Legnano non dimentica Carlo Borsani. Come ogni anno, le Comunità legnanesi si danno appuntamento domenica 30 aprile
L’appuntamento è per ricordare il martirio di Carlo Borsani, eroe di Legnano, invalido di guerra e Medaglia d’oro al valor militare, barbaramente ucciso dai partigiani a guerra finita il 29 aprile 1945.
Il concentramento è previsto dalle ore 19:30 presso il parcheggio di via Gilardelli.
Da lì, alle 20’30 partirà un corteo diretto al piazzale Carlo Borsani, dove verrà deposta una corona di fiori e, dopo un momento commemorativo, si svolgerà il rituale del presente.
La memoria si onora con l’azione. Esserci, per ricordare chi ha pagato con la vita l’amore sconfinato per l’Italia.
Esserci, per regalare ad un grande legnanese l’abbraccio della sua Legnano. Esserci, per continuare a trasmettere una fiaccola che non si spegnerà mai.
Chi era Carlo Borsani
Fu guerra civile, è vero, ma un colpo di pistola alla nuca ad un mutilato e invalido è cosa che nemmeno con la guerra civile può essere spiegata.
Uno dei tanti assassinati a guerra finita
«Ferito tre volte durante tenace difesa per mantenere il possesso di delicata posizione,
ancora degente all’ospedale, chiedeva ed otteneva di partecipare col proprio reparto a nuovo
cimento. Assunto volontariamente il comando di un plotone moschettieri arditi, guidava i suoi
fanti all’assalto di munita posizione nemica tenacemente difesa. Benché ferito alle gambe da una
raffica di mitragliatrice, non desisteva dalla lotta e, nel generoso tentativo di spingersi ad ogni costo
sull’obiettivo assegnato, restava più gravemente ferito al viso, agli occhi ed in varie parti del
corpo da schegge di bombe da mortaio. Ricoverato in gravissime condizioni, conscio ormai che la
vista era irrimediabilmente perduta, esprimeva solo il rammarico di dover desistere dalla lotta,
confermando la sua fede e la sua piena dedizione alla Patria».
ancora degente all’ospedale, chiedeva ed otteneva di partecipare col proprio reparto a nuovo
cimento. Assunto volontariamente il comando di un plotone moschettieri arditi, guidava i suoi
fanti all’assalto di munita posizione nemica tenacemente difesa. Benché ferito alle gambe da una
raffica di mitragliatrice, non desisteva dalla lotta e, nel generoso tentativo di spingersi ad ogni costo
sull’obiettivo assegnato, restava più gravemente ferito al viso, agli occhi ed in varie parti del
corpo da schegge di bombe da mortaio. Ricoverato in gravissime condizioni, conscio ormai che la
vista era irrimediabilmente perduta, esprimeva solo il rammarico di dover desistere dalla lotta,
confermando la sua fede e la sua piena dedizione alla Patria».
Questo è un Paese in cui le ferite sono ancora aperte, e non ci sarà vera pacificazione fino a quando gli uni non riconosceranno le responsabilità degli altri, Giuseppe Criseo, Presidente CASA DEGLI ITALIANI