Coronavirus, positivo racconta la sua storia dall'ospedale

Coronavirus, positivo racconta la sua storia dall'ospedale

Ciao a tutti, non credo molti di voi sappiano che sono in ospedale da una settimana e positivo al tampone del Coronavirus. Ho avvisato immediatamente colleghi, amici e conoscenti con i quali ho avuto modo di incontrarmi fino a fine febbraio, prima dell’autoisolamento.

Vi dico subito che va tutto bene, valori in miglioramento. La famiglia sta bene, per fortuna separandomi con grande anticipo per un sospetto avuto subito dopo Codogno. Ora sono isolati in casa, in quarantena, e aiutati da un fantastico cordone di amici affettuosi e stradisponibili a cui va tutta la mia gratitudine.

Mi sono fatto un’idea abbastanza chiara del Coronavirus, annessi e connessi, ma vi scrivo per un motivo preciso, per raccontare l’evoluzione della mia malattia, che non vuole essere assolutamente un parere medico, ma che potrebbe aiutare qualcuno: l’excursus iniziale è una fase delicata per non perdere tempo ma difficilmente valutabile. Difficile in primis per il malato che è giustamente preoccupato, per il medico di base che non ha strumenti diagnostici (tranne l’ascolto del respiro) e per il 112, molto professionali e disponibili ma un filo respingenti rispetto al tampone e al ricovero e si può intuirne il motivo (cmq l’ospedale è oggi l’unico luogo nel quale fanno il test e a mio parere giustamente).

Torno al progredire della malattia.
La prima settimana febbre leggera, sotto i 37.8, poi in progressivo aumento nonostante dosi ceescenti di Tachi 1000mg. Da due compresse giorno sono arrivato a 5 alla fine della seconda settimana, con un impatto terapeutico sempre meno rilevante e la febbre oscillante rapidamente tra 38 e oltre 39. Ho tenuto traccia di febbre e tachi proprio per capire cosa stesse succedendo.
Dopo l’auscultazione del medico di base e una prima serie inutile di antibiotici ho iniziato a preoccuparmi seriamente.
Nel dubbio ho allertato il numero verde regionale, 112 e ASL per verificare la possibilità del tampone e quali sintomi interpretare come gravi e causa di un possibile ricovero.

No tampone a casa!
Questo è stato un passaggio difficile.
Il 112, per altro professionale e stradisponibile, per tre volte mi ha detto di allarmarmi quando sarebbero state evidenti le difficoltà respiratorie e comunque sottolineavano che “mandarla in ospedale è a suo rischio e pericolo di contagio”.
Io NON ho avuto tosse, NON ho avuto evidenti cali respiratori che sono, per il 112, sintomi scatenanti. Le mie sintomatologie: febbre, nausea, mal di testa. Tutto in crescendo. Qualsiasi alimentazione difficile, per 12 gg non ho mangiato, ho perso 8kg. e quindi grande debolezza.

Il protrarsi del tempo in attesa se farmi ricoverare o meno mi pare non abbia avuto ripercussioni. Per fortuna il rapporto che ho con medici amici stracompetenti mi ha aiutato a capire che dovevo rompere gli indugi e in 40 minuti dopo la quarta e ultima telefonata con il 112, piuttosto secca, sono venuti a prendermi.

All’ingresso al Pronto Soccorso con visita medica e lastre, ai medici è parsa chiara la mia situazione e hanno predisposto il ricovero, cosa avvenuta dopo circa 8 ore di attesa nell’area dedicata e isolata. Tutto la mia situazione è cambiata nell’arco delle 48 ore seguenti, vi dico solo che ho ripreso a mangiare, sforzandomi all’inizio e con appetito poi.

Maschera con ossigeno, Tachipirina, cocktail vitaminici, antibiotico, eparina, questi i medicinali. La conferma della positività al tampone è arrivata qualche giorno fa, ma i medici la davano per certa, non è cambiato nulla nella terapia se non più rigore nell’uso della maschera per l’ossigeno.

Non mi dilungo oltre, ci tenevo a segnalarvi il mio excursus che spero possa aiutare chi è malato, a casa, e non sa come decidere, magari non ha tosse e non sa cosa fare.

Ora sto bene, febbre molto bassa, ossigenazione del sangue buona, pressione e battito nella norma e crepitìi polmonari ridotti. Quindi NON mettetevi ansia per il sottoscritto, sto bene e spero di lasciare presto il mio letto a chi ne ha bisogno!

Una ultima cosa molto importante.
Sono al Bassini a Cinisello Balsamo, per cui parlo per quello che vedo. L’ospedale è stato rivoluzionato in due/tre settimane, tutti i reparti “spenti” nelle loro specificità e riavviati per contrastare il Covid-19. Un costo, anche solo per quello che si muove intorno a me, incalcolabile. Tutto il personale convertito a nuove mansioni con tutte le misure di protezione che potete immaginare. La mia stanza, in cui siamo in due, è zona rossa: tutto il personale già protetto, prima di entrare, deve raddoppiare guanti, mascherina, maschera di protezione, sovracamice, cuffia... si copre, entra, fa, esce, si toglie uno strato e ricomincia. E suda, e non beve per non far pipì.

Tutte queste persone stanno dimostrando una abnegazione e una dignità commovente. Una dedizione ed una umanità di cui non credo sarei capace. Tanti giovani, tantissime giovani donne, infermiere, dottoresse, operatrici. A cui strappo un sorriso con gli occhi, un commento, scambio due parole anche sulla loro situazione e sul loro vissuto. E lo fanno con piacere prendendosi una manciata di secondi di riposo.

Meritano gratitudine ora ma meriteranno tutta la nostra migliore considerazione dopo, nel post. Perché sono una parte competente, di coraggio, qualità e valore del nostro Paese e perché se lo meritano.

Ho scritto quanto avete letto per un gruppo di amici. Poi ho pensato che qualcosa di tutto ciò, per lo stesso motivo per cui ho iniziato a scriverlo, per informare, valeva la pena raccontarlo anche ad altri.
Spero possa essere di aiuto a qualcuno.

Claudio
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