Record di suicidi nelle carceri italiane dove negli ultimi mesi 84 detenuti si sono tolti la vita battendo il record negativo (72) del 2009.
Record di suicidi nelle carceri italiane
Secondo Antigone il 2022 è stato l’anno record di suicidi nelle carceri italiane con uno ogni cinque giorni perché il sovraffollamento sta tornando a livelli preoccupanti.
“Il 2022 per il carcere verrà ricordato come l’anno dei suicidi” è scritto sul sito della associazione “per i diritti e le garanzie nel sistema penale”.
L’associazione è nata alla fine degli anni ottanta e vi aderiscono magistrati, operatori penitenziari, studiosi, parlamentari, insegnanti e cittadini che a diverso titolo si interessano di giustizia penale.
Nelle carceri italiane i suicidi sono circa 20 volte di rispetto a quanto accade nel mondo libero.
Nel corso del 2022 c’è stato un suicidio ogni 670 presenti, contro il precedente primato risalente al lontano 2009 quando furono 72 in totale.
Ma i detenuti nelle carceri italiane allora erano più di 61 mila, 5 mila in più di oggi.
Al 31 marzo 2022 nei 189 istituti italiani c’era una popolazione carceraria di quasi 55 mila detenuti contro i 50.853 della capienza regolamentare.
Lo denuncia Antigone, ricordando che nei nostri istituti di pena “quest’anno, ci si è tolto la vita circa 20 volte in più di quanto non avviene nel mondo libero.
“All’epoca – ricorda Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione – eravamo alla vigilia del periodo che portò poi l’Italia alla condanna della Corte Europea dei Diritti Umani. condanna per violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea, per il trattamento inumano e degradante. Non vedere negli 84 suicidi di quest’anno un segnale altrettanto preoccupante delle condizioni in cui versano le carceri del paese è ingiustificabile”.
Sovraffollamento record
A fine anno si presume che il sovraffollamento sia tornato a livelli preoccupanti sfiorando le 57 mila presenze.
Tenuto conto che dei 50.853 della capienza regolamentare quasi 4 mila non sono attualmente disponibili: “nelle carceri italiane ci sono circa 9mila persone in più rispetto alla capienza regolamentare”.
Nel corso del 2022 Antigone ha visitato una buona metà degli istituti italiani e nel 39% dei casi il parametro minimo dei 3 mq di superficie calpestabile a testa non era rispettato.
In alcuni casi 5 o 6 detenuti condividono uno spazio ridotto dove la detenzione quotidiana diventa veramente gravosa.
Antigone ha anche rilevato che nel 44% delle carceri le celle sono senza acqua calda e il 56% celle è senza doccia.
Queste condizioni non dovrebbero più esistere dal 2005.
Nel 10% dei casi Antigone ha rilevato che ci sono celle in cui non funzionava il riscaldamento.
Inoltre in 6 istituti ci sono ancora celle in cui il wc non è in un ambiente separato dal resto della cella da una porta.
Nelle carceri il lavoro continua ad essere scarso, solo il 30% dei carcerati lavora e di questi solo il 4,4% per imprese esterne.
Anche lo stato di salute generale della popolazione carceraria è un problema che va preso in seria considerazione.
Un grosso problema è anche quello che riguarda il personale con forte carenza di educatori (uno ogni 93 detenuti).
Interventi di riforma profondi
“Da questi dati – spiega Patrizio Gonnella – si comprende come il carcere abbia necessità di interventi di riforma profondi. Occorre innanzitutto incrementare le misure alternative alla detenzione. Ci sono migliaia di persone che potrebbero scontare la loro pena fuori dagli istituti di pena. E persone che, per il reato commesso e la loro condizione personale – tossicodipendenza, disturbi psichiatrici – andrebbero presi in carico dalle strutture del territorio. Evitando di trasformare le carceri in un luogo dove si rinchiudono le persone che non si è in grado di gestire fuori. Questo aiuterebbe anche il lavoro del personale, che andrebbe incrementato in tutte le funzioni e gratificato dal punto di vista sociale ed economico. Andrebbe poi modernizzata la vita interna, garantendo maggiori collegamenti, anche elettronici, con il mondo esterno.
Quello all’affettività è un diritto che deve diventare centrale nel sistema penitenziario italiano – ha continuato – fermo, da questo punto di vista, a disposizioni di oltre 40 anni fa. Una direzione da intraprendere era stata indicata dalla Commissione per l’Innovazione del Sistema penitenziario guidata dal Prof. Marco Ruotolo. Quelle proposte sono a disposizione della politica, pronte ad essere rese operative” conclude il presidente di Antigone