Il Palio di Legnano. Tra cancellazione e comunità

Il Palio di Legnano. Tra cancellazione e comunità

Tra fine maggio e inizio giugno di ogni hanno si assiste a una rievocazione storica molto importante. Nella città di Legnano si ricorda quella che fu una delle più importanti battaglie della storia italiana. La Battaglia di Legnano. Avvenuta il 29 maggio 1176. La si ricorda con il noto Palio. Ricorrenza che accoglie nella cittadina migliaia di visitatori e amanti di storia e tradizione. Quest’anno si sarebbe dovuto assistere all’evento il 31 maggio. Sarebbe. Se non fosse stato annullato per la prima volta dopo decenni. Cancellato da un virus che sta mettendo in sospeso molti eventi e vite nel mondo.

È di fine marzo la notizia dell’annullamento. Decisione presa dal gran maestro del Collegio dei capitani, dal supremo magistrato e dal presidente della Famiglia Legnanese. Decisione non facile, sicuramente sofferta, ma necessaria. Una decisione che porta con se un’amarezza tangibile. Amarezza dettata dal fatto che la sospensione è stabilita da una causa di forza maggiore. Amarezza perché quest’anno non si potrà più festeggiare, ricordare un avvenimento così importante. Evento che vede arrivare in città diversi turisti da molte parti della Lombardia e d’Italia. Avvenimento che porta con se gioia, unione, felicità. Gioia e comunione che almeno per ora si devono mettere da parte per un bene comune più grande. La sicurezza di tutti.

Il Palio di Legnano, ogni anno trascina con se questo. Un insieme di giocondità, coesione, sforzi e soddisfazioni. Ricordando il noto avvenimento. Facendo scaturire alla memoria dei cittadini la lotta fra la Lega Lombarda e il Barbarossa. Il Palio crea un clima cittadino diverso. Un clima che in molti altri eventi non è riscontrabile. Un’atmosfera di unione. Di unità tra cittadini della città. Tra persone, amatori della storia e della cultura. Un’atmosfera di coesione tra le diverse contrade. Contrade che, anche nella sfida, cooperano fra loro per il raggiungimento di un bene comune. Per la buona riuscita del più grande evento cittadino.

Questo senso di comunità deriva dal ricordo di un altro senso di appartenenza. Più lontano dai tempi odierni. Il senso identitario della Lega Lombarda. Lega che nel 1176, dopo anni di lotte, sconfisse il grande Impero. Quello che era visto come il nemico delle libertà dei comuni. Il Sacro Romano Impero. Con a capo Federico I Hohenstaufen, detto il Barbarossa. Impero che si estendeva grosso modo fino all’attuale centro Italia. Impero contrastato in diverse battaglie col fine di acquisire una maggiore autonomia comunale.

Un parallelismo importante. Un filo connettore tra i comuni dell’epoca e le contrade odierne. Come i comuni, durante questi anni medievali, misero da parte gli asti per il raggiungimento di un fine comune, così lo fanno tutti gli anni le contrade legnanesi. C’è sfida, c’è competizione, c’è brama di vittoria. È innegabile. Ma tutto questo è secondario. Viene dopo l’impegno e la coesione per il raggiungimento di un obiettivo più rilevante. La buona riuscita dell’evento.

Il Palio di Legnano, oltre alla sua importanza storica, trascina con se diversi aspetti simbolici. È sì importante la rievocazione storica della battaglia. Ma lo è anche l’aspetto simbolico. La simbologia che rimanda a un’unità. Unità rappresentata dalle contrade, dall’impegno che queste mettono nella realizzazione, ma soprattutto unione riscontrabile nel simbolo dal guerriero. Il guerriero di Legnano. Il guerriero rappresentante la lotta a questo potere più forte. La lotta al Sacro Romano Impero. Un guerriero che con tutte le sue qualità raffigura unione, purezza, coraggio assoluto. Un simbolo ripreso più volte nella storia nazionale – non solo durante il Palio – a rappresentare questa genuinità e questo coraggio del popolo italiano e non.

Il Palio di Legnano non è, o meglio non è solo, una rievocazione storica fine a se stessa. È un momento in cui si celebra l’unione cittadina. In cui si ricorda e si festeggia un apparato simbolico non solo legnanese, non solo lombardo, ma italiano. Un mondo di simboli che sono stati nella storia della Nazione italiana, utilizzati, omaggiati, semplificati, complicati, denigrati e cambiati. Un universo simbolico che vede la sua rievocazione ogni maggio. Ogni ultima domenica di maggio, sin dal 1935. Data della sua istituzione, col nome di Sagra del Carroccio. Nome poi cambiato in Palio di Legnano nel 2005.

Ogni ultima domenica tranne quella di quest’anno. Quest’anno il palio non si farà. Quest’anno questo evento rappresentante l’unità viene spazzato via da un virus simbolo di separazione. Da un agente che è simbolico di quella disgregazione che il Palio ogni anno contrasta. Sebbene abbiano spostato alcuni eventi contradaioli sul web, quest’anno non si assisterà alle cene delle contrade. Non si assisterà alla famosa sfilata, alla corsa e a tutte quelle manifestazioni che contribuivano a creare questa giornata e queste settimane di festa e di ricordo.

Quest’anno non sarà ricordata questa vittoria, questo intento di unione, questa simbologia tanto cara all’Italia. Apparato simbolico così importante da essere più volte ripreso durante gli anni della vita della Nazione. Sin dalla sua nascita. Il grande poeta Giovanni Berchet, durante gli anni risorgimentali, celebra in una sua opera questa unione. Omaggia il Giuramento di Pontida che portò alla creazione della Lega Lombarda. Lega che sconfisse il grande nemico dell’epoca. 

Il piccolo esercito poco attrezzato viene celebrato anche nell’Inno italiano. In questo, infatti, l’unica città a essere citata oltre alla capitale è proprio Legnano. Comune diventato simbolo grazie alla battaglia avvenuta sul suo suolo. Suolo che in realtà non era propriamente quello legnanese. Secondo fonti storiche infatti la battaglia avvenne in un altro comune. Quello di Borsano. Ma questo non importa. Nel ricordare un avvenimento storico e simbolico così importante non è essenziale attenersi alla verità.

Nella costruzione di un mito, di un simbolo come quello della Battaglia di Legnano, l’attinenza ai fatti storici non è importante quanto la voglia di rappresentare un’idea. Il senso di unità, il coraggio, l’unione che contrasta il grande e insormontabile nemico prevale sulla realtà. Nella storia dell’utilizzo di questo evento, si è sempre data più importanza a quello che rappresenta. Alla costruzione immaginaria e simbolica degli eventi. Costruzione fatta sin dal Risorgimento. Costruzione che è necessaria per tramandare un senso di appartenenza. Italiano, regionale, di partito o cittadino che sia.

Storicamente è documentato e studiato che nella costruzione simbolica di un’appartenenza, di un gruppo, di una Nazione la rielaborazione del passato è necessaria. Questa rielaborazione è obbligatoria affinché si trovino dei simboli che abbiano il compito di creare questa unione, questo senso di appartenenza. Come affermò il grande sociologo Benedict Anderson nel suo libro Comunità immaginate, ogni comunità, ogni gruppo usa un certo spettro simbolico. Utilizza una serie di simboli utili a creare, sostenere e rafforzare il senso di appartenenza. Un senso di appartenenza identitario.

In questo particolare caso la Battaglia di Legnano e la simbologia creata intorno a essa, sono state spesso simbolo di un’identità di volta in volta diversa. La battaglia e la Lega Lombarda, durante il Risorgimento, furono prese a simbolo di un’unità italiana da conquistare. Furono presi come simboli di lotta e di coraggio dal fascismo. Come simbolo di italianità da diverse aziende. Come simbolo di unità padana dalla Lega Nord, nei primi anni della sua esistenza. Ma soprattutto come simbolo di unità cittadina e comunione di intenti dalla città di Legnano.

Questa città dell’hinterland milanese e le sue contrade, i suoi cittadini riscoprono tutti gli anni, questo avvenimento storico e la simbologia che gira intorno a esso. Ogni anno Legnano, la sua cittadinanza (e non solo) riorganizzano questo evento e celebrano i suoi simboli per rinnovare il senso di appartenenza identitario costruito nei decenni.

Annualmente la cittadinanza riscopre la sua identità, reale o simbolica, fittizia o meno, grazie a un evento aggregatore come questo. Un evento che quest’anno non potrà vedere la luce del sole. Un evento che in quanto simbolo di comunità, di aggregazione è stato sospeso e cancellato da un virus. Da un agente esterno portatore di un’identità ben diversa. Di un’identità che contrasta e si oppone a quella della manifestazione. Un’identità di disgregazione, di separazione.

 

Linda Lapersi