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    lo scempio dei numeri sul porfido
    lo scempio dei numeri sul porfido

    Sesto Calende e lo “scempio numerato”

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    By Marco Limbiati on 10 Novembre 2025 Sesto Calende
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    Sesto Calende e lo “scempio numerato”: quando il porfido diventa quaderno a righe

    A Sesto Calende il mercoledì, da sempre, è giorno di mercato. Un appuntamento che racconta la storia cittadina: le bancarelle, la socialità del centro, i passaggi tra Piazza Guarana, Piazza Mazzini e Piazza De Cristoforis. Una tradizione popolare che resiste al tempo e ai cambiamenti.

    lo scempio dei numeri in centro
    lo scempio dei numeri in centro

    Ma questa volta, a resistere, rischiano di essere soprattutto le … strisce e i numeri gialli appena comparsi sul suolo del centro storico.

    Già, perché la settimana scorsa i sestesi si sono svegliati scoprendo che il porfido delle piazze — quello stesso porfido che rappresenta un tratto identitario e architettonico della città — era stato improvvisamente trasformato in una lavagna da scuola elementare, con numeri dipinti in modo decisamente vistoso.

    Un’operazione che secondo molti avrebbe richiesto una giustificazione tecnica e soprattutto estetica — ma che, evidentemente, ha trovato una corsia preferenziale con pennello e vernice.

    Non l’hanno presa bene i cittadini, che tra mormorii, sorrisi amari e foto social si sono chiesti chi avesse avuto l’idea di dotare il centro storico di un look da parcheggio industriale. E non l’ha presa bene nemmeno l’opposizione consiliare di Fratelli d’Italia, che ha deciso di intervenire prima che l’intervento venga completato e le piazze si trasformino definitivamente in un campo da mini-golf urbano.

    Così il capogruppo Mario Boatto e il consigliere Marco Limbiati hanno protocollato una interrogazione formale indirizzata al Sindaco Elisabetta Maria Giordani e al Presidente del Consiglio Comunale Peter Ferrario.

    Numeri e Numeri
    Numeri e Numeri

    Il tono? Cordiale, come forma istituzionale impone.
    Il contenuto? Più affilato di un taglierino da cartografo.

    La questione sollevata è semplice: chi ha deciso di segnare in modo permanente e vistoso gli stalli del mercato sulle pavimentazioni pregiate del centro storico? E soprattutto: era proprio necessario farlo in questo modo?

    Domande che circolano da giorni in città, a cui oggi si chiede risposta nelle sedi ufficiali.

    Nel testo depositato si parla senza mezzi termini di “scempio estetico”. Non un eufemismo. Il riferimento va ai segni gialli apparsi persino sul porfido, una scelta che in molti considerano ardita (per usare un aggettivo gentile).

    Secondo i consiglieri, una soluzione di questo tipo può forse essere appropriata in contesti periferici o in parcheggi dedicati, ma non certo nel cuore storico di Sesto, simbolo di identità e di vivibilità urbana.

    L’interrogazione pone quattro punti chiari:

    1. Chi è il responsabile politico e tecnico dell’iniziativa;

    2. Chi ha autorizzato tali modalità operative;

    3. Perché non si sia tenuto conto delle criticità già segnalate dai cittadini in fase iniziale;

    4. Se l’Amministrazione intenda proseguire su questa strada oppure tornare sui propri passi, magari ripristinando decorosamente le pavimentazioni.

    Il tutto accompagnato da una considerazione che fotografa bene lo spirito della protesta: i cittadini — sostengono i consiglieri — sono passati dallo stupore alla vera e propria ilarità.

    Questione di stile
    Questione di stile

    E in effetti, nelle ultime ore, qualcuno sui social ha già proposto nuove idee, dal tombino numerato al sampietrino dotato di QR code, fino alla “mappa interattiva delle piazze per non smarrire l’ambulante”.

    Battute a parte, la questione è reale e ben più profonda di uno schizzo di vernice. Riguarda il rapporto tra decoro urbano, tradizione e gestione dello spazio pubblico.

    Il mercato è un bene, una ricchezza e un elemento identitario. Ma lo è anche il centro storico, con i suoi materiali, la sua armonia e la sua storia. Se a ogni necessità organizzativa si risponde col pennello, rischiamo di perdere — un tratto alla volta — la nostra memoria estetica e culturale.

    E ora?
    L’Amministrazione dovrà fornire spiegazioni in aula consiliare. Potrà difendere la scelta come soluzione efficiente e funzionale, potrà ammettere errori di forma o sostanza, potrà promettere correttivi o ripristini.

    In ogni caso, un fatto è certo: questa volta a fare rumore non sono stati i banchetti del mercato, ma i numeri sul pavé.

    Sesto Calende si interroga, il Consiglio pure.
    In attesa della risposta, una certezza: il porfido merita rispetto, e la città merita scelte che sappiano coniugare ordine e bellezza, organizzazione e cultura, mercato e identità.

    Perché la storia urbana non si scrive con il pennello.
    E tanto meno con il bianchetto da marciapiede.

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    #SestoCalende
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    Marco Limbiati

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