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    formazione di ostetriche libiche
    “La salute delle mamme e dei bambini libici passa dalla formazione delle ostetriche”

    formazione di ostetriche libiche

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    By Sbardella on 22 Marzo 2022 Associazioni, Busto Arsizio, Comuni, Cooperazione, Cronaca, Cultura, Gallarate, Salute e benessere, Sanità
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    Quella dello scorso dicembre a Tunisi è stata la seconda esperienza di formazione di ostetriche libiche.

    formazione di ostetriche libiche

    “La salute delle mamme e dei bambini libici passa dalla formazione delle ostetriche” Dice il dottor Marco Nedbal, Direttore della Pediatra dell’Ospedale di Gallarate.

    Lui ha formato ostetriche libiche sui temi dell’emergenza e rianimazione neonatale.

    una parte importante è quella delle esercitazioni pratiche con i manichini

    Quella dello scorso dicembre è stata un’esperienza di formazione rivolta a operatori sanitari libici.

    Poi il rientro in Italia e la routine di sempre.

    La guerra in corso in Ucraina ha richiamato alla memoria motivazioni, senso e valore di quelle giornate.

    Il dottor Marco Nedbal, Direttore della Pediatria dell’Ospedale di Gallarate, ha formato diciotto ostetriche libiche.

    Con lui c’erano anche il dottor Rossano Rezzonico, già Direttore della Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Rho e il dottor Alessandro Alfei, Dirigente Medico del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Rho.

    “Da sempre l’ambito sanitario costituisce un valido modo per costruire un dialogo tra persone e gruppi molto distanti. Ideologicamente e culturalmente, se non addirittura in conflitto – racconta il dottor Nedbal – Per tale motivo ho aderito molto volentieri alla iniziativa effettuata tramite l’ong ICU (Istituto per la Cooperazione Universitaria) di Roma. Ho partecipato come istruttore al corso “Emergenze in sala parto e addestramento alla rianimazione del neonato e del bambino”. Rivolto a un gruppo di ostetriche della Libia, nazione in grande difficoltà per la sua situazione politica. Paese instabile con zone di guerriglia complicata dalla difficile gestione dei profughi. Il nostro obiettivo era insegnare a fare le prime manovre cliniche in maniera corretta in una fascia d’età che va dal pre-parto fino ai 5-6 anni di vita”.

    le iniziative precedenti

    Il dottor Nedbal non è nuovo a simili iniziative. “Avevo partecipato a un’esperienza di formazione analoga nel marzo 2019.

    Poi la pandemia aveva interrotto queste trasferte.

    Il corso, alla seconda edizione, si è tenuto in Tunisia ad Hammamet, perché la Farnesina non autorizza, per ragioni di sicurezza, l’ingresso per tali attività in territorio libico.

    Mi auguro di partecipare anche a una terza edizione. Stiamo valutando di allargare il progetto coinvolgendo operatrici e operatori sanitari delle aree rurali tunisine.

    È tutto ancora allo studio. Vorremmo mantenere una cadenza almeno annuale”.

    Il corso comprendeva una prima parte di rianimazione neonatale e di rianimazione pediatrica, tenuto dal dottor Rezzonico e dal dottor Nedbal.

    Una seconda parte relativa alle emergenze ostetriche in sala parto era affidata al dottor Alfei.

    “Gli insegnamenti sono stati molto impegnativi. Usavamo principalmente la lingua inglese e un po’ di francese per comunicare, con l’aiuto di un traduttore. Avevamo preparato le diapositive in arabo per facilitare le lezioni frontali. In questo tipo di lezioni una parte importante è quella delle esercitazioni pratiche con i manichini. Dove singolarmente si applicano e si verificano le manovre apprese durante la parte teorica. Manichini che, al termine, abbiamo lasciato affinché le ostetriche possano trasferire ad altre colleghe le competenze acquisite. Generando a loro volta formazione, innescando così un circolo virtuoso”.

    lo scambio è stato profiquo

    “Abbiamo avuto qualche iniziale imbarazzo, subito superato. Si lavorava in stretta vicinanza con donne che provenivano dal mondo islamico. Alcune di loro vestivano il burka. Al termine di ogni corso è stata effettuata una verifica finale superata da tutte le partecipanti. E’ stata una esperienza interessante e produttiva. Non spetta a noi dirlo ma ci sembra di aver trasmesso (oltre a delle nozioni tecniche) anche la nostra empatia a questo gruppo di ostetriche che operano in condizioni per noi inimmaginabili. Lavorano in ospedali dove manca tutto e in una realtà dove per le donne tutto è difficile o proibito. Solo per fare un esempio, nel mondo islamico più conservatore, le donne non possono viaggiare sole. Anche nel nostro caso tutte le ostetriche per recarsi in Tunisia sono state accompagnate da un adulto maschio, marito, fratello o padre. Un grande sforzo economico per ICU, che ha sostenuto le spese relative al corso”.Oggi un altro scenario impegna la coscienza del medico: “Ho dato la mia disponibilità al Direttore della Pediatria del Fatebenefratelli di Milano a partire per l’Ucraina, qualora le condizioni lo permettano”.

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    busto arsizio fabrizio Sbardella formazione di ostetriche libiche Gallarate rho tunisi
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    contadino di montagna, antico e nostalgico, ma curioso

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