Gallarate: Cassani rassicura sulla situazione delle case di riposo

Gallarate: Cassani rassicura sulla situazione delle case di riposo

"Le tre residenze per anziani della città stanno lavorando bene, nel totale rispetto delle regole" ha rassicurato il Sindaco di Gallarate e grazie alla collaborazione del centro prelievi  Synlab, tutto il personale medico viene sottoposto al test. I controlli a raffica mantengono alto il livello di sicurezza e nelle strutture al momento non ci sono stati decessi causati dal coronavirus.

Il sindaco con un post del 17 aprile scorso sulla sua pagina facebook ha precisato che “rispetto ad altri comuni, qui abbiamo provato a prevenire da subito, anzi subitissimo, alcune possibili occasioni di contagio. Domenica 23 febbraio il sottoscritto ha convocato in Municipio le Direttrice delle 3 RSA cittadine (di cui una comunale) per introdurre da subito regole comportamentali e legate alle distanze sociali, ai dispositivi di protezione individuale e alle visite, ben 10 giorni prima che intervenisse il Governo con il DPCM”.

“Dopo qualche giorno ho consegnato personalmente, nelle 3 RSA, guanti e gel igienizzante che era stato donato al Comune da alcuni benefattori.

Era mio compito da sindaco occuparmi di far redigere un regolamento condiviso per le RSA o consegnare le DPI? Probabilmente no, però l’ho fatto lo stesso perché da subito si è capito che gli anziani erano i soggetti più esposti ai rischi del coronavirus - ha continuato il sindaco di Gallarate - Dopo qualche giorno ho consegnato personalmente, nelle 3 RSA, guanti e gel igienizzante che era stato donato al Comune da alcuni benefattori. Era mio compito da sindaco occuparmi di far redigere un regolamento condiviso per le RSA o consegnare le DPI? Probabilmente no, però l’ho fatto lo stesso perché da subito si è capito che gli anziani erano i soggetti più esposti ai rischi del coronavirus.”

Inoltre, non ha mancato di polemizzare con alcuni suoi colleghi “che durante questi circa due mesi hanno fatto ordinanze folkloristiche in aggiunta al quadro normativo (già abbastanza complesso) più per cercare visibilità (ingaggiando gare a chi la sparava più grossa o a chi metteva i divieti più assurdi) che per prevenire situazioni di contagio… dov’erano certi miei colleghi il 23 febbraio? A fare aperitivi a Milano? A cena in qualche ristorante di Bergamo? A farsi il weekend sulle piste da sci? Dov'erano i sindaci-medici che adesso spingono per far eseguire test non certificati ai propri cittadini, magari eseguiti dagli stessi centri medici per cui lavorano?”