Carcere minorile Beccaria: disordini e sfasci per sigarette, la realtà oltre le fiction
Serata di follia al carcere minorile Beccaria di Milano. Quattro detenuti hanno provocato disordini. Hanno sfasciato arredi e celle del penitenziario. La ragione? Pretendevano delle sigarette.
Alfonso Greco del SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) descrive la realtà. “Questa è la realtà carceraria, altro che le favole stile Mare Fuori”, commenta. L’intervento della Polizia Penitenziaria ha riportato la calma.
L’episodio nel carcere minorile Beccaria evidenzia criticità. Tra queste, la capienza e gli spazi. Ma anche la gestione dei detenuti. Molti sono stranieri, minori non accompagnati e con problemi psichiatrici.
La cronaca dei disordini al Beccaria
La sera di ieri, il carcere minorile Beccaria di Milano è stato teatro di gravi disordini. Verso le 20, cinque minori si sono rifiutati di rientrare in cella. La loro pretesa: ottenere delle sigarette. Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), ha fornito i dettagli.
Dopo una fase di negoziazione, la situazione è degenerata. Verso le 21, quattro dei cinque giovani hanno iniziato a distruggere le parti comuni di una Sezione. Hanno danneggiato luci e telecamere. Poi, due celle sono state sfasciate. Queste erano le celle dove i due minori più violenti erano stati ristretti dopo il primo intervento. L’escalation ha richiesto un impegno notevole da parte del personale.
Solo alle 23, i colleghi della Polizia Penitenziaria sono riusciti a riportare l’istituto alla calma. Greco ha sottolineato l’importanza del lavoro di squadra. Molti agenti, compresi quelli fuori servizio, sono intervenuti. Sono stati coordinati dal comandante in carica. Fondamentale è stato anche l’apporto del personale più esperto. Questo dato è significativo. Il 90% del personale a turno è composto da colleghi giovani. Assegnati dagli ultimi tre corsi. Questo evidenzia una carenza di esperienza consolidata.
Le conseguenze per il personale e le criticità strutturali
L’intervento per sedare i disordini ha avuto pesanti conseguenze per gli agenti. Gran parte dei colleghi si sono dovuti far refertare. Nonostante l’intervento sia stato ben riuscito, i quattro detenuti si erano armati. Hanno usato mattonelle divelte e pezzi dei suppellettili distrutti. Questo mostra la violenza a cui il personale è esposto. E la pericolosità di certe situazioni.
Alfonso Greco ha espresso amarezza nelle sue conclusioni. Ha evidenziato un modello ricorrente. “Puntualmente aumentano i numeri dei ristretti e iniziano i disordini”, ha affermato. Ha auspicato che il Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità prenda in forte considerazione. La questione della capienza e degli spazi reali all’interno dell’istituto penale Beccaria di Milano. Il sovraffollamento e l’inadeguatezza degli spazi possono essere fattori scatenanti.
La situazione del carcere minorile Beccaria non è un caso isolato. Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha commentato la situazione generale. Negli ultimi anni, episodi simili sono frequenti. Ha messo in contrasto la realtà carceraria con la finzione televisiva. “Dici carcere minorile e il pensiero va alle scene della fortunata fiction Mare Fuori“, ha detto Capece. Ma la realtà, ha spiegato, è ben diversa. Quella è solo la trama di un film. La vita vera incrocia quotidianamente storie drammatiche di giovani detenuti. E criticità difficili da risolvere nel sistema penitenziario minorile.
La gestione dei detenuti stranieri e la prevenzione della devianza
Un nodo cruciale, secondo Capece, è la gestione di tanti detenuti stranieri. Molti di loro sono minori non accompagnati. E spesso presentano problemi psichiatrici. Questa complessità richiede un approccio specifico. E risorse adeguate per la gestione e il trattamento.
Capece ha chiesto un’attenta analisi di quanto sta accadendo. Nella giustizia minorile. Segnali preoccupanti arrivano da troppo tempo dall’universo penitenziario minorile. Ha evidenziato un aspetto positivo. Nel Decreto Caivano è stata prevista la possibilità di trasferire i soggetti dai 18 ai 25 anni nel circuito degli adulti. Questa misura riguarda individui che causano aggressioni. Sono incompatibili con il trattamento dedicato ai minori. E creano allarme negli istituti. Tuttavia, questo non avverrà a prescindere dalla volontà di questi detenuti.
Il segretario generale del SAPPE ha anche sollevato una domanda più ampia. Cosa sta causando il forte aumento della devianza minorile? Possono incidere modelli imitativi sbagliati. Come certi testi estremi di canzoni. La giustizia minorile, ha spiegato, è l’ultimo anello. Opera su chi si è già comportato male. Prima, ci sono due cardini che dovrebbero intervenire per prevenire la devianza: la famiglia e la scuola. E, soprattutto, la famiglia ha un ruolo fondamentale. La sua importanza è cruciale nella formazione dei giovani. E nella prevenzione di comportamenti devianti. La situazione al carcere minorile Beccaria è un campanello d’allarme. Richiede un’azione coordinata su più fronti.
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