Si è tenuto oggi Business4Climate, un forum di alto profilo sui progressi delle imprese nella lotta ai cambiamenti climatici, che riunisce i responsabili politici e i principali rappresentanti aziendali, per identificare un percorso sostenibile e virtuoso di transizione ecologica verso la neutralità carbonica in vista della COP26 (la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021).
L’evento organizzato da Confindustria e Deloitte in collaborazione con il B20 Italy e la Confederation of British Industry (CBI) ha visto la partecipazione di figure di spicco come Emma Marcegaglia (Presidente del B20), Lord Karan Bilimoria (Presidente di CBI), Punit Renjen (CEO di Deloitte Global), Aurelio Regina (Presidente del Gruppo tecnico Energia di Confindustria), Fabio Pompei (CEO di Deloitte Italia), Carlo Tamburi (CEO Italia di Enel), Stefano Donnarumma (CEO di Terna) e Antonio Gozzi (Presidente del Gruppo Duferco).
Per contribuire al dibattito sono stati presentati i primi risultati dell’iniziativa Goal 13 Impact Platform, una piattaforma online open source realizzata da Deloitte che raccoglie le azioni chiave e le migliori pratiche che le imprese mettono in campo per combattere il cambiamento climatico. Ad oggi, sono stati intervistati i leader aziendali di oltre 400 imprese a livello globale – di cui circa 50 in Italia – in maggioranza al di sopra dei 250 dipendenti.
Dai primi dati raccolti emerge un percorso ricco di sfide per le imprese e l’ecosistema di cui fanno parte, tuttavia emergono chiaramente anche le priorità e gli obiettivi comuni su cui puntare e su cui orientare le azioni all’interno e all’esterno delle organizzazioni.
Solo il 50% delle iniziative chiave fornite dagli intervistati mira direttamente alle emissioni o alla resilienza e poche hanno impatti quantificabili. La maggior parte di queste iniziative sono focalizzate su energia, trasporti ed edifici, dal momento che l’innovazione nella catena di approvvigionamento e i cambiamenti nel mercato rendono le iniziative in queste aree relativamente semplici da eseguire e commercialmente interessanti.
Sebbene però si preveda che oltre il 70% delle iniziative dirette produca risultati commerciali positivi, in genere c’è meno certezza sull’impatto sulle emissioni o sulla resilienza.
Le aziende che stanno sviluppando programmi di cambiamento climatico si trovano di fronte ad una serie di punti da risolvere.
Per quanto riguarda le barriere interne, la mancanza di priorità strategiche, di investimenti e il consenso dei dipendenti rimangono ostacoli significativi.
Anche la mancanza di competenze specifiche sulle tematiche di sostenibilità e di consapevolezza a tutti i livelli all’interno di un’organizzazione è vista come una barriera. Invece riguardo alle barriere esterne, lo scarso coinvolgimento ed educazione di clienti e fornitori sull’azione per il clima riflette l’immaturità del mercato ed è vista come un importante ostacolo al progresso in molte organizzazioni.
A fronte di uno scenario di questo tipo, si va delineando una maggiore consapevolezza a livello globale su come affrontare le principali difficoltà e sulle azioni da intraprendere.
- Secondo il 28% degli intervistati infatti, per costruire un programma climatico di successo occorre stabilire obiettivi ambiziosi, sviluppare piani associati e incorporarli nel cuore dell’organizzazione.
- La leadership e il consenso diffuso tra i dipendenti (circa il 28% degli intervistati) sono entrambi considerati importanti per creare slancio e guidare l’azione.
- Inoltre, il 30% delle aziende ritiene che la collaborazione con un’ampia gamma di stakeholder porti molteplici vantaggi e in molti casi è riconosciuta come un presupposto per il successo, data la natura sistemica delle sfide che molti settori si trovano ad affrontare.
- Le iniziative legate alla comunicazione sono molto apprezzate (circa il 21% degli intervistati), sia in termini di informazione sia di educazione degli stakeholder. Ciò riflette l’ambiente esterno dinamico, le elevate aspettative delle parti interessate e la fase iniziale di molti programmi di transizione climatica.
Per quanto riguarda l’Italia, le imprese mostrano spesso una prospettiva positiva nei confronti del cambiamento climatico, con quasi il 50% delle aziende che considera le opportunità di business legate al clima come driver chiave per l’azione, rispetto al 23% delle aziende che considera il cambiamento climatico puramente come un rischio.
L’analisi sottolinea che le imprese italiane trovano le questioni tecnologiche e normative molto più rilevanti rispetto ad altre imprese intervistate a livello globale. Le barriere più citate includono la mancanza e/o il costo della tecnologia, i lunghi processi autorizzativi, la mancanza di piani nazionali chiari e adeguati e l’incertezza normativa.
Infine, le aziende italiane spesso incontrano difficoltà nel coinvolgere la propria catena del valore in progetti di riduzione delle emissioni e questo rappresenta un freno ai progressi sul cambiamento climatico. Riguardo invece alla riduzione dei rifiuti e alla circolarità dei materiali, le aziende incontrano difficoltà soprattutto nel coinvolgere i fornitori in un percorso sostenibile. A tal fine, alcune di loro stanno investendo in progetti educativi per la propria filiera, in particolare nei paesi emergenti.