Monopattini e bici elettriche, tra libertà e caos urbano: cresce la richiesta di nuove regole
Chi non si è mai trovato a dover evitare un monopattino o una bici elettrica parcheggiata sui marciapiedi? Capita ormai a tutti. In ogni città, grandi o piccole, questi mezzi occupano spazi non destinati alla sosta, impedendo spesso il passaggio ai pedoni. Una situazione che diventa ancora più grave quando a dover affrontare tali ostacoli sono persone con disabilità motorie o visive.
Un problema quotidiano per i pedoni. Monopattini e bici elettriche
Passeggiare in città sta diventando sempre più difficile. Marciapiedi invasi da mezzi elettrici abbandonati, piste ciclabili occupate o attraversamenti pedonali bloccati sono ormai la normalità. Per chi si muove con una sedia a rotelle, con il bastone bianco o con un passeggino, la presenza di questi ostacoli può trasformarsi in un pericolo concreto. Molti cittadini segnalano da tempo il problema, ma le soluzioni tardano ad arrivare.
Il pericolo della velocità e della mancanza di regole
Oltre ai parcheggi selvaggi, c’è il tema della sicurezza. I monopattini e le bici elettriche sfrecciano nel traffico urbano a velocità spesso elevate e senza un adeguato controllo. A differenza di un motorino, non serve alcuna patente per guidarli e, di conseguenza, la disciplina alla guida è molto più debole.
Molti conducenti ignorano le regole del codice della strada: circolano sui marciapiedi, attraversano con il rosso o percorrono strade vietate ai veicoli. Questa libertà apparente si traduce in rischio, non solo per chi guida ma anche per pedoni e automobilisti.
L’ipocrisia di un certo ambientalismo urbano
Nonostante le criticità evidenti, gli amministratori locali continuano a promuovere questi mezzi come simbolo di mobilità sostenibile. A parole, si parla di ecologia e di riduzione dell’inquinamento. Nei fatti, si chiudono gli occhi davanti ai disagi e ai pericoli che i monopattini elettrici causano ogni giorno.
Molte città si vantano di installare semafori sonori per non vedenti o sistemi di rilevamento pedonale, ma poi permettono che i marciapiedi vengano trasformati in parcheggi improvvisati per mezzi elettrici. È una contraddizione che sta diventando insostenibile.
La situazione nelle grandi città italiane
Milano, Roma, Torino e Bologna sono tra le città più colpite dal fenomeno. La densità di mezzi elettrici è altissima e i controlli sono insufficienti. A Milano, ad esempio, si contano oltre 15.000 monopattini in sharing, ma le sanzioni per parcheggi scorretti sono poche rispetto alla quantità di violazioni.
Anche Roma affronta un problema analogo: monopattini lasciati sulle scale, in mezzo alle piazze o perfino nelle corsie preferenziali. Nonostante i tentativi di regolamentazione, la mancanza di parcheggi dedicati e di controlli efficaci rende la situazione ingestibile.
Gli esempi dall’estero: città che hanno detto basta
In molte capitali europee e internazionali, la pazienza è finita. Parigi, ad esempio, ha bandito i monopattini elettrici in sharing dopo anni di incidenti e proteste da parte dei cittadini. Melbourne, Copenaghen, Barcellona e, da gennaio 2026, anche Praga hanno deciso di vietare la circolazione urbana di questi mezzi.
Le motivazioni sono sempre le stesse: pericolo per pedoni e ciclisti, disordine pubblico e difficoltà nel gestire la mobilità condivisa. Le amministrazioni di queste città hanno scelto di puntare su un modello più sicuro, basato su mezzi controllati, aree di parcheggio dedicate e una maggiore responsabilità dei conducenti.
Il nodo delle sanzioni e dei controlli
In Italia, le multe per l’uso scorretto dei monopattini elettrici esistono ma sono difficili da far rispettare. La Polizia Locale spesso non ha le risorse o il personale sufficiente per monitorare costantemente i comportamenti scorretti. Le multe, quando vengono applicate, non bastano a disincentivare l’uso improprio.
Molti chiedono una revisione del codice della strada per introdurre regole più chiare. Alcune proposte includono la targa identificativa obbligatoria, l’assicurazione e limiti di velocità più bassi nei centri abitati. Ma fino a oggi, gli interventi sono rimasti limitati o sperimentali.
I rischi per i conducenti stessi
I monopattini elettrici, spesso considerati mezzi innocui, nascondono in realtà un alto potenziale di rischio anche per chi li utilizza. Secondo i dati del Ministero dei Trasporti, gli incidenti che coinvolgono questi veicoli sono in costante aumento.
Cadute, collisioni e traumi cranici sono tra le cause più comuni di accesso ai pronto soccorso. L’assenza del casco obbligatorio per gli adulti e la scarsa stabilità del mezzo amplificano la pericolosità, soprattutto nelle ore notturne o con condizioni meteo sfavorevoli.
Le difficoltà per le persone con disabilità
Le persone con disabilità sono tra le più penalizzate da questa situazione. I monopattini abbandonati lungo i percorsi pedonali diventano veri e propri ostacoli insormontabili per chi si muove in carrozzina o utilizza un bastone per non vedenti.
Le associazioni che rappresentano queste persone hanno più volte richiesto interventi urgenti per garantire la libertà di movimento e il diritto alla sicurezza. Tuttavia, finora le risposte delle amministrazioni sono state limitate a campagne informative o a promesse di nuovi regolamenti.
L’importanza della responsabilità individuale
Non si può negare che i monopattini elettrici rappresentino una soluzione sostenibile per ridurre l’impatto ambientale. Tuttavia, come ogni innovazione, richiedono un senso di responsabilità da parte di chi li utilizza.
Lasciare un monopattino in mezzo al marciapiede, correre a tutta velocità tra le auto o ignorare le regole della strada non è solo un gesto di inciviltà, ma un atto che mette in pericolo la vita degli altri. La mobilità sostenibile deve andare di pari passo con la sicurezza e il rispetto reciproco.
Verso una nuova regolamentazione
Il Parlamento italiano sta valutando nuove norme per disciplinare la circolazione dei mezzi elettrici leggeri. Tra le ipotesi, l’obbligo di casco per tutti, l’introduzione di targhe e assicurazioni e il divieto di circolazione sui marciapiedi.
Si parla anche di zone di parcheggio dedicate, delimitate e tracciate digitalmente, per evitare che i mezzi vengano abbandonati ovunque. Un sistema simile è già in funzione in alcune città europee e potrebbe rappresentare una soluzione efficace anche per l’Italia.
Conclusioni: trovare un equilibrio possibile
Monopattini e bici elettriche non sono il male assoluto, ma senza regole precise rischiano di peggiorare la qualità della vita urbana. L’obiettivo deve essere quello di trovare un equilibrio tra sostenibilità e sicurezza, tra libertà individuale e rispetto degli spazi comuni.
Le città del futuro dovranno garantire una mobilità davvero inclusiva, dove ogni mezzo – elettrico o meno – possa convivere nel rispetto delle persone e dell’ambiente. Perché la vera rivoluzione ecologica non si misura solo in emissioni risparmiate, ma anche nella civiltà con cui si vive lo spazio pubblico.
Fonte ADUC







