Coronavirus, da non credere: Pensionati invitati a ritirare la pensione all'ufficio postale

Coronavirus, da non credere: Pensionati invitati a ritirare la pensione all'ufficio postale

Appello al Ministro della salute e a Poste Italiane: paese fermo ma pensionati invitati presso gli uffici postali, c’è il rischio che accrescano il contagio. Dario Francolino, esperto di crisis communications management: “In Italia 4 pagamenti su 5 vengono effettuati in contanti, occorre implementare subito un piano straordinario di emergenza per dotare i pensionati che ne sono sprovvisti di carte di credito, bancomat o carte prepagate”.

Sono 16 milioni i pensionati italiani (fonte: report ISTAT “Condizioni di vita dei pensionati anni 2017-2018) e di questi, secondo gli ultimi dati, solo il 20% utilizza sistemi di pagamento elettronici. “Occorre agire subito, ci sono solo 48 ore di tempo per evitare una catastrofe di cui nessuno sembra accorgersi - dichiara Dario Francolino, esperto di crisis communications management in Axess Public Relations e docente di comunicazione d’impresa presso il CUOA, business school di Altavilla Vicentina –. Esiste il gravissimo rischio suicida che tra i 10 e i 13 milioni di pensionati italiani, sprovvisti di moneta elettronica e che non accreditano in banca la propria pensione, potrebbero aumentare rapidamente il contagio, recandosi, seppur in modo scaglionato ma fisicamente, dal 26 marzo al primo aprile in ordine alfabetico, presso gli uffici postali. Non possiamo chiedere agli anziani di stare in casa e poi invitarli, se non hanno strumenti di pagamento elettronico, ad andare all’ufficio postale! E ancora: “Troviamo allarmante e fortemente a rischio per gli operatori postali e i pensionati italiani, la cui età purtroppo come sappiamo è la più colpita dalla pandemia, la comunicazione di Poste Italiane circa gli orari e le modalità di erogazione dell’assegno pensionistico di marzo 2020. La politica degli annunci che sta purtroppo anticipando la messa in essere reale di azioni concrete rischia di allargare il contagio ed è ritenuta assolutamente contraria alle disposizioni dell’ultimo DCPM del 22 marzo e alle ordinanze regionali in particolare di quella della Regione Lombardia (ordinanza n. 515 del 22 marzo 2020). Ci rendiamo conto che gli spot televisivi e la campagna di comunicazione sono antecedenti alle nuove misure di contenimento del contagio ma ciò non legittima il fatto di non modificarle o di annullarle. Occorre fare presto perché altrimenti #iorestoacasa sarà vanificato!”