Asilo Mariuccia. Nella seconda metà degli anni ’60, il comune di Milano offre all’Asilo Mariuccia la possibilità di acquistare la villa ex-Rocchetti di Porto Valtravaglia, sul Lago Maggiore, in provincia di Varese, con l’annesso ampio parco.
L’Asilo Mariuccia, nato nel 1902, rappresenta un pilastro nell’assistenza sociale, mirando al recupero di giovani e adolescenti esposte a rischi di violenza o prostituzione.
Fondato su una donazione anonima di Nina Rignano Sullam, è stato il frutto dell’impegno dell’Unione Femminile Nazionale e di figure come Ersilia Bronzini Majno.
Nel tempo, l’Asilo ha evoluto la sua missione, accogliendo anche ragazzi e ampliando le sue strutture.
Dalla sua fondazione, ha assistito oltre 5.500 persone, trasformandosi in una Fondazione ONLUS nel 2004.
L’Asilo Mariuccia non è solo un rifugio, ma un centro di emancipazione e formazione. Ha attraversato diverse fasi storiche, adattandosi alle esigenze sociali e ampliando i suoi servizi.
Dall’accoglienza delle prime bambine e adolescenti a inizio Novecento, fino all’apertura a nuove categorie di bisognosi e all’espansione delle sue strutture, l’Asilo ha sempre puntato sull’educazione e sull’inserimento sociale dei suoi ospiti.
Oggi, l’Asilo Mariuccia continua a essere un punto di riferimento nel panorama dell’assistenza sociale, offrendo sostegno a chi è in difficoltà attraverso un approccio che coniuga tradizione e innovazione.
Le sue attività si estendono oltre i confini nazionali, con un occhio attento alle esperienze internazionali nel campo del welfare infantile.
La sua storia è un esempio di come l’impegno civile e la solidarietà possano generare cambiamenti significativi nella società.
Gli alloggi per l’autonomia mamma-bambino nascono dalla necessità di tutelare il bambino da quei pregiudizi, difficoltà e problematiche che possono riguardare alcune famiglie. Oggi, a differenza di quanto accadeva diversi anni fa, il bambino non viene collocato in apposite strutture da solo, ma si cerca di non allontanare una delle sue figure di riferimento, la madre, in accordo con il diritto di crescere all’interno della propria famiglia.
Questo progetto vuole essere una sorta di “contenitore fisico ed emotivo” nel quale le mamme e i bambini possano sperimentarsi nella loro quotidianità cercando di affrontare le avversità e le difficoltà che la vita riserva loro senza essere, tuttavia, realmente da soli.
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