatti ambientali lo studio pubblicato da ACEA evidenzia che lo scenario di adozione dell’Euro 7, rispetto alla non adozione avrà al 2030 una riduzione aggiuntiva del 4% degli NOx delle auto. E il 2% per i veicolicommerciali e i camion, mentre per gli autobus non ci sono benefici aggiuntivi.
Mentre la stima degli aumenti di prezzo dei veicoli (circa il 3%) è inverosimile. Questo perché gli ingenti investimenti necessari a costruttori e componentisti saranno, senza dubbio, maggiori rispetto a quanto indicato. E avranno ovviamente dei risvoltidiversi anche sull’accessibilità della mobilità per i consumatori».
La conclusione è netta: «riteniamo che la proposta così come presentata sia inaccettabile nel suo impianto(limiti, date di applicazione, procedure di omologazione) perché estremamente severa e, dato il contesto, ai limiti della fattibilità e che debba essere profondamente rivista nel corso del processo di codecisione fra le istituzioni», ribadendo la necessità «ad una maggiore considerazione della diffusione dei carburanti a bassotenore di carbonio per abbattere l’inquinamento». Conclude la nota diramata da Anfia in merito al cambio omologazioni previsto dal 2025 dalla Commissione europea.