Quello che sta per iniziare sarà un anno scolastico un po’ diverso per la didattica fagnanese che farà a meno di due storici professori.
Due professori, infatti, hanno raggiunto il traguardo professionale più ambito e dal primo di settembre saranno felicemente in pensione.
La professoressa Rosella Vanzini e il professor Francesco Conte, due figure storiche e molto amati dai ragazzi, salutano alunni e colleghi.
Tanta umanità e impegno per i due storici professori
Il professor Conte ha assicurato con dedizione e disponibilità un super supporto tecnologico anche nella stesura dei progetti eTwinning alla scoperta delle bellezze del paese. Progetti che hanno sempre raggiunto un ottimo risultato in campo europeo ottenendo diversi riconoscimenti.
Tra i tanti progetti a livello europeo, curati con la prof.ssa Vittonati, ricordiamo quello dal titolo ‘My castle, our world’ che si è sviluppato dando risalto al Castello Visconteo Fagnanese, con anche una visita guidata in collaborazione con la Pro Loco. (Leggi articolo in riferimento).
Il progetto eTwinning coinvolge alcune classi terze nella consapevolezza del valore di queste esperienze e che l’incontro con altri paesi e realtà possa contribuire alla formazione di un vero cittadino del mondo.
Anche quest’anno la scuola fagnanese ha dato risalto al progetto ospitanto due insegnanti dal Belgio, e mostrando loro le bellezze locali.
L’augurio della prof.ssa Vanzini
Molto emozionata alla festa di congedo anche la professoressa Vanzini. Di seguito l’intera lettera.
“Lascio la scuola dopo 39 anni, 36 dei quali passati a Fagnano Olona. L’insegnamento, una professione che mi sono scelta con convinzione, che desideravo intraprendere fin da bambina ispirata dalla stima che nutrivo nei confronti della mia maestra e dal suo esempio di dedizione e cura nei confronti degli alunni.
Lascio una professione che sono sempre stata orgogliosa di svolgere, della quale ho sempre colto l’importanza. Dall’educazione dei ragazzi dipende il futuro della società. Ho accompagnato due generazioni. Numerosi sono stati i cambiamenti: l’avvento del computer, del registro elettronico, della LIM, della didattica a distanza. Costante è rimasta la necessità di attenzione ai ragazzi, di conoscerli individualmente per individuare la via giusta per valorizzarne le potenzialità.
Non c’è insegnamento senza empatia, senza che si crei una relazione positiva di stima e fiducia reciproca. Tra i colleghi ho avuto valide guide, esempi da seguire. Nei primi anni sono stata affiancata, addirittura, da tre miei ex docenti e il Preside era il medesimo di quando ero alunna nella stessa scuola. Ricorderò sempre con affetto anche gli altri numerosi colleghi con i quali ho sempre collaborato proficuamente.
Il lavoro ha una parte importante nella vita. Io ho sempre trovato un ambiente accogliente, persone che mi sono state vicine anche nei periodi difficili della mia vita. Con i vari Dirigenti che si sono succeduti ho ricoperto anche ruoli organizzativi ma senza entusiasmo, solo per necessità. Ho sempre preferito le classi, i ragazzi, percependo che quella era la mia vocazione.
Con curiosità seguo le loro evoluzioni nella crescita gioendo per quelli, e non sono pochi, che hanno successo e cercando di essere vicina a quelli che imboccano vie sbagliate. Negli ultimi anni ho visto al lavoro, al mio fianco, colleghi molto giovani. Li ho apprezzati.
Lascio dunque il mio posto serena, sicura che sapranno essere sempre aggiornati, innovativi, pieni di energia e di entusiasmo da trasmettere ai ragazzi.
Per me educare ha significato anche essere vicina agli allievi per aiutarli a superare i momenti di grave malessere che spesso si manifesta in questa fascia di età, guidarli nel complesso labirinto delle competenze chiave e renderli abbastanza resilienti per affrontare anche le situazioni più complesse che incontreranno. Questa convinzione è l’eredità che lascio ai miei successori”. Conclude la professoressa Vanzini.
Siamo certi che i tanti insegnamenti da loro donati saranno seguiti dai ragazzi, nel perseguire gli obiettivi della vita lavorativa e umana.
Fausto Bossi