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    Varese, sicurezza al primo posto: perché è chiuso il Viadotto di Vedano

    0
    By Debora Saitta on 26 Febbraio 2025 Cronaca
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    Varese, sicurezza al primo posto: perché è chiuso il Viadotto di Vedano, le ragioni tecniche della chiusura, modalità e tempi d’intervento, gestione del traffico, e pedaggio.

    Varese 26 Febbraio 2025, il 20 febbraio 2025, presso la Prefettura di Varese, si è tenuto il Tavolo di confronto sul tema della chiusura temporanea e dei tempi per il ripristino del Viadotto di Vedano da parte di Autostrada Pedemontana Lombarda, alla presenza del Prefetto Salvatore Pasquariello.

    Presenti, i sindaci

    • Varese, Davide Galimberti, di Buguggiate;
    • Matteo Sambo, di Gazzada Schianno;
    • Stefano Frattini, di Lozza;
    • Matteo Acchini, di Morazzone;
    • Maurizio Mazzucchelli, il Vicesindaco di Azzate;
    • Giacomo Tamborini, l’Assessore del Comune di Vedano Olona;
    • Massimo Antonini, i Consiglieri Regionali Samuele Astuti e Giuseppe Licata,
    • un delegato del Vicepresidente del Consiglio della Regione Lombardia Giacomo Cosentino,;
    • il Consigliere Provinciale Fabio Passera;
    • il Referente per la Provincia Samuela Raimondi,
    • i Rappresentanti della Direzione Infrastrutture e Opere pubbliche della Regione Lombardia, di Anas, di Autostrade per l’Italia S.p.A., di Autostrada Pedemontana Lombarda,  della Polizia Stradale e dei Carabinieri.

    Il tavolo ha preso atto della situazione, discusso le possibili soluzioni agli impatti generati dalla chiusura dandosi un successivo appuntamento a breve per verificare l’avanzamento.

    Qual è la ragione della chiusura e come sono state individuate le anomalie

    Il viadotto di Vedano, sulla carreggiata ovest della A60 Tangenziale di Varese, è stato chiuso al traffico il 29 novembre 2024 e resterà chiuso per lavori di manutenzione straordinaria fino al 30 giugno 2025.

    Per capire cosa sia accaduto bisogna risalire al 2014, quando è stato realizzato.

    Il viadotto Vedano è un’opera della Tangenziale di Varese costituita da un impalcato in struttura mista acciaio-calcestruzzo, che poggia su 11 pile in calcestruzzo. È lungo 380 metri ed è suddiviso in 12 campate di lunghezza variabile tra i 20 e i 64 metri.

    Il viadotto è stato terminato nel 2014 e collaudato correttamente (collaudo statico del 12 gennaio 2015).

    L’opera è stata sempre regolarmente ispezionata, secondo la normativa vigente, per verificare lo stato delle strutture.

    Grazie poi all’introduzione nel 2020 delle nuove “Linee Guida per la classificazione e gestione del rischio, la valutazione della sicurezza ed il monitoraggio dei ponti esistenti”, si è introdotto un approccio multilivello, basato oltre che sulle ispezioni visive, anche sul monitoraggio strumentale, al fine di garantire un’omogeneità nella valutazione e gestione del rischio e per individuare le priorità di intervento.

    Nel corso delle campagne periodiche di monitoraggio sono state rilevate delle fessure capillari in corrispondenza dei pulvini, ovvero gli elementi di raccordo tra le pile e la struttura dei sostegni del viadotto, che non ne hanno inficiato la stabilità in nessun momento dell’esercizio.

    Queste anomalie sono state monitorate trimestralmente e analizzate nel dettaglio dalla struttura tecnica di Autostrada Pedemontana Lombarda con l’ulteriore ausilio di un sistema di sensori per il monitoraggio dinamico dei ponti installati nell’ambito di una sperimentazione con il Politecnico di Milano.

    Nel corso dell’ultima ispezione è stata constata un’evoluzione dell’ampiezza delle fessure, che ha richiesto dei supplementi di indagine, prontamente effettuati.

     Dalle ispezioni alla chiusura

    La valutazione tecnica finale ha stabilito la necessità di intervenire sui pulvini per poter consentire l’esercizio.

    Autostrada Pedemontana Lombarda ha quindi chiuso il viadotto, prudenzialmente, per due ragioni: la prima è naturalmente garantire il massimo livello di sicurezza per le persone, la seconda ragione è che è stato necessario effettuare le verifiche a viadotto scarico, e lo stesso vale per i conseguenti lavori di ripristino.

     Le fasi per il ripristino

    La prima fase ha permesso di confermare i dati disponibili dagli elaborati progettuali e le cause del problema, accertandone l’origine: un errore progettuale a monte della realizzazione, che riguarda solo e unicamente quel tratto. Non si tratta, dunque, di un’esecuzione dei lavori difforme dal progetto, ma di un’anomalia progettuale di non facile individuazione. In ogni caso è stato invocato l’intervento del General contractor dell’epoca che risponderà, tramite la polizza decennale postuma, per gli oneri necessari a riportare il viadotto nelle condizioni necessarie all’esercizio.

    Grazie poi all’introduzione nel 2020 delle nuove “Linee Guida per la classificazione e gestione del rischio, la valutazione della sicurezza ed il monitoraggio dei ponti esistenti”, si è introdotto un approccio multilivello, basato oltre che sulle ispezioni visive, anche sul monitoraggio strumentale, al fine di garantire un’omogeneità nella valutazione e gestione del rischio e per individuare le priorità di intervento.

    Nel corso delle campagne periodiche di monitoraggio sono state rilevate delle fessure capillari in corrispondenza dei pulvini, ovvero gli elementi di raccordo tra le pile e la struttura dei sostegni del viadotto, che non ne hanno inficiato la stabilità in nessun momento dell’esercizio.

    Queste anomalie sono state monitorate trimestralmente e analizzate nel dettaglio dalla struttura tecnica di Autostrada Pedemontana Lombarda con l’ulteriore ausilio di un sistema di sensori per il monitoraggio dinamico dei ponti installati nell’ambito di una sperimentazione con il Politecnico di Milano.

    Nel corso dell’ultima ispezione è stata constata un’evoluzione dell’ampiezza delle fessure, che ha richiesto dei supplementi di indagine, prontamente effettuati.

     Dalle ispezioni alla chiusura

    La valutazione tecnica finale ha stabilito la necessità di intervenire sui pulvini per poter consentire l’esercizio.

    Autostrada Pedemontana Lombarda ha quindi chiuso il viadotto, prudenzialmente, per due ragioni: la prima è naturalmente garantire il massimo livello di sicurezza per le persone, la seconda ragione è che è stato necessario effettuare le verifiche a viadotto scarico, e lo stesso vale per i conseguenti lavori di ripristino.

     Le fasi per il ripristino

    La prima fase ha permesso di confermare i dati disponibili dagli elaborati progettuali e le cause del problema, accertandone l’origine: un errore progettuale a monte della realizzazione, che riguarda solo e unicamente quel tratto. Non si tratta, dunque, di un’esecuzione dei lavori difforme dal progetto, ma di un’anomalia progettuale di non facile individuazione. In ogni caso è stato invocato l’intervento del General contractor dell’epoca che risponderà, tramite la polizza decennale postuma, per gli oneri necessari a riportare il viadotto nelle condizioni necessarie all’esercizio.

    La richiesta dei Sindaci dell’esenzione del pedaggio

    I Sindaci presenti all’incontro in Prefettura hanno fortemente richiesto misure di compensazione per gli utenti, come l’esenzione dal pedaggio per tutto il periodo di chiusura della carreggiata interessata dall’evento.

    Autostrada Pedemontana Lombarda ha già annunciato, d’intesa con la Regione Lombardia e la società CAL (Concessioni Autostradali Lombarde), la sperimentazione di una scontistica di maggior importo, rispetto a quella già in atto sulla rete autostradale di APL.

    Essa prevede il 50% di sconto per le classi 1 e 2 (veicoli leggeri e veicoli commerciali leggeri) per chi percorre la tratta per almeno 10 giorni al mese ed è dotato di abbonamento a uno dei provider di telepedaggio o è registrato al sistema di pagamento Conto Targa di Pedemontana (quest’ultimo, ricordiamo, non prevede canone mensile).

    Lo sconto verrà applicato su tutti i transiti effettuati nel mese.

    Questa sperimentazione sarà avviata nei prossimi giorni e avrà la durata di un anno.

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