La soluzione per l’emergenza infermieri nelle case di riposo del Varesotto potrebbe arrivare dalle risorse straniere, ma necessitano investimenti nella formazione.
Emergenza infermieri nelle case di riposo
L’emergenza infermieri nelle case di riposo del varesotto sta diventando sempre più preoccupante perché mancherebbero 500 figure professionali.
Secondo le ultime stime, nella provincia di Varese mancano circa 500 professionisti dell’area infermieristica per coprire le esigenze della popolazione anziana.
La situazione è così grave che molte case di riposo sono costrette a operare con personale ridotto.
Il rischio è quello di compromettere la qualità dell’assistenza e la sicurezza dei pazienti.
La carenza di infermieri è particolarmente critica nelle ore notturne e nei fine settimana, quando il personale è ancora più scarso.
Per far fronte a questa emergenza, molte strutture stanno cercando di assumere personale all’estero.
In particolare, molte risorse stanno arrivando dall’India e dal Nord Africa, dove la formazione infermieristica è di alto livello e i professionisti sono molto richiesti.
Tuttavia, l’arrivo di nuove risorse dall’estero non è sufficiente a risolvere il problema a lungo termine.
Occorre investire nella formazione
Occorre investire nella formazione e dell’attrattività della professione infermieristica, al fine di rendere questa professione più allettante per i giovani e garantire una risorsa adeguata di infermieri in futuro.
Inoltre, è importante sottolineare l’importanza di una buona organizzazione del lavoro e di una gestione efficace delle risorse umane nelle case di riposo.
Il fine dovrebbe essere quello di garantire un ambiente di lavoro soddisfacente per gli infermieri e una qualità di assistenza elevata per i pazienti.
In sintesi, l’emergenza infermieri nelle case di riposo del Varesotto rappresenta una sfida importante per il sistema sanitario locale.
Richiede un’azione coordinata e a lungo termine per garantire una qualità di assistenza adeguata per la popolazione anziana della zona.
La situazione attuale delle case di riposo è sempre più preoccupante.
C’è una vera e propria emorragia di infermieri che abbandonano le Rsa per trasferirsi negli ospedali pubblici o nella sanità privata.
La fuga in Svizzera
Molti di loro finiscono addirittura per emigrare in Svizzera.
Questa fuga di personale infermieristico rappresenta una problematica che si è acuita durante la pandemia di Covid-19 e che sembra non arrestarsi.
La carenza di infermieri nelle case di riposo compromette la qualità dell’assistenza offerta agli anziani ospiti.
Non solo, ma contribuisce anche a creare un clima di insicurezza e incertezza tra i familiari e i parenti dei pazienti.
In molti casi, la decisione di lasciare le Rsa è dovuta a una serie di fattori, tra cui la mancanza di risorse e di supporto, il carico di lavoro eccessivo.
Ma anche le retribuzioni non adeguate e le difficoltà nell’organizzazione del lavoro.
In questo scenario, è urgente adottare misure per fermare la fuga di personale infermieristico dalle case di riposo, migliorando le condizioni di lavoro e garantendo una remunerazione adeguata.
Inoltre, è importante valutare nuove strategie per attrarre giovani professionisti dell’area infermieristica verso il lavoro nelle Rsa, offrendo loro percorsi di formazione mirati e opportunità di carriera interessanti.
In sintesi, la situazione delle case di riposo richiede un intervento immediato e un’azione coordinata da parte delle autorità sanitarie, per evitare che l’emorragia di infermieri si trasformi in una vera e propria crisi.
L’assunzione di professionisti da tutto il mondo è una delle due soluzioni per la crisi nelle RSA.
I nuovi arrivi
I nuovi arrivi sono non solo dall’Europa orientale e dal Sud America, ma anche dall’Albania, Nord Africa, Tunisia, Egitto e soprattutto India.
Sebbene questi nuovi flussi possano migliorare la situazione nelle case di cura, è importante anche garantire l’esperienza e la formazione degli infermieri stranieri.
D’altra parte il numero di professionisti sanitari italiani che si trasferiscono in Svizzera è raddoppiato nell’ultimo triennio.
E ad attirarli non è soltanto lo stipendio, molto più sostanzioso, ma anche un ambiente lavorativo più attraente.