Maxi operazione contro il traffico di migranti: 25 arresti e rete transnazionale smantellata
La Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Sono stati arrestati 25 soggetti per associazione per delinquere. La finalità era il traffico di migranti. E il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Con l’aggravante della transnazionalità.
L’operazione, scattata all’alba, ha coinvolto Italia, Georgia, Ucraina, Turchia, Moldavia e Grecia. Oltre agli arresti, altri 43 cittadini stranieri sono indagati in stato di libertà. Tutti per i medesimi reati. Un duro colpo al traffico di migranti.
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, hanno ricostruito un network internazionale. Una rete criminale articolata su quattro distinte organizzazioni. Perfettamente strutturate per garantire il passaggio dei migranti dalle coste turche a quelle italiane. Un’operazione complessa contro il traffico di migranti.
La struttura del network criminale e la cooperazione internazionale
L’operazione ha permesso di smantellare un vasto network criminale internazionale. Questo era specializzato nel traffico di migranti. Le indagini, condotte dal Servizio Centrale Operativo e dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, sotto la guida della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, hanno rivelato una struttura ben organizzata. Il network era articolato su quattro distinte organizzazioni. Ciascuna con compiti e finalità precise.
Secondo quanto emerso, le diverse associazioni operavano in maniera sinergica. Formavano una rete transnazionale. La “frangia ucraina” e la “frangia moldava” avevano il compito di reclutare gli scafisti. La “frangia georgiana” si occupava di intermediari finanziari e istruttori alla navigazione. La Georgia, infatti, è emersa come luogo di addestramento degli scafisti. Ed era anche la sede del gruppo operativo. Oltre che il terminale dei finanziamenti e dei pagamenti illeciti.
Infine, la “frangia turca” era operativa tra Istanbul e i vari luoghi di imbarco sulle coste turche. Il suo compito era organizzare le partenze. E gestire i rapporti con i migranti da trasportare e i loro parenti. Ogni sbarco prevedeva il reclutamento di skipper. Essi venivano inviati nelle zone di imbarco. Principalmente nelle aree costiere vicine a Bodrum, Izmir e Marmaris. Qui venivano nel frattempo convogliati i migranti intenzionati a partire per raggiungere le coste italiane.
Le traversate, i profitti e i flussi finanziari illeciti
Le traversate venivano affrontate a bordo di barche a vela di circa 12/15 metri. Su queste imbarcazioni, i migranti venivano stipati all’inverosimile. Tutto questo per massimizzare i profitti dell’organizzazione. Ogni persona pagava una somma variabile tra i 4.000 e i 12.000 dollari. Un business illecito di vaste proporzioni.
L’approfondimento dei flussi finanziari è stato un elemento chiave dell’indagine. Questo è stato possibile anche grazie alla collaborazione con le autorità estere. Sono stati monitorati i circuiti internazionali come MoneyGram e Western Union. Questo ha permesso di “cristallizzare il quadro indiziario” in ordine al reato di ricettazione. Alcuni soggetti, infatti, sono risultati i destinatari ultimi del denaro. Denaro che era il provento illecito del traffico di migranti.
Sono emersi trasferimenti di cospicue somme di denaro. Da parte di alcuni indagati con il ruolo di finanziatori. Questi soldi andavano a parenti o familiari degli scafisti. A titolo del compenso precedentemente pattuito. Questi movimenti finanziari hanno fornito prove concrete sull’operato dell’organizzazione.
I risultati dell’indagine e la collaborazione internazionale
L’incrocio dei dati ha permesso di ricostruire un quadro dettagliato dell’attività criminale. Sono state analizzate le conversazioni intercettate. Per la loro traduzione è stato necessario il lavoro di decine di interpreti. Queste informazioni sono state confrontate con le innumerevoli movimentazioni di denaro. E con le dichiarazioni rese dai migranti approdati in Italia.
Questo complesso lavoro ha consentito ai Magistrati reggini e agli operatori della Polizia di Stato di ricostruire più di trenta episodi di sbarco. Questi si sono verificati tra il 2018 e il 2022. Hanno portato all’arrivo in Italia di quasi duemila cittadini stranieri. Il volume d’affari stimato per questa attività illecita è nell’ordine di dieci milioni di euro.
La cooperazione internazionale è stata fondamentale per il successo dell’operazione. Avviata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ha coinvolto inizialmente le Autorità di Polizia. In particolare, gli organismi di Turchia, Ucraina, Malta, Polonia e Grecia. Parallelamente, l’Agenzia EUROPOL ha elaborato report di analisi. Questo sulle convergenze investigative emerse a livello internazionale.
Sulla base dei dati acquisiti, in un complesso lavoro di coordinamento agito dalla DDA di Reggio Calabria e dalla DNA (Direzione Nazionale Antimafia), sono stati poi sollecitati ulteriori Uffici di Procura. Tramite gli strumenti dell’Ordine di Indagine Europeo (OIE) o di Mutual Legal Assistance Request (MLA). Sono stati coinvolti gli Uffici di Procura di Malta, Polonia, Grecia, Albania, Georgia, Montenegro, Turchia, Slovacchia, Ucraina, Moldavia. L’importante contributo di EUROJUST, EUROPOL e del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia ha consentito anche l’esatta identificazione all’estero degli indagati.
Nell’ambito dell’operazione, è stato disposto anche il sequestro di tre milioni e trecentomila euro. Questa somma è considerata il provento dell’attività criminale. Le indagini sono ancora in fase preliminare. Gli indagati vanno considerati non colpevoli fino a sentenza definitiva di condanna.
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