“Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura” – La memoria di una tragedia che scuote ancora l’Italia
Il prossimo 5 aprile 2025, a Busto Arsizio, avrà luogo un’importante cerimonia per onorare la memoria di Sergio Ramelli, il giovane militante del Fronte della Gioventù assassinato nel 1975 da estremisti di sinistra.
L’evento inizierà alle ore 10:00 con l’intitolazione di Largo Sergio Ramelli in via Costa, angolo via Cellini.

A seguire, alle ore 11:00 presso la Sala Tramogge dei Molini Marzoli, verrà presentato il libro “Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura”, scritto da Guido Giraudo.
L’incontro vedrà la partecipazione di numerose autorità, tra cui Paola Frassinetti, sottosegretario di Stato all’Istruzione, Carlo Fidanza, europarlamentare, Riccardo De Corato e Andrea Pelliccini, deputati della Repubblica, Romano La Russa, assessore alla Sicurezza e Protezione Civile della Regione Lombardia, e Francesca Caruso, assessore alla Cultura della Regione Lombardia.
Un libro per ricordare
Il volume di Guido Giraudo ripercorre uno dei capitoli più bui della storia politica italiana, gli anni di piombo, attraverso la vicenda di Ramelli, giovane studente milanese assassinato con efferata violenza. La sua colpa? Aver espresso opinioni non allineate con l’estremismo dominante nelle scuole dell’epoca. Il libro non solo ricostruisce i fatti, ma analizza anche il clima di odio politico di quegli anni, tracciando un parallelo con i rischi attuali di intolleranza ideologica.
Di recente, il libro è stato presentato anche alla Camera dei Deputati, alla presenza di personalità istituzionali di spicco. Durante l’evento, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha sottolineato come la memoria di Sergio Ramelli debba appartenere a tutti gli italiani e non essere strumentalizzata politicamente.
Un clima di odio e persecuzione

Nel corso della presentazione a Montecitorio, diversi interventi hanno ricordato il clima di terrore degli anni ’70. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, ha descritto un periodo in cui i giovani di destra vivevano costantemente nel timore di aggressioni, cambiando percorsi e cercando rifugi sicuri in caso di attacchi.
L’omicidio di Ramelli, ha ricordato Rampelli, fu il tragico epilogo di una vera e propria persecuzione ideologica. Il giovane, infatti, fu individuato come bersaglio dopo che un suo professore rese pubblico un suo tema scolastico in cui criticava le Brigate Rosse.
Questo lo rese oggetto di violenze e minacce fino al brutale agguato sotto casa, quando fu colpito con una chiave inglese da militanti di Avanguardia Operaia.
Un simbolo contro la violenza
L’omicidio di Ramelli, così come quelli di altri giovani militanti di destra uccisi in quegli anni, rappresenta un monito affinché l’odio ideologico non degeneri più in violenza. Paola Frassinetti, nel suo intervento, ha letto una lettera della sorella di Sergio, ribadendo che il suo sacrificio deve servire da insegnamento per le nuove generazioni: “La violenza non deve mai più essere uno strumento per sopprimere idee e persone ritenute ‘scomode’”.
Anche Galeazzo Bignami ha offerto una riflessione personale, ricordando che, se gli attentatori avessero colpito suo padre nel 1974, lui stesso non sarebbe mai nato. “Ciò che è accaduto a Sergio poteva accadere a ognuno di noi”, ha affermato, evidenziando come la storia di Ramelli sia un monito per tutti coloro che credono nella libertà di espressione.
Uno degli obiettivi emersi durante la presentazione del libro è la necessità di una verità s
La necessità della verità storica

Uno degli obiettivi emersi durante la presentazione del libro è la necessità di una verità storica condivisa. “Non possiamo riaprire i processi, se non in poche eccezioni”, ha spiegato Rampelli, “ma possiamo avviare una commissione d’inchiesta parlamentare per ricostruire con precisione quanto accaduto in quegli anni”.
Un richiamo alla responsabilità è arrivato anche dal presidente del Senato Ignazio La Russa, il quale ha sottolineato che le attuali manifestazioni di estremismo nei centri sociali sono “scimmiottature pericolose” degli anni di piombo. Per questo, è fondamentale che la memoria di Sergio Ramelli non sia relegata a un simbolo di parte, ma diventi un monito universale contro ogni forma di violenza politica.
Conclusione
La cerimonia del 5 aprile a Busto Arsizio e la presentazione del libro di Guido Giraudo saranno occasioni importanti per riflettere su una delle pagine più drammatiche della storia italiana. A distanza di cinquant’anni dall’omicidio di Sergio Ramelli, il suo ricordo continua a vivere, non solo nel cuore di chi lo ha conosciuto, ma anche come un simbolo della necessità di difendere la libertà di pensiero da ogni forma di intimidazione e violenza.
Per ulteriori informazioni, è possibile visitare il sito www.sergioramelli.it. Il libro di Guido Giraudo è acquistabile su www.idrovolanteedizione.com.