Prevenzione Cardiovascolare e dati Sanitari: l’Insubria presenta ricerca NEJM per una Vita più Sana
La prevenzione cardiovascolare e l’utilizzo intelligente dei dati sanitari rappresentano due pilastri fondamentali per migliorare la salute pubblica e garantire una maggiore aspettativa di vita sana. In questo contesto, l’Università dell’Insubria si pone come centro propulsore di innovazione e dibattito, ospitando mercoledì 4 giugno a Varese un’importante giornata scientifica. L’evento, intitolato «Towards “augmented” real-world evidence. Uso integrato di dati epidemiologici e flussi sanitari correnti per la prevenzione», è promosso dal Centro ricerche in Epidemiologia e Medicina preventiva (Epimed) e promette di fare luce sulle enormi potenzialità derivanti dall’integrazione delle informazioni sanitarie.
Il Valore dei Dati Sanitari Integrati per la Prevenzione
Giovanni Veronesi, responsabile scientifico dell’evento e direttore del Centro Epimed, sottolinea l’importanza cruciale di questa giornata. “L’obiettivo”, spiega Veronesi, “è dimostrare il valore aggiunto che scaturisce dall’integrazione dei dati raccolti negli studi epidemiologici di popolazione con quelli provenienti dai cosiddetti flussi sanitari correnti”. Questi flussi includono informazioni preziose come le ospedalizzazioni, l’uso di farmaci, gli accessi al pronto soccorso e le cause di morte.
Tuttavia, come evidenzia Veronesi, queste banche dati, se prese singolarmente, non sono sufficienti per rispondere appieno alle complesse esigenze di prevenzione cardiovascolare delle popolazioni. Mancano infatti di informazioni cruciali sui determinanti psico-sociali, comportamentali, ambientali, lavorativi, genetici e bio-molecolari della salute. Questi sono elementi che, invece, spesso emergono con chiarezza dagli studi di epidemiologia condotti su campioni rappresentativi della popolazione.
L’integrazione tra queste diverse fonti di dati sanitari, attualmente ancora frammentata in Italia, è la chiave per costruire un “patrimonio informativo aumentato”. Questo patrimonio potenziato permetterebbe di affrontare una sfida cruciale per i sistemi sanitari moderni: incrementare l’aspettativa di vita sana dei cittadini. Il Centro Epimed è in prima linea in questo sforzo, con studi osservazionali che, nel territorio varesino e lombardo, coinvolgono oltre 18.000 adulti.
Una Conferma dal New England Journal of Medicine
A testimoniare l’urgenza e la rilevanza di questo approccio, giungono i risultati di uno studio internazionale di vasta portata, recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica New England Journal of Medicine. Il Centro Epimed ha fornito un contributo significativo a questa ricerca monumentale.
Lo studio ha analizzato l’impatto di cinque fattori di rischio cardiovascolare ben noti: il fumo, l’ipertensione arteriosa, il colesterolo elevato, il diabete e un peso corporeo non ottimale. L’analisi ha coinvolto oltre due milioni di persone in tutto il mondo, grazie alla collaborazione di 133 studi osservazionali condotti in 39 Paesi, inclusa l’Italia. I risultati emersi sono inequivocabili e offrono un messaggio di speranza e responsabilità.
Vivere più a Lungo e Meglio: l’Impatto dei Fattori di Rischio
Le persone che raggiungono i 50 anni senza presentare questi cinque principali fattori di rischio non solo godono di una vita più lunga, ma trascorrono molti più anni libere da malattie cardiovascolari. Questo si traduce in una qualità della vita significativamente superiore e in una minore pressione sui sistemi sanitari.
Christina Magnussen, prima autrice dello studio e deputy director presso l’University Heart and Vascular Center di Amburgo, illustra con chiarezza la portata di questi risultati. “Le donne senza fattori di rischio a 50 anni”, spiega la dottoressa Magnussen, “sviluppano malattie cardiovascolari con un ritardo medio di 13,3 anni e muoiono 14,5 anni dopo rispetto a quelle che presentano tutti e cinque i fattori di rischio”. Per gli uomini, il guadagno in termini di salute e longevità è altrettanto impressionante: rispettivamente 10,6 anni in più liberi da malattie cardiovascolari e 11,8 anni di vita aggiuntivi.
Questi dati sottolineano in modo potente come la prevenzione cardiovascolare, attuata attraverso il controllo dei fattori di rischio, possa radicalmente modificare la traiettoria della salute individuale e collettiva.
L’Importanza della Prevenzione nelle Popolazioni Anziane
Marco Ferrario, professore senior al Centro Epimed e co-autore dello studio, commenta l’importanza di questi risultati, specialmente per i Paesi occidentali. “In nazioni come l’Italia, dove la popolazione è sempre più anziana,” afferma Ferrario, “promuovere stili di vita che aumentino l’aspettativa di vita sana è essenziale. Questo non solo migliora la qualità della vita individuale, ma contribuisce anche alla sostenibilità dei servizi sanitari pubblici”. La gestione efficace dei dati sanitari diventa quindi uno strumento imprescindibile per orientare le politiche di sanità pubblica e le campagne di prevenzione.
Non è Mai Troppo Tardi per Cambiare Stile di Vita
Un altro aspetto fondamentale emerso dallo studio è che adottare comportamenti più sani, anche in età avanzata, produce benefici tangibili e misurabili. Non è mai troppo tardi per investire sulla propria salute.
Stefan Blankenberg, senior author dello studio e direttore medico dell’University Heart and Vascular Center di Amburgo, sottolinea un elemento chiave: “Tra tutti i fattori analizzati, il controllo della pressione arteriosa è associato al maggior numero di anni di vita in buona salute aggiuntivi”. Questo dato è particolarmente rilevante perché l’ipertensione è un fattore di rischio molto diffuso e spesso silente.
Lo studio dimostra, ad esempio, che smettere di fumare o tenere sotto controllo l’ipertensione tra i 55 e i 60 anni può portare a una vita significativamente più lunga e, soprattutto, libera da malattie cardiovascolari, rispetto a chi non apporta modifiche al proprio stile di vita. Questo messaggio è di fondamentale importanza: anche piccoli cambiamenti possono fare una grande differenza.
Il Convegno all’Insubria: Un Forum per il Futuro della Salute
La giornata scientifica del 4 giugno all’Università dell’Insubria sarà dunque un’occasione preziosa per approfondire queste evidenze scientifiche. L’evento mira a creare un dialogo costruttivo sul tema cruciale dell’integrazione tra dati sanitari, coinvolgendo i principali stakeholder del settore: ricercatori, clinici, decisori politici e rappresentanti delle istituzioni sanitarie.
L’obiettivo finale è quello di promuovere una cultura della prevenzione che sia supportata da dati solidi, integrati e “aumentati”. Comprendere a fondo come i diversi fattori interagiscono nel determinare lo stato di salute delle popolazioni è il primo passo per sviluppare strategie di intervento più efficaci e personalizzate.
La prevenzione cardiovascolare non è solo una questione medica, ma un impegno collettivo che richiede la collaborazione di tutti gli attori sociali. L’utilizzo avanzato dei dati sanitari, nel pieno rispetto della privacy e della sicurezza, può fornire gli strumenti per vincere questa sfida, aprendo la strada a un futuro in cui più persone possano godere di una vita lunga, attiva e, soprattutto, sana. L’iniziativa dell’Università dell’Insubria e del Centro Epimed si inserisce perfettamente in questo percorso virtuoso, ponendo le basi per una sanità sempre più predittiva e partecipativa. La ricerca pubblicata sul New England Journal of Medicine non fa che confermare la validità di questo approccio, spingendo la comunità scientifica e le istituzioni a investire con ancora maggiore convinzione nella potenza dei dati per la salute.
Riferimento Bibliografico:
The Global Cardiovascular Risk Consortium. Global Effect of Cardiovascular Risk Factors on Lifetime Estimates. New England Journal of Medicine, 30 marzo 2025. DOI: 10.1056/NEJMoa2415879