Gianni Agnelli e dove la polizia chiudeva un occhio

Gianni Agnelli, Nizza, Polizia, Ferrari,

Gianni Agnelli e dove la polizia chiudeva un occhio

La Nizza di Agnelli

Nizza era il parco divertimenti di Gianni Agnelli, un luogo nel quale poter mettere alla frusta le sue amate Ferrari mentre la polizia chiudeva un occhio

Nel momento in cui è partito il Tour de France 2020 da Nizza, bistrattato e messo a rischio (come ogni cosa) dal Covid-19 eppure c’era un tempo in cui la Costa Azzurra era il sinonimo di libertà assoluta e di lusso, con un tocco di classe e di velocità. Nizza era il parco divertimenti di Gianni Agnelli, un luogo nel quale poter mettere alla frusta le sue amate Ferrari.

L’Avvocato soggiornava a Villa Leopolda, residenza reale, con giardini così estesi da assorbire il lavoro quotidiano di 50 persone (oggi valore stimato circa 480 milioni di euro, proprietaria Lily Safra: miliardaria brasiliana-monegasca), dove portava le sue conquiste e posteggiava le Ferrari. Una era speciale: la rarissima 375 America Pininfarina, verde scuro con tettuccio trasparente, cambio in legno, interni in pelle rossa e prezioso orologio-cronometro Jaeger (con riserva di carica 8 giorni) incastonato nel cruscotto. Gli serviva per misurare i tempi. Dopo cene e party, non proprio morigerati, usava sfrecciare per le strade di Nizza a folle velocità. Aveva inventato vari circuiti, ognuno con un personale record da battere. Il rumore della Ferrari si udiva a un chilometro di distanza. Così la gendarmerie si metteva in postazione, aspettava e bloccava l’avvocato. Ma niente multa, ritiro della patente, sequestro dell’auto. Gianni Agnelli scendeva, apriva lo sportello alla modella di turno, fumava una sigaretta, mentre i poliziotti si accomodavano sui sedili in pelle, restavano a bocca aperta, sognavano d’inseguire i ladri a bordo di un bolide simile. Poi l’Avvocato spariva nella notte. A oltre 200 km/h.

Fabio Sanfilippo