Venezia, detta la Serenissima
Durante la metà del Cinquecentoera davvero uno stato potente e in grado di competere al pari degli altri grandi concorrenti, come Spagna e Francia sotto tutti i punti di vista.
Inoltre, la Serenissima era fortemente legata alla sua indipendenza e godeva di un ottimo equilibrio politico. In questo contesto le idee della Riforma protestante trovarono terreno fertile e riscossero molto successo e crearono non pochi problemi alla stessa Venezia, che ebbe forti scontri anche con Roma riguardo l’esercizio dell’inquisizione.
Anabattismo a Venezia: la diffusione del movimento
L’anima del movimento anabattista Veneto era la confluenza di due altre tendenze principali: una popolare e semi analfabeta derivante dalla “rivoluzione” contadina trentina e un’altra erudita di derivazione umanistica del collettivo di studenti di Padova di cui Girolamo Busale era il leader. Questi gruppi non agivano in totale clandestinità e l’attività di propaganda era diffusa.
La forza del movimento era palese nei numeri ed era favorito dall’atteggiamento dei nobili veneziani, da un lato affascinati dalla Riforma e dall’altro ostili al Papato come testimonia il fatto che la maggioranza dei dogi durante il 16imo secolo appartenessero a fiere famiglie Veneziane e, in tempi in cui nella Serenissima ancora ci si sposava per contratto, non sopportavano le ingerenze papali e amministravano in favore dell’autonomia della Repubblica.
Un’autonomia che fino ad allora la aveva portata ad essere così grande, una città di mercanti e città mercato stessa, un gioiello di ingegneria e civiltà in un fermento di incontri di genti diverse. Il romanzo storico Altai, scritto dal collettivo bolognese Wu Ming, ricostruisce in maniera molto accurata una Venezia di quel periodo come un luogo fatto di culture e mondi differenti eppure in equilibrio. Tra Ottomani, Ebrei, Anabattisti e Cattolici in un crogiuolo di interessi differenti e spie papali dove le lingue si mescolano fino a diventare una lingua propria di una città mercantile all’apice del suo splendore.
È molto interessante vedere come la vita nella città fosse un’energia incessante fatta di nobiltà e fasto da una parte e di intrighi e sotterfugi dall’altra. Tra vicoli pieni di case private e osterie, paragonabili ai moderni casinò, dove i marinai giocavano ai dadi. Vicoli pericolosi in cui si poteva trovare una rissa o rischiare una truffa da qualche falso mercante.
Tutto ciò non è troppo distante da ciò che succede ai giorni nostri in altre forme, specialmente quella digitale. Per fortuna oggi, a differenza della Venezia della metà del cinquecento, se si vuole giocare d’azzardo si possono seguire i “vicoli” digitali giusti che offrono una lista dei migliori casinò online con un’ampia gamma di siti specializzati dove poter trovare una varietà di giochi differenti come le slot gratuite o il poker rigorosamente con certificazione ADM(ex AAMS) e guide su, per esempio, come giocare responsabilmente o come utilizzare i bonus di benvenuto.
Carafa e l’indice dei libri proibiti
Grazie quindi a questo atteggiamento indipendente di Venezia e alla sua anima culturalmente sincretica, anche la propaganda riuscì ad essere più incisiva e furono stampati molti libri (successivamente messi al rogo dal Papa) considerati eretici e che ebbero una incredibile diffusione. Tra questi ce ne fu uno che indubbiamente accese gli animi più di altri e che creò non pochi problemi anche a sua eminenza Gian Pietro Carafa, futuro Paolo IV che nel frattempo si stava impegnando non poco per contrastare la diffusione della riforma.
Stiamo parlando del Beneficio di Cristo, scritto da Benedetto Fontanini probabilmente in Sicilia e in seguito pubblicato a Venezia nel 1543. Un enorme successo letterario per l’epoca con oltre 10.000 copie stampate che provocò molto clamore specialmente perché non fu uno scritto a favore della riforma (anche se fu molto diffuso proprio tra gli anabattisti), bensì nato con l’intenzione di riformare la spiritualità della chiesa cattolica.
Il libro specialmente nei primi capitoli fa esplicito riferimento alla giustificazione per fede e alla dottrina dell’importanza di Gesù Cristo per la salvezza degli uomini. Il libro fu fortemente caldeggiato da varie fazioni, e non da ultimo ci fu un ampliamento da parte di Marcantonio Flaminio. Quest’ultimo era molto vicino a Valdes e di conseguenza legato al cardinal Reginald Pole, arcivescovo di Canterbury, che arrivò molto vicino ad essere eletto Papa per ben due volte (nel 1555 fu impossibilitato proprio dalle accuse di eresia mosse da Gian Pietro Carafa).
Inutile dire che il libro fu posto tra quelli nell’ Indice dell’ inquisizione e già nel 1560 era diventato quasi introvabile, al punto che sembrava perso fino a quando una copia fu trovata nel 1855 al St. John’s College di Cambridge. Il declino del libro fu seguito da quello del movimento, fieramente combattuto da Carafa prima come cardinale e poi come Papa, l’anabattismo fini per indebolirsi definitivamente dopo che Venezia, più per paura dell’instabilità politica creatasi che per fede, decise di cedere all’inquisizione e, pur mantenendo l’autonomia, combattere l’eresia.