“Due tigri in affitto a tremila euro” titola La repubblica in uno scoop in cui un domatore ripreso da una telecamera nascosta racconta il suo business.
Le tigri in affitto a Latina
Le maglie della legge sono larghe e consentono di concedere le tigri in affitto a facoltosi appassionati che sono disposti a pagare molto bene il servizio.
Nell’articolo citato si legge che le tigri libere in natura sono appena 3.900, mentre quelle rinchiuse nelle gabbie sono circa 8.100.
La Lega Anti Vivisezione cerca di stigmatizzare gli affari che ruotano intorno ai sempre più rari felini.
“Abbiamo 40-50 felini, ma qui al momento ce ne sono 26” dice l’ignaro domatore di Latina specificando che i rimanenti sono in tournée in giro per il mondo.
D’altra parte “fatta la legge, trovato l’inganno”: è così che funzionano le cose in Italia.
In giro per il mondo ci sono tantissimi personaggi che vogliono esibire le tigri e sono disposti a pagare molto bene.
Gli animali a rischio di estinzione vengono fatti riprodurre per essere “noleggiati” a caro prezzo a facoltosi esibizionisti, trasferendoli “come pacchi postali” in giro per il mondo.
La LAV ha ricevuto le immagini che raccontano come sia facile noleggiare un grande felino da un informatore anonimo e le ha girate a La Repubblica.
«Non mi piace così, non farmi alzare la voce», dice il domatore a un leone che ruggisce dietro le sbarre, mentre mostra la “merce”.
Le tigri bloccate in frontiera
Qualche anno fa dieci tigri rimasero bloccate al confine tra Polonia e Bielorussia perché mancavano alcuni documenti.
I funzionari doganali contestarono le condizioni in cui viaggiavano gli animali che avrebbero dovuto proseguire verso un misterioso zoo in Daghestan.
Secondo le associazioni animaliste l’Italia è tra i principali Paesi per il commercio di tigri in Europa.
L’import export italiano tra il 199 e il 217 ha coinvolto 469 di questi animali.
Gli animalisti sostengono che l’85% delle tigri immesse nel circuito commerciale mondiale nascono in cattività in Europa.
Per noleggiare le tigri serve avere una licenza per le “mostre itineranti” e questa regola può essere aggirata facilmente e senza troppi controlli.