Da Andrea Aguyar ad Ugo Rosso. Sintomi di 159 anni di Virus

Da Andrea Aguyar ad Ugo Rosso. Sintomi di 159 anni di Virus

 

Su vari giornali, fora e mezzi online, in particolare su questo che gentilmente mi concede spazio, mi sono espresso a vario titolo da poco dopo la scorsa Epifania ad oggi su due tematiche speculari: il “2011” (la Rivoluzione senza nome, come non lo aveva il 1968) e sulla Generazione X, che io ho voluto chiamare “Generazione Dark”. Essendo io un operatore della comunicazione sanitaria (di questo “campo”), alla luce dell’Emergenza Coronavirus sarei dell’avviso di rifarmi vivo a mezzo virtuale quando le problematiche saranno venute meno, fra alcuni mesi verosimilmente ed entro l’estate.

Senza entrare in dettagli privati debbo dire che valuto Roma, e in particolare il X Municipio, le realtà del Paese che meglio stanno rispondendo all’emergenza su scala nazionale, anche in relazione ai “contagiati” in un rapporto che tenga tanto conto delle “potenzialità” del contagio quanto delle “speranze” di sopravvivenza e ripresa quanto e più, infine, di “adeguamento” sia attivo che passivo della cittadinanza alle norme imposte dalle leggi; quest’ultimo particolare vale, soprattutto, per gli ostiensi e meno, va detto, per i romani che si sono recati al mare ultimamente…

Il 2011, del quale vi ho parlato in vari “pezzi” in rapporto al suo ritorno nel presente, è stato un anno importante anche in Italia. Ricorrevano i 150 anni di Unità politica e quel che rimaneva del Garibaldinismo si rivelò essere tutto fuorché poco o nulla nel Paese al punto da rovesciare Silvio Berlusconi in perpetuum. Ciò è stato, è rimasto e sempre rimarrà a prescindere da qualsiasi speculazione masturbatoria in merito.

Tuttavia ciò non è bastato: dal 2011 ad oggi c’è una vaga (e tutt’altro che priva di ragion pura) idea che “si sia smesso di votare”, non solo e non tanto a partire dal 1994, ma anche e addirittura dal Centrosinistra del 1962 se non, negli ambienti di Fratelli d’Italia lo si pensa, da quel 1948 che consegnò l’Italia alla Democrazia Cristiana. Questo è vero o non è vero? È indubbiamente un sistema “ingessato” il nostro che Matteo Salvini voleva rovesciare, tuttavia formalmente ogni elezione viene puntualmente rispettata a scadenze precise, ma, questo è il punto, i Governi (di ogni colore: grigi; arancioni; verdi) si impegnano con le Potenze Estere (Russia; Francia; Gran Bretagna; Stati Uniti d’America – Cina no) che hanno interessi “più o meno segreti” nell’Italia dei 159 anni di oscure-storie e male-unità a non realizzare – per ora, sino a nuovo ordine – le parole d’ordine del 2011 italiano, fratello di quello d’Egitto. Erano le seguenti: 1) Economia Socialista; 2) Libertà assoluta di Culto; 3) Rispetto assoluto della Legge; 4) Piena applicazione della Costituzione; 5) Su queste basi (conditio sine qua non), una reale discussione in merito al concetto di Europa vagamente formulato da Spinelli e Rossi in tempo di Seconda Guerra Mondiale, al confino sull’isola di Ventotene. Questo Governo ancora non si è manifestato, ma ha una forte opposizione a Sinistra che ha “sfondato” alle consultive di pochi giorni fa nel Centro di Roma il M5S (il partito del premier ha preso meno – meno! – di Potere al Popolo! e Partito Comunista di Marco Rizzo, 2,6% e 2,5% rispettivamente, 2000 e passa elettori andati a votare in tempo di Coronavirus). Dovrebbe, assolutamente, tenerne conto. Trattare e uscire con le mani in alto, alla luce della situazione geopolitica internazionale, in particolare la Latina e la Mediterranea.

Da storico io preferisco tornare al passato per comprendere il presente. Il mio secondo libro (‘Italiani brava gente!’) è dedicato (anche) al “Comandante Garibaldino Andrea Aguyar”. Libro artistico e formalmente presuntuoso (nonché minuto), che ha l’ambizione (assolutamente folle nonché sfrenata) di essere il “primo libro della Nazione” d’Italia, che ne delinei uno spirito, dando al 2011 un’indicazione da “greco-romani” del XXI secolo, processo gestito dalla Generazione Dark.

Chi era costui? Semplicemente il braccio destro di Giuseppe Garibaldi, brasiliano come sua moglie Anita e come in parte la sua discendenza giunta sino a noi e fatta di Eroi del Nuovo e del Vecchio Mondo. Oltre ad essere brasiliano, come Anita - che fu ricordata al Gianicolo solo grazie al Fascismo, per i legami tra esso e il Femminismo su cui mi sono laureato a pieni voti anni fa -, era anche nero – e questo il Fascismo non glielo perdonò mai.

Dal 1861-70 ad oggi non si riesce a trovare uno scultore disponibile a mettere al Gianicolo (ove ci sono 8 statue e 311 busti, alcuni anche realizzati recentemente come Ciceruacchio e altri ancor più recenti, come il bimbo Righetto negli anni Duemila – Luigi Magni sarebbe una visione d’obbligo per intenderci, il regista d’Italia) un busto di Andrea. Non solo: Roma non ha una strada Andrea Aguyar. Non tanto: l’Italia dice che “Via del Moro” (via del “Negro” insomma) è la sua, si intende Aguyar per Moro, per Negro di Roma. Non tanto questo quanto parliamo di una tradizioncella che si è data e si racconta l’Italia fatta da Cavour e null’altro, non c’è legge, decreto, né regio né fascista né “condominiale” a riguardo! Io credo che a 150 anni da Roma capitale d’Italia (fu il 1870) dopo i 150 anni di Unità (1861-2011) questo sia un dovere inderogabile, categorico e inoppugnabile.

Ma di storielle ce ne raccontiamo tante. Del resto sembrerebbe quasi, addirittura, si possa sparare alle spalle di un 15-16enne e sperare di farla franca in quanto Carabiniere: Ugo Rosso, Napoli.

Lorenzo Proia