Il clima cambia ancora e, dopo sette anni, è tornato El Nino che nel corso del 2023 rischia di portarci un caldo record.
Dopo sette anni è tornato El Niño
L’Organizzazione meteorologica internazionale ha annunciato che dopo sette anni è tornato El Niño, il fenomeno atmosferico di riscaldamento del Pacifico tropicale centrale e orientale.
Il fenomeno rischia di portare caldo record in varie parti del globo con la probabilità di battere i record di temperatura. Dal WMO avvertono che “Avvisi tempestivi e azioni preventive nei confronti degli eventi meteorologici estremi associati con questo fenomeno climatico sono vitali per salvare vite e mezzi di sostentamento”.
El Niño e La Niña
Il fenomeno conosciuto come El Niño si presenta con intervalli irregolari di due-sette anni e dura mediamente tra i nove e i dodici mesi. L’ultima volta che il fenomeno si è presentato è stato nel 2016. El Niño in coincidenza con l’effetto serra di origine umana potrebbe rendere quest’anno il più caldo mai registrato. L’effetto collaterale del fenomeno potrebbe essere l’aumento delle precipitazioni in diverse parti del mondo. Le variazioni climatiche eccezionali potrebbero colpire il Sud America, il sud degli Stati Uniti, il Corno d’Africa e l’Asia centrale. Inoltre potrebbe causare gravi siccità in Australia, Indonesia, parti dell’Asia meridionale, America centrale e nord del Sud America. All’inizio del 2023 è terminato l’effetto opposto, chiamato La Niña, che invece porta al raffreddamento del Pacifico tropicale centrale e orientale.
Il fenomeno
El Niño è un modello climatico e descrive il riscaldamento anomalo delle acque superficiali nell’oceano Pacifico orientale tropicale. È la “fase calda” di un fenomeno più ampio chiamato Oscillazione del Sud (ENSO) El Niño-Southern Oscillation. La Niña, invece, è la “fase fredda” dell’ENSO, un modello che descrive il raffreddamento insolito delle acque superficiali della regione. Entrambi costituiscono la parte oceanica dell’ENSO, mentre l’Oscillazione del Sud è il suo cambiamento atmosferico. El Niño impatta sulle temperature dell’oceano, sulla velocità e sulla forza delle correnti oceaniche, sulla salute della pesca costiere e sul clima locale dall’Australia all’America del Sud. Gli immigrati spagnoli lo chiamavano El Niño, che quando è scritto con l’iniziale maiuscola, significa il Bambin Gesù perché arrivava spesso verso Natale.
Allarme sanitario
L’OMS per voce di Ghebreyesus ha annunciato che potrebbe essere una alta probabilità che nel corso del 2023/24, in conseguenza di El Nino, potrebbe esserci un allarme sanitario. La trasmissione della Dengue e di altri cosiddetti arbovirus, come Zika e Chikungunya potrebbero aumentare sensibilmente. Ghebreyesus ha anche avvertito che il cambiamento climatico sta alimentando l’allevamento delle zanzare e l’incidenza della dengue è già aumentata notevolmente negli ultimi decenni.
L’Europa
Nel vecchio continente la temperatura media nel 2022 è stata di 2,3 gradi sopra i livelli pre-industriali (1850 – 1900). L’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) e il servizio Ue di osservazione della Terra, Copernicus, hanno segnalato che il nostro continente dal 1980 si è riscaldato il doppio della media globale.
L’Italia
Lo scorso 2022 è stato l’anno più caldo mai registrato in Italia da quando ci sono rilevazioni scientifiche, dalla seconda metà dell’Ottocento. Ma lo stesso dato è stato registrato anche in Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Spagna, Svizzera e Regno Unito. Il 2023 potrebbe diventare l’anno più caldo di sempre, grazie alla combinazione dei primi segni di El Niño e del surriscaldamento del pianeta. Copernicus ha confermato che l’inizio di giugno è stato il più caldo mai registrato e arrivato al termine di un mese di maggio da record. E’ stato il secondo di sempre per temperature a livello globale.